Autore Topic: Lazio, Acerbi il re della difesa: essere un leone significa saper lottare  (Letto 332 volte)

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                           “Se non ci fossero difficoltà non ci sarebbe successo. Se non ci fosse nulla per cui lottare, non ci sarebbe nulla da conquistare”. Le parole dello scrittore scozzese Samuel Smiles, descrivono alla perfezione  il percorso di Francesco Acerbi, leader nella vita prima che nel campo da gioco. Il ‘leone’ - così lo chiamano i compagni - ci ha messo poco a conquistare la fiducia di tutto l’ambiente biancoceleste e a diventare il re della difesa della Lazio. De Vrij è ormai solo un'opaca reminiscenza che rievoca occasioni mancate e vecchi rimpianti. Ora la difesa biancoceleste ha il suo ministro, anzi il suo re: Francesco Acerbi. Al primo anno con l’aquila sul petto, all’età di 31 anni, conquista il primo trofeo della sua carriera. E siamo ancora all’inizio: il futuro non può che avere in serbo grandi cose per uno come lui, che dalle difficoltà del passato ha trovato la forza per lottare e ha imboccato la via del successo.



ACERBI, L’ANNULLA BOMBER - Prendiamo in esame solo il percorso di Coppa Italia. Non perché in campionato Acerbi abbia fatto male, anzi, ma solo per scandire più chiaramente alcune tappe che dimostrano la sua innata capacità di rendere innocui anche i bomber più spietati. Ai quarti di finale contro l’Inter a San Siro, i nerazzurri ci impiegano 125’ a trovare la via del gol. E ci riescono grazie a un rigore molto dubbio. Icardi riesce a segnare solo dal dischetto, perché Acerbi durante tutta la partita non gli permette neanche di provarci. Stesso discorso nelle due semifinali contro il Milan: il difensore della Lazio prende in marcatura un Piatek che, in quel periodo, non riusciva a stare una partita senza “sparare”. Con Acerbi di fronte in 180’ (tra andata e ritorno) le pistole del polacco rimangono tutto il tempo nella fondina. Ultimo, in ordine di tempo, è Duvan Zapata che arriva alla finale di Coppa Italia con uno score di 25 reti stagionali: Acerbi neutralizza anche lui. Durante la competizione la Lazio ha subìto solo due gol: segnale di solidità per una difesa fragile che quest’anno (complice qualche acciacco di Radu) ha avuto un unico punto fermo: Francesco Acerbi.



ACERBI, LO STACANOVISTA DEL PALLONE - 3.310 minuti giocati in Serie A: in campionato è sceso in campo 37 volte, saltando una sola gara (causa squalifica). Quel rosso rimediato contro il Napoli gli ha impedito di battere tutti i record e lo ha costretto allo stop dopo 149 partite consecutive tra campionato e coppa. Acerbi non conosce la parola "riposo". Non vuole saperne di saltare una sfida e Inzaghi non può e non vuole fare a meno di lui. Nelle coppe (Europa League e Coppa Italia) non ha saltato neanche un minuto: è sceso regolarmente in campo e si è sempre piazzato al centro della difesa, anche contro il Novara negli ottavi di finale. Il turnover non è di sua competenza.



ACERBI, LA FORZA E L'ELEGANZA DEL LEONE - Che si piazzi al centro o sul centrosinistra, la sensazione che infonde è sempre la stessa: sicurezza. In campo è preciso, puntuale negli interventi, combattivo e irruento quando è necessario. Non si limita a fare il suo compito, quando la squadra è in difficoltà le prova tutte: imposta il gioco, s'improvvisa centravanti aggiunto. Insomma uno che ha personalità da vendere. Gli è bastato poco per guadagnarsi la nomina di leader e di big. Una figura possente, ma elegante allo stesso tempo. Sia in campo che fuori. Lo certifica anche l'episodio con Bakayoko e Kessie da cui Acerbi ne è uscito con la classe che lo contraddistingue da sempre. La Lazio rappresenta per lui l'apice della carriera: d'ora in avanti la sua forza servirà tanto ai biancocelesti, perché c'è ancora molto da conquistare e nessuno, meglio di lui, sa trasformare le difficoltà in successi.



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