Autore Topic: Lazio, che fatica davanti al traguardo: se i rush finali diventano indigesti...  (Letto 403 volte)

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                           Piegata su se stessa, con il fiato corto e la lingua di fuori. È tutta qui la Lazio degli ultimi quattro finali di campionato, quelli disputati sotto la gestione Inzaghi. In due occasioni la giustificazione c'è e riveste un certo prestigio: una finale di Coppa Italia da giocare, che attrae concentrazione ed energie. Però il dato rimane. Quando i punti pesano doppio e ogni gol può essere decisivo, ai biancocecelesti manca qualcosa. Questione di mentalità, o di gambe. Prendendo in considerazione le ultime 7 giornate di Serie A con Inzaghi al timone, la Lazio ha racimolato 44 punti su 84 disponibili. Un rendimento che distribuito su 38 partite sarebbe da ottavo posto finale per un bottino di 59 punti totali, curiosamente proprio ciò che è avvenuto in questa stagione.



L'ANNO DELLA COPPA - L'annata dai due volti della Lazio, quella conclusa con la vittoria della Coppa Italia contro l'Atalanta parallela a un deludente ottavo posto in Serie A, si può riassumere bene nell'ultimo mese e mezzo di calcio giocato. Perché mentre la squadra di Inzaghi andava a prendersi la finale di coppa - battendo con grande personalità il Milan a San Siro - in campionato regalava la seconda vittoria della stagione a un Chievo già retrocesso. La vittoria contro la Sampdoria non è stata altro che l'ennesimo tassello del puzzle a confermare il trend: i biancocelesti viaggiano a corrente alternata, e dopo Marassi cadono in casa contro l'Atalanta (demolita sul piano fisico e mentale il 15 maggio) per poi ottenere l'ultima vittoria della Serie A con il Cagliari. Una volta alzata la Coppa Italia la Lazio ha mollato definitivamente, pareggiando 3-3 con il Bologna e cadendo nell'ultima trasferta a Torino. Il risultato sono i 10 punti accumulati in 7 giornate (considerando anche il recupero con l'Udinese), un dato che da solo non sarebbe bastato per raggiungere nemmeno i preliminari di Europa League: Udinese (3), Chievo (0), Sampdoria (3), Atalanta (0), Cagliari (3), Bologna (1), Torino (0).



LA BEFFA - Quella del 2017/18 è stata, sul piano del gioco, la miglior Lazio dell'era Inzaghi. Schiacciasassi nel girone d'andata e meno efficace in quello di ritorno, ma in ogni caso una squadra in grado di fornire prestazioni di alto livello. Nemmeno l'eliminazione contro il Salisburgo in Europa League, brusca e inaspettata, ha minato la testa dei ragazzi di Inzaghi. Tre giorni dopo la Caporetto austriaca la Lazio ha pareggiato il derby con la Roma, reduce dal miracolo contro il Barcellona. Uno 0-0 che ha spianato la strada a tre vittorie consecutive contro Fiorentina, Sampdoria e Torino, di cui proprio la prima a Firenze ottenuta grazie a una reazione rabbiosa mostrata dinnanzi agli ennesimi torti arbitrali della stagione. E proprio sugli errori subiti bisognerebbe aprire una parentesi: la Lazio, nel corso del campionato, ha perso per colpe non sue quei punti che le avrebbero garantito maggiore tranquillità nella fase finale del torneo, quando le gambe iniziano a non girare più come dovrebbero. Ed è proprio quello che è successo. Luis Alberto e Immobile alzano bandiera bianca dopo Torino e i biancocelesti, incerottati e scarichi, pareggiano con Atalanta e Crotone prima di arrendersi all'ultima contro l'Inter. Una beffa che ha estromesso la Lazio dalla Champions League per gli scontri diretti a favore dei nerazzurri. Quei 12 punti in 7 partite non sono stati sufficienti, questa volta è il calo fisico ad aver giocato un brutto scherzo: Roma (1), Fiorentina (3), Sampdoria (3), Torino (3), Atalanta (1), Crotone (1), Inter (0).



LA PRIMA LAZIO DI INZAGHI - Un'altra finale di Coppa Italia da giocare, dopo aver eliminato la Roma, e un obiettivo in campionato archiviato con largo anticipo. Di certo non mancano le giustificazioni a questa Lazio versione 2016/17, la prima (vera) creatura di Simone Inzaghi che ha racimolato solo 10 punti nelle ultime 7. Esattamente come quest'anno, anche se le cose si sono sviluppate in modo diverso. Quel gruppo era in piena lotta per l'Europa League, conquistata dopo uno sprint finale dalla 31ª alla 34ª giornata: prima il pareggio arrivato al 91' contro il Genoa, poi 6-2 al Palermo, 3-1 alla Roma e 7-3 alla Sampdoria. A quel punto i ragazzi di Inzaghi hanno raggiunto il quarto posto (all'epoca non valeva la Champions League) e la matematica certezza di giocare in Europa. La sconfitta contro la Fiorentina arriva quando la mente è alla Coppa Italia da disputare in settimana contro la Juventus, mentre la vittoria dei bianconeri in coppa non sposta di una virgola il finale di Serie A della Lazio. Conquistando finale e accesso in Europa League, i biancocelesti avevano già fatto il massimo. Nelle ultime due arriva una doppia sconfitta per 3-1 contro Crotone e Inter, e la squadra scivola in una quinta posizione totalmente indolore: Genoa (1), Palermo (3), Roma (3), Sampdoria (3), Fiorentina (0), Inter (0), Crotone (0).



L'INIZIO DI TUTTO - La Lazio perde il derby di ritorno 4-1, saluta Pioli e accoglie Inzaghi. È iniziata così l'avventura del tecnico piacentino sulla panchina biancoceleste, con 7 partite per dimostrare di meritare la riconferma. Non erano gare semplici, non era una Lazio semplice. Gli alti e bassi caratterizzarono anche quel finale di campionato: la squadra, non ancora a immagine e somiglianza del suo nuovo mister, ha scritto in quelle sette giornate il copione che poi si è ripetuto negli anni successivi. È difficile dare un giudizio a Inzaghi sulla base della rosa 2015/2016, allenata per 9 mesi da Pioli e d'un tratto diventata figlia di un altro allenatore. Però quei 12 punti ottenuti bastano per inserire anche quest'annata nelle statistiche complessive dei suoi finali di stagione. Il percorso è stato: Palermo (3), Empoli (3), Juventus (0), Sampdoria (0), Inter (3), Carpi (3), Fiorentina (0).



ANALISI DEI DATI - Le ragioni sono diverse, ma i risultati dei quattro finali di stagione con Inzaghi in panchina parlano chiaro: la Lazio non riesce a confermare a pieno quanto di buono fa vedere nella prima parte di campionato, sintomo della mancanza di continuità che poi ha pagato proprio nella Serie A appena conclusa. Tutta un'altra storia nelle gare secche, quando c'è da dare il massimo in 90 minuti i biancocelesti sono – quasi – imbattibili. Nell'attesa di scoprire se si proseguirà o meno con Simone Inzaghi, il nuovo ciclo probabilmente andrà ricostruito cercando di evitare cali di tensione fino all'ultima giornata. Atletica, carica e concentrata: la Lazio, per definizione, non deve mollare mai.



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