Autore Topic: centovent'anni  (Letto 749 volte)

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centovent'anni
« : Lunedì 6 Gennaio 2020, 12:37:34 »
tra pochi giorni (tre) per la LAZIO, saranno centoventi anni !!!  per l'occasione, vorrei riproporre un mio contributo relativo alla targa commemorativa affissa a Piazzale della Libertà … mi scuso con coloro che l'hanno già letto. Sempre Forza Lazio
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TARGA 1
« Risposta #1 : Lunedì 6 Gennaio 2020, 12:51:33 »
PARTECIPAZIONE

   Sento in giro molte esibizioni e gare di tifo, "tu che hai fatto per la Lazio?" i visi che il mercoledì pomeriggio si disegnavano rombi per il lungo schiacciarsi sulle reti del Maestrelli; la pioggia, la neve, il freddo e poi l'afa e il sudore dello stadio senza la copertura; le lunghe trasferte in pullman, chilometri in piedi sui treni o in 5 pigiati su scassatissime utilitarie dividendo la benzina; gli insulti, le botte, le donne che litigavano e ci lasciavano; poi le sconfitte, l'umiliazione della B, lo stare sotto un'altra squadra amata da (quasi) tutti e noi, sempre in minoranza, reietti, oltraggiati, sbeffeggiati …
Perché non sono della Juve, del Milan, perché esultare per avere evitato la serie inferiore nell'anno dei meno nove? perché una soddisfazione ogni mezzo secolo? perché sto con i pellerossa con gli archi e le frecce sterminati dai winchester  e dalla mitragliadora? perché sto con Ettore se so che Achille lo annienterà e farà scempio del suo corpo trascinandolo sotto le mura di Troia?
Cosa hai fatto? È la vita, il lavoro, le nostre personali vicende … come tutti noi, però. Cosa hai fatto? Niente, onestamente niente, nemmeno l'abbonamento od una costante presenza allo stadio, anzi, una volta ho persino usato la Lazio: mi consolo pensando che almeno era per amore: la Lazio! ha fatto una cosa per me … ma questa è un'altra storia, forse, se qualcuno vorrà ascoltarla, la racconterò …
   Però … qualcosa c'è e resterà a lungo, forse non è poi molto e comunque un po' fa tacere la mia coscienza, in fondo, ne vado fiero.
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TARGA 2
« Risposta #2 : Lunedì 6 Gennaio 2020, 12:54:05 »
Doveva essere intorno alla fine di ottobre oppure i primi di novembre, una magnifica mattinata: "il clima dovrebbe essere sempre così", pensai "si dovrebbe cristallizzare come in questi giorni: fresco e vivido, poi il bel tepore del sole intorno a mezzo dì, un tramonto spettacolare con grossi nuvoloni che si addensano, per poi riversare cascate d'acqua la sera, fino a notte fonda: "è bello far l'amore oppure addormentarsi con il tamburellare della pioggia sulle ringhiere dei terrazzi" … no! è bello far l'amore e basta! anzi, avere un amore! un amore da stringere tra le braccia e pensare che sarà per sempre!"
… ma, in fondo, l'imprevisto, l'imponderabile ha il suo fascino e, per uno come me, i binari e la routine possono anche condurmi all'alienazione, "no! almeno per ciò che attiene le condizioni meteorologiche, che il tempo vada pure come capita, con l'afa che ti soffoca, il gelo che ti blocca e con la mediocrità che ti opprime!".
   Un caffè al bar, resistendo alla tentazione del danese con la granella di nocciole adagiata sulla crema cotta insieme al lievito … perché mai tra tanti esercizi andavo in quello che aveva il laboratorio di pasticceria interno, la fragranza delle cui preparazioni invadeva il locale ed usciva per la strada ad invitare i passanti? masochismo? volevo continuamente saggiare la mia resistenza? … chissà, forse, volevo solo trovarmi nel posto giusto in caso di cedimento della mia volontà.
   Dopo il giornale e quattro chiacchiere con Andrea, spavaldo laziale, ritornavo alla mia postazione di lavoro, cioè a casa mia, decisamente più comoda, razionale ed economica del mio vecchio studio al centro poi, in caso di grosse committenze, potevo sempre ripiegare su strutture attrezzate alla bisogna, un po' come affittare un 4x4 solo quando serve, per andare sulla neve o fuoristrada, nei safari, magari.
