Autore Topic: Lazio, dal baratro al paradiso: una rimonta per cambiare il campionato  (Letto 481 volte)

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                           A un passo dall’abisso, dal dramma sportivo, prima di rinascere, come una fenice dalle proprie ceneri e sollevarsi oltre per cambiare il proprio destino e riscrivere un finale che sembrava terribile e però ormai apparecchiato. È il 19 ottobre, è la prima gara dopo la sosta per le nazionali, sono le ore 16 e la Lazio sta rientrando in campo, in un Olimpico in aperta contestazione, sotto di tre gol contro l’Atalanta. Annichilita dopo un primo tempo orribile, in cui la squadra di Gasperini ha spadroneggiato. In quel momento la classifica dice che i biancocelesti sono a -8 dai nerazzurri. Considerando anche lo scontro diretto sfavorevole il divario diventa di -9. La Lazio è con un piede e mezzo fuori dalla corsa Champions. Ma soprattutto la Lazio sembra davvero allo sbando, quella sarebbe stata la terza sconfitta in otto partite di campionato, la quarta in stagione in nove partite giocare, a fronte di sole tre vittorie. Una catastrofe. Come potrebbe quella squadra reagire? Come potrebbe recuperare otto punti all’Atalanta e cinque al Napoli che sono le due occupanti dei posti Champions rimanenti? Ma il calcio è materia che non ha regole, che non ha leggi scritte, che sfugge a ogni previsione e vive di cuore, d’istinto, di attimi. La Lazio di quel primo tempo rimane negli spogliatoi e ne entra in campo un’altra. Finalmente di carattere, rabbiosa, cattiva, capace di firmare una rimonta straordinaria, leggendaria. Da quel momento qualcosa è cambiato. Non solo il distacco dall’Atalanta, rimasto di cinque punti, e quello dal Napoli contenuto a quattro lunghezze. Nel gruppo è scattato un interruttore, la Lazio ha fatto click, s’è accesa, è tornata a macinare calcio, a vincere partite, da quel secondo tempo in poi è diventata un rullo compressore, in campionato non ha più sbagliato un colpo. Lo sa anche Inzaghi che in conferenza stampa non s’è nascosto: “Penso che la partita con l'Atalanta ci abbia dato una spinta. Io ho sempre detto di essere tranquillo perché vedevo che la squadra giocava e creava molto”. Vero. Ma quel secondo tempo, quella rimonta, hanno dato nuovo smalto a una squadra che ora non s’accontenta più solo del bel gioco, ma concretizza quanto crea e quindi poi non corre il rischio beffa.



NUMERI DI UNA RINASCITA - I numeri sono impressionanti. Da quel 19 ottobre sono arrivate quattro vittorie su quattro gare giocate in Serie A, la Lazio ha segnato dieci gol e ne ha subiti quattro. Se ci aggiungiamo pure quel secondo tempo ecco che i gol diventano tredici e quelli incassati rimangono quattro. Una media di 2,8 gol fatti a partita e 0,88 subiti. Tanta roba. La squadra di Inzaghi ha collezionato 12 punti, a fronte dei nove della Roma, dei cinque dell’Atalanta e dei tre del Napoli e dei dieci del super Cagliari di Maran. Uno scatto importante che ha ridisegnato il volto della classifica. I biancocelesti sono passati dal settimo al terzo posto, hanno scalato posizioni, hanno preso morale, hanno cambiato le loro prospettive. Gli uomini simbolo di questa trasformazione sono Luis Alberto e Correa. Lo spagnolo, abulico contro l’Atalanta, s’è poi scatenato, servendo quattro assist nelle ultime quattro. Il Tucu, invece, ha cominciato a far gol, lui che a Bologna aveva toccato il fondo con quel rigore calciato alle stelle al 90’. Un gol per credere davvero nella rimonta alla Dea, poi altri quattro centri in altrettante gare. Con Immobile forma la coppia d’attacco più prolifica d’Europa, hanno segnato 20 volte, hanno risorpassato Lewandowski e Gnabry fermi, si fa per dire, a diciannove reti. C’ha creduto e ha osato Inzaghi, nello spogliatoio, durante quell’intervallo infernale, sotto di tre gol, aveva chiesto ai suoi di reagire, di perdere anche, ma di cadere da uomini, senza rimpianti, senza tornare a casa chiedendosi se avessero davvero dato tutto. La Lazio è resuscitata quando sembrava morta. Ha dato un senso nuovo alla sua stagione quando tutto sembrava perso. Ha riportato la gente dalla sua parte ed è tornata a respirare aria di Champions. Oggi sembra scontato. Ma tornate con la mente a quel 19 ottobre: scontato non era per niente.



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