Autore Topic: L'Associazione italiana calciatori proclama lo sciopero per l'8 e il 9 marzo, poi ci ripensa  (Letto 369 volte)

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                L'Associazione italiana calciatori aveva proclamato lo sciopero, salvo poi ripensarci. L'AIC aveva fatto sapere in una bozza di comunicato che "nell’intento di tutelare il diritto fondamentale alla salute dei propri associati, anche al fine di garantire la loro incolumità potenzialmente lesa da un pericolo alla propria salute grave ed immediato proclama lo stato di agitazione e indice lo sciopero per le giornate del 08/03/2020 de del 09/03/2020, riservandosi la proclamazione di ogni ulteriore azione collettiva".

NESSUNO SCIOPERO, NON TUTTI ERANO D'ACCORDO - Nessuno sciopero dei calciatori al momento, dunque: dopo che è circolato un comunicato con il quale l’AIC aveva proclamato lo stato di agitazione e il conseguente sciopero, in seguito alla stretta del governo e alla creazione di nuove zone rosse. Si trattava semplicemente di una bozza circolata tra l’assocalciatori e i suoi rappresentanti nelle varie squadre dei nostri campionati. Preso atto che non tutti erano per dire stop alle partite, dopo gli opportuni confronti la decisione è stata quella di non proclamare lo sciopero, in attesa del consiglio federale del 10 marzo. 

LA BOZZA DI COMUNICATO - Il provvedimento era arrivato a seguito di colloqui con i propri rappresentanti di Lega A, Lega B e di Lega Pro. Nel comunicato si legge ancora: "Come noto, il Paese si trova in una situazione di emergenza sanitaria a causa dell'esplosione epidemiologica del COVID-19 che, da ultimo, ha portato il Governo ad adottare nuove misure di contenimento dell'emergenza, valevoli dal 08/03 al 03/04 e che, nello specifico, prevedono il divieto di ingresso e di uscita dalla Lombardia e dalle Province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria. Come noto, nella citata “zona di sicurezza” sono previste limitazioni strettissime, tra le quali a titolo esemplificativo e non esaustivo, spiccano la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, la sospensione degli eventi pubblici, la chiusura anche dei musei, palestre, piscine, teatri, centri sociali e culturali, il blocco dei concorsi pubblici ad esclusione di quelli per il personale sanitario, la sospensione delle cerimonie civili e religiose, comprese quelle funebri, nonché l’ingresso contingentato all’interno dei locali commerciali e delle attività di ristorazione. Si tratta, dunque, di misure che rispondono alla logica necessità di evitare assembramenti di persone e contatti tra le stesse a distanza inferiore di un metro al fine di contenere la diffusione del COVID-19. Tuttavia, si apprende che le restrizioni non riguardano gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, che vedono coinvolti i nostri associati, in quanto: “resta consentito lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento degli atleti agonisti, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico. In tutti tali casi, le associazioni e le società sportive, a mezzo del proprio personale medico, sono tenute ad effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus COVID-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano. Non vi sono ad oggi e anche a causa del brevissimo tempo dall’emanazione delle varie normative, tuttavia, indicazioni circa le misure idonee che consentano il rispetto integrale del diritto alla salute dei lavoratori sportivi, in particolare considerando il carattere necessariamente nazionale del campionati professionistici e la necessità di trasferte organizzate per la celebrazione di ogni partita, e ciò determinandosi uno stato di assoluta incertezza sulla corretta modalità di esercizio dell’attività lavorativo-sportiva".

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