Autore Topic: Lazio, Lotito e lo stadio: era tutto pronto poi l'ostruzionismo.....  (Letto 414 volte)

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                           Alla Luiss nella sede di Via Parenzo si è tenuto il convegno 'I diritti audiovisivi nello sport', moderato dal prof. di Diritto dello Sport Enrico Lubrano. Ospite il presidente della Lazio Claudio Lotito che ha aperto la serie di interventi, chiusa da quello dell'ex difensore biancoceleste Guglielmo Stendardo. Nel corso della discussione Lotito si è soffermato a lungo sulla vicenda dello Stadio delle Aquile, che la Lazio avrebbe voluto realizzare nel lontano 2004: "In Germania il Bayern Monaco riceve 80 milioni di diritti televisivi e tutto il resto riguarda incassi da merchandising e stadio per un totale di circa 700 milioni. In Italia abbiamo la situazione inversa. La prima idea che ho lanciato appena sono entrato nel calcio nel 2004 è stata quella dello stadio polifunzionale, ossia un impianto aperto 24 ore su 24, che avrebbe portato ricavi aggiuntivi a quelli dei biglietti e dei diritti tv. La Juventus con lo stadio nuovo è riuscita, grazie a una serie di iniziative, che io avrei voluto realizzare a Roma, a creare un centro commerciale, un indotto alternativo ai diritti televisivi, avendo dei ricavi esterni al mondo dei media".



LO STADIO - "Il prodotto in Inghilterra ha più appeal anche perché ci sono stadi all'avanguardia che sono sempre pieni. Questo processo di fidelizzazione poi porta dei ricavi aggiuntivi alle società, grazie all'acquisto dei prodotti ufficiali. In Italia questo non esiste. Nel caso della Lazio l'affitto dello stadio costa 4 milioni all'anno e da imprenditore dico che non conviene. Meglio fare un investimento con un mutuo a 25 o 30 anni. Nel mio caso, io avevo un terreno sulla Tiberina, 550 ettari che mettevo a disposizione della società, veniva conferito gratuitamente. Avevo pronto un progetto dove era prevista la stazione ferroviaria interna, dentro lo stadio, lo svincolo autostradale, l'approdo col battello, nella direttiva di ingresso principale di Roma. Solo lo sponsor dello stadio avrebbe dato minimo 50-60 milioni. Però è stato fatto ostruzionismo, dicendo che Lotito voleva fare una speculazione perché volevo costruire delle case, dove non c'è nessuno, per coloro che avrebbero usufruito dello stadio. Poi sono stati posti dei vincoli idrogeologici, che sono superabili, il vincolo non è ostativo. Sono state tutte strumentalizzazioni per non farmi fare lo stadio. Oggi immaginate, se avessi fatto lo stadio nel 2005, con il ricavo dal comparto edilizio avrei ripagato l'impianto. E c'era l'indotto delle persone spinte ad andare nella zona dai proprio beniamini. Così facendo il tifoso si responsabilizza perché si sente parte integrante della sua squadra del cuore. In Italia non si è fatto niente di tutto ciò, creando una sperequazione con Inghilterra, Spagna e Germania. Il primo problema quindi è quello degli stadi".



IL CANALE DELLA LEGA - "In Italia l'evoluzione della vendita dei diritti televisivi non ha avuto lo stesso andamento della Spagna e dell'Inghilterra. Abbiamo curato poco la radicalizzazione sul territorio internazionale. Oggi il sistema calcistico è globale, noi per esempio andiamo in Arabia Saudita a disputare la Supercoppa Italiana perché quelli sono mercati inesplorati e hanno bisogno di intraprendere un percorso nuovo dal punto di vista sportivo. Il calcio può portare anche a un grande cambiamento dal punto di vista politico e civile. Noi siamo proiettati su logiche internazionali dove il prodotto italiano è molto indietro. Diventa così non facile trovare una posizione mediana tra l'interesse economico, della tutela del territorio, della tutela dello spettatore, della trasparenza della gestione. Si è pensato così di poter gestire direttamente i diritti televisivi: la Lega Calcio costruisce un canale che poi direttamente distribuisce il prodotto. Ovviamente l'obiettivo sarebbe l'incremento dei ricavi, ma anche il controllo nella distribuzione del prodotto". 



 

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