Autore Topic: Lazio, Martini ricorda Chinaglia  (Letto 371 volte)

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Lazio, Martini ricorda Chinaglia
« : Domenica 26 Gennaio 2020, 07:36:53 »
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                           Ieri tutto il mondo Lazio ha ricordato Giorgio Chinaglia, nel giorno del suo compleanno. Long John è stato il simbolo di una squadra mitica, irripetibile, e i simboli sono eterni nella memoria dei tifosi e dei compagni di squadra. Sul suo profilo Facebook Luigi Martini, un altro degli eroi del '74, ha scritto un lungo e commovente post su Chinaglia, dimostrazione di un legame che non si affievolisce con il tempo: "Giorgio il numero uno. Quel dito puntato contro la curva dei romanisti. Dietro quell’immagine unica nella storia del calcio si può capire la forza dell’uomo che li sfida tutti e tutti insieme. Giorgio voleva essere il migliore sempre e in tutto, il numero uno, come diceva sempre. Il secondo è il migliore dei perdenti ripeteva e perdere non è previsto. Ci trasmetteva forza e audacia quando con la sua corsa inelegante, ma potente, puntava diritto contro la porta avversaria. Amava la Lazio e i suoi tifosi più di ogni altro e si nutriva dell’affetto infinito del suo pubblico. 'Sono commoventi, solo i Laziali sono così e io non posso fare più a meno di loro' diceva. Quando venimmo a conoscenza della malattia di Maestrelli lui ne fu sconvolto. Il rapporto tra i due era speciale, Tommaso era la sua guida in tutto e Giorgio sentì le sue certezze sgretolarsi. Era confuso e indifeso. Con Tommaso in un letto di ospedale, con poche speranze di vincere un nemico spietato come il suo male, eravamo tutti frastornati e alla deriva. Giorgio decise di accettare allora il trasferimento a New York per ricoprire la carica di presidente e giocatore della società più importante d’America, il New York Cosmos. Prima di accettare l’offerta ne parlò con Tommaso, il quale lo incoraggiò con forza a partire, senza indugio. Incontrai Giorgio il giorno prima della sua partenza, mi venne incontro, aveva gli occhi bagnati dalle lacrime: "Sono stato a salutare Tommaso e sono distrutto, che posso fare?". Ed io: "Segui Tommaso, sono sicuro che ti ha indicato la via". Mi abbracciò forte, si voltò incamminandosi verso la sua auto, io lo chiamai: "Giorgio mai il migliore dei perdenti, ricorda, sempre il numero uno". Mi sorrise e se ne andò. Io mi trovavo a Miami quando un amico laziale mi telefonò dall’Italia dandomi la notizia della morte di Giorgio. Era morto a Naples, non lontano da Miami ed io sentii un vuoto improvviso impadronirsi di me. Mi chiesi cosa mi stava succedendo e capii che con Giorgio se ne era andata la certezza di essere sempre il numero uno. La sua forza viveva in ognuno di noi. Io mi sono sempre chiesto se quella squadra sarebbe stata vincente senza Giorgio o se Giorgio sarebbe stato il campione che è stato senza quella squadra. Il vuoto che ho provato dentro me alla notizia della sua morte mi ha tolto ogni dubbio. Mi dicono che colpito da infarto ha firmato il documento di responsabilità e si è dimesso dall’ospedale. Ha giocato anche con la morte pensando di sconfiggerla. Come farebbe un numero uno!!! Giorgio non c’è più da qualche anno, ma il suo dito rimarrà sempre puntato contro la curva dei romanisti, unico e indelebile nel tempo. Ciao numero uno".


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