   Quando ero di cantiere o in sopralluogo, accompagnavo mia moglie, a lavoro e mi piaceva interrompermi, verso le 17,30, per andare a riprenderla, tutte le altre volte, invece, prima dei miei impegni, uscivo sempre per 10 minuti, ho sempre creduto che mettermi al computer in vestaglia fosse una cosa squallida, da malati o da convalescenti.
   Il mio bel tavolo da disegno con tecnigrafo e finestra retro illuminata per lucidi, ricalco e lavori con gli acetati era un'attività anacronistica e quando un ingegnere mi disse: "ber disegno architè, che ce devo fa un quadretto?! a me servono li file-s", andai a casa e buttai il mio tavolo 210 x 120 con tutta la sua bella struttura a pompa idraulica (tanto nessuno lo voleva neanche in regalo). Da allora le mie capacità manuali sono state mediate da scanner, plotter stampanti A3+ con 8 colori, Autocad, Corel Draw! raster, 3D e tavolette grafiche.
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TARGA 3
« Risposta #3 : Lunedì 6 Gennaio 2020, 12:56:00 »
Quando scrivevo relazioni o capitolati, oppure dovevo fare calcoli e computi ero molto concentrato ed esigevo il silenzio assoluto, quel novembre del 1999 dovevo, presumibilmente, stare a progettare oppure a gestire gli spazi di una ristrutturazione di qualche proprietà, perché, allora, il mio impianto Hi-Fi stava pompando, random, i pezzi più disparati del mio archivio wawe. Ben presto quell'illogica teoria di brani dai generi più vari (vecchi, nuovi, pop, ballate, rock, classica etc.) mi diede ai nervi,  (il PC è un pessimo DJ !) accesi la radio, girai la manopola virtuale del programma "sintonizzatore" alla ricerca di qualcosa che meritasse di essere ascoltata e, così mi giunse la voce di Gianni Elsner, mi fermai.
Una poesia: "Le orme (sulla sabbia)" recitata con la sua bella e profonda voce impostata, la pubblicità degli inserzionisti suoi privati (gli sponsor), le telefonate degli affezionati ascoltatori quotidiani e la Lazio, tanta Lazio.
   Poi, due ospiti per una iniziativa: Alessandro Cochi e Massimiliano Parsi a vario titolo nel Comune e nella Circoscrizione, sostenitori dell'emergente Alemanno. I due, in occasione del prossimo Centenario della Polisportiva Lazio, volevano porre, a memoria, una targa a Piazza della Libertà: li dove si incontrarono quei giovanotti pervasi di speranza e buoni principi che all'inizio del nuovo secolo, decisero di vestire gli ideali morali dello sport con i colori della Grecia, di Olimpia e forse dell'iconografia della Madre di Gesù. Il 9 gennaio del 1900 nasceva la Società ed il calcio romano; l'appellativo di "Roma" era troppo banale, la chiamarono "Lazio": che significa rifugio degli dei, un concetto più ampio ed ancor oggi la sola ed unica squadra col nome di una Regione.
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TARGA 4
« Risposta #4 : Lunedì 6 Gennaio 2020, 12:58:30 »
Avevo smesso di disegnare o scrivere ed i miei occhi pur fissando lo schermo del PC vedevano i nostri nonni-ragazzi, su un campetto vicino al Tevere, con una palla di stracci, con mutandoni e camicie bianche cimentarsi con un gioco nuovo, portato anni prima dai marinai inglesi al porto di Genova.
Per "istallare" una targa, occorre una domanda, un Progetto redatto da un tecnico/professionista, Relazioni asseverate, autorizzazioni Urbanistiche, Toponomastiche e, vista la collocazione nel Centro Storico ed i vari vincoli, occorreva ed occorre, Nulla Osta e permesso della Soprintendenza, concessioni spesso difficoltose, preposte a giudizi, opposizioni, eccezioni e revisioni, cioè delle grane colossali che se superate con mille appoggi e compromessi si sarebbero risolte, forse, per il 150° anno anziché per il centenario … un paio di mesi per noi, stranieri in patria come gli scozzesi nel Regno Unito, erano decisamente pochissimi!
 Ma Cochi e Parsi avevano l'entusiasmo ed il coraggio di chi a Testaccio riesce a sopravvivere essendo Laziale e di destra! chiesero se c'era un architetto disposto ad aiutarli, per niente, per la Lazio: forse, per tutto!
   D'impulso provai a fare il numero della segreteria della radio, prima di dimenticarlo e, soprattutto, prima di ripensarci. Il telefono suonò subito libero: non c'erano laziali e gli architetti non amano il calcio, sono effemminati e comunisti o romanisti (che spesso è la stessa cosa).
