Autore Topic: Lazio, il legame resta: ecco a chi mancherà Murgia e perché  (Letto 305 volte)

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Lazio, il legame resta: ecco a chi mancherà Murgia e perché
« : Sabato 13 Luglio 2019, 13:14:13 »
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                           Nelle squadre funziona come tra parenti. Non ci si vede da un pezzo, ma il legame di fondo – che sia di sangue o meno – è la garanzia che basta a tenere vivo il rapporto. Se si parla di calcio, il tesserino e chi lo possiede conta più del dna. Così è valso nell’ultimo anno – la stagione 2018-2019 – tra Alessandro Murgia e la Lazio. Ma ora, con la cessione del centrocampista alla Spal, non sembra esserci più nessuna garanzia. E qualcuno sente già la mancanza del ragazzo cresciuto con l'aquila sul petto. Manca come il cugino che non incontravamo da mesi. Quello che, però, è cresciuto nella stanza dei giochi della stessa nonna e che – quasi per caso – è stato proprio il primo ad abbracciarci la sera del nostro diciottesimo. Lo stesso al quale non siamo pronti a dire “addio”. Insomma, non è “come uno di famiglia”. Murgia è proprio uno di famiglia. E in casa Lazio ecco a chi mancherà.



A MISTER INZAGHI – Per l’allenatore biancoceleste è come dire addio a un “figlioccio”. Lui Murgia lo conosce da quando era un ragazzino degli Allievi Nazionali. Era la stagione 2012/2013 e Simone Inzaghi lo allenò per la prima volta. Continuarono a conoscersi nei ruoli di mister e allievo anche durante il periodo trascorso insieme nella Primavera. Festeggiarono insieme tre trofei: la Coppa Italia del 9 aprile 2014, la Supercoppa dello stesso anno e poi di nuovo la Coppa Italia del 24 aprile 2015. Tra un trofeo e l’altro Murgia riuscì persino a fare il suo esordio in prima squadra. Era il 23 maggio del 2014 e sostituì Keita al 46’ minuto dell’amichevole Levski Sofia – Lazio. Nel 2016, poi, entrambi - Murgia e Inzaghi - furono promossi “tra i grandi”. Il tecnico piacentino chiamò a sé Murgia: come un padrino nel giorno della Cresima. Che, in biancoceleste, Alessandro celebrò il 17 settembre del 2016 in occasione di Lazio – Pescara.



A THOMAS STRAKOSHA – L’attuale portiere della Lazio probabilmente ricorda bene il giorno in cui Murgia realizzò il suo primo gol in Serie A. Era il 23 ottobre del 2016 e i biancocelesti stavano pareggiando (1-1) contro il Torino di Mihajlovic. Il classe ’96 la buttò dentro di testa su calcio d’angolo. Thomas, a quel punto, scattò dalla panchina – in porta c’era Federico Marchetti – per andare ad abbracciarlo. Prima di raggiungere l’inaspettato marcatore, però, uno dei suoi compagni gli rifilò involontariamente una manata nell’occhio. Eppure, anche se dolorante, continuò a esultare stretto nella mischia che avvolse Murgia. “La passione e i sacrifici. Il sostegno della famiglia e degli amici. L’abbraccio dei compagni. Segnare il primo gol in A è un’emozione speciale”, avrebbe scritto da lì a poco Alessandro su Instagram.



AL TIFOSO DI TERMINI - Era il 4 novembre del 2016 e la Lazio venne accolta dai suoi tifosi alla stazione Termini di Roma, pronta a salire su un treno per Napoli. Il giorno dopo, infatti, avrebbe affrontato la squadra di Sarri. In via Marsala l’attenzione di Murgia venne catturata da uno in particolare dei sostenitori biancocelesti. Si trattava di un ragazzo che alzava fiero uno stendardo che ritraeva il centrocampista. “Murgia che passione” c’era scritto sopra. Fu allora che Alessandro capì di essere a tutti gli effetti parte di una grande famiglia.



AI BAMBINI DEL DERBY – A loro, ai più piccoli tra i tifosi biancocelesti presenti all’Olimpico, si rivolse Murgia dopo la vittoria (2-0) nel derby del primo marzo 2017. Il primo che visse da protagonista. Entrò in campo al 91’ minuto, quando la Lazio aveva già chiuso la partita. Festeggiò insieme al resto della squadra, da compagno e da tifoso. Poi, il giorno dopo, scrisse: “Pensavo a chi, come me ieri, ha vissuto il suo primo derby. Le emozioni dei nostri piccoli tifosi sugli spalti. Pensavo a chi, come me ieri, ha provato la gioia di vincerlo. La felicità è indescrivibile”.



A CIRO IMMOBILE – Fu il bomber biancoceleste a soprannominare Murgia “l’Uomo del 3-2”. Lo fece in occasione di Vitesse – Lazio del 14 settembre del 2017, quando Alessandro, per l’appunto, realizzò la rete del 3 a 2 contro i padroni di casa. Che per il centrocampista fu anche la prima in una competizione europea. “Ma fai solo i gol del 3-2?!”, lo provocò Ciro su Instagram. E il riferimento era a un precedente indimenticabile: il gol che Murgia mise a segno nella finale di Supercoppa Italiana contro la Juventus del 13 agosto 2017. Quando, sfruttando l’assist di Lukaku, riuscì a sorprendere Buffon al 94’ minuto.



A TUTTO IL MONDO LAZIO – Il 30 gennaio del 2019 – il giorno in cui fu ceduto in prestito alla Spal – i tifosi della Lazio non lo salutarono a cuor leggero. Niente affatto. Fosse stato per loro, avrebbero fatto il possibile per trovargli un posto anche in una squadra – come la Lazio - ricca di alternative in quella zona del campo. Ma Murgia era il primo a sapere che, proprio come in una grande famiglia, anche in una rosa bisogna rispettare le gerarchie. E allora partì alla volta di Ferrara, con lo zaino sulle spalle e 48 presenze con la Lazio a gravargli sulla schiena. E lì ha reso fiero il club che lo ha visto crescere. Quello che oggi è pronto a lasciarlo andare. E che sia o meno in modo definitivo poco importa. Tra i presidenti Lotito e Mattioli ci sarebbe una sorta di gentleman agreement, che garantirebbe alla Lazio una priorità qualora la Spal decidesse di cedere Murgia. Ma ancora una volta: poco importa. Perché un legame consolidato nel tempo sa garantire più dei soldi, dei tesserini, delle clausole e dei contratti. Proprio come tra parenti.



         

         

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