   Poi ripresi le mie attività pensandomi come un illuso con un bastone in resta, senza un ronzinante e neppure un Sancho Panza al mio fianco.
   Il giorno successivo ricevo la telefonata da Stefania, "architetto? lei ha lasciato il suo recapito alla nostra segreteria per l'iniziativa …?" una voce dal timbro noto: "scusi, me lo passi un attimo … Buongiorno, architetto, sono Gianni Helsner, prima di continuare, posso farle una domanda?" al mio assenso proseguì: "Le piace il calcio? per quale squadra patteggia … tifa?" Risposi, e volli soddisfare una mia curiosità: "perché avete scelto me, proprio nessun altro ha risposto?" eravamo al telefono, non c'era una webcam eppure, dal tono, mi sembrò vederlo sorridere: "architetto, abbiamo scelto lei perché si chiama "Targa" ed io credo in certe cose …"
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TARGA 5
« Risposta #5 : Lunedì 6 Gennaio 2020, 13:00:53 »
Mi salutò, continuai il contatto con Stefania e poi con Cochi, Parsi, li incontrai, poi ancora assessori, funzionari e tante, tante persone, cento uffici ed indirizzi, mille volti e numeri telefonici.
Con Elsner, furono moltissime le occasioni, ci si sfiorò innumerevoli volte ma, chissà perché, non c'incontrammo mai più, come tanti, pensavo che, dopo la malattia, potesse riprendere la sua voce che affabulava, non intuendo che quel male lo stava conducendo all'addio … come accadde anni prima al giovanissimo Massimiliano Parsi. Anche il giorno dell'ultimo saluto ero lontanissimo: provai, invano, mi spiacque veramente, lo ricordo, li ricordo, con affetto e nostalgia.
Oggi, 2014, dopo 20 anni, a piazza della Libertà, su un antico manufatto, nel giardino che si staglia tra strade invase di traffico furente e distratto, c'è una targa che ricorda la (nostra) Lazio: un contorno dorato suggerisce uno scudo, al suo interno, inciso in blu, le date "9 gennaio 1900 e 9 gennaio 2000", i tre loghi storici, la scritta "IN ONORE DELLA PIÙ ANTICA POLISPORTIVA ROMANA CHE HA AVUTO SUOI NATALI IN PIAZZA DELLA LIBERTÀ" S. S. LAZIO,  S.P.Q.R. e, sotto lo scudo: "ai fondatori L. Bigiarelli - G. Bigiarelli - O. Aloisi - A. Balestrieri - A. Grifoni - G. Lefevre _ G. Massa - A. Mesones - E. Venier".
   So bene che non è molto, ma, credetemi, è il massimo che si è potuto ottenere: io proposi un gruppo scultoreo da far impallidire il Lacoonte ma il solo basamento avrebbe dovuto sacrificare 4 platani secolari; poi un'antica insegna romana: uno stelo bronzeo di 7 metri sormontato da un aquila imperiale che cinge fra gli artigli la targa commemorativa e questa avrebbe dovuto troneggiare in mezzo alla piazza e di notte sarebbe stata illuminata e visibile dal Pincio. Gli assessori, i tecnici ed i preposti tutti, mi volevano denunciare, deferire all'Ordine degli Ingegneri ed Architetti, poi arrestare e forse fustigare pubblicamente perché volevo mettere il fascio littorio in mezzo a Roma (Roma Partigiana?), ripiegai invano su un bassorilievo 3x4 m. … litigai, mi impuntai, minacciai, ma ero solo, nessun appoggio, nessuna autorità, nessun politico: siamo pochi, soli, eroi disperati romantici … e un po' patetici.
   Si, ripeto, non è molto ciò che si è ottenuto, eppure se non avessi, volutamente, voluto "esagerare", oggi tutto quello che avrebbero concesso sarebbe stato un pezzo di travertino, "spupazzato" in un angolo di uno dei palazzi che si affaccia sulla piazza, con la semplice iscrizione: "Lazio 9/1/1900 - 9/1/2000" e la targa sarebbe durata 3 giorni, poi imbrattata, oltraggiata ed infine distrutta dagli stessi condomini e forse prima ancora dall'invidia dei romanisti.
 un pensiero affettuoso in ricordo di quei bei tempi e di tutte le belle persone che ho conosciuto …
(arch.) Marco TARGA
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