Autore Topic: Bella intervista a Igli Tare su Repubblica  (Letto 692 volte)

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ThomasDoll

Bella intervista a Igli Tare su Repubblica
« : Giovedì 14 Maggio 2020, 09:35:43 »
Naturalmente a firma Crosetti, immagino il rosicamento della colonia romen.

Igli Tare "Lo stop al calcio sarà un disastro per l’Italia"
di Maurizio Crosetti

Igli Tare è il più atipico, e probabilmente il più bravo tra i costruttori di squadre. Le mette insieme con pochi soldi. Cerca giocatori sconosciuti. Ha una rete di amici che gli suggeriscono nuovi talenti. Alla Lazio è stato calciatore, e quasi subito direttore sportivo.
Arriva dall’Albania. Parla sei lingue ed è laureato. Tra quelli che vorrebbero ricominciare a giocare, è uno dei più convinti.

Tare, se lo ricorda il 14 maggio 2000?
«Come no. Ero in casa, a Kaiserslautern, e guardavo il vostro campionato insieme a un gruppetto di amici. La partita della Lazio era già finita, quella della Juve invece non finiva mai, nel nubifragio. Poi la Lazio vinse lo scudetto».

L’ultimo, per ora, vent’anni fa.
Fino a quando?
«Noi ci siamo. Proveremo a vincerlo adesso, se la Serie A riprende, oppure l’anno prossimo. Arriviamo da lontano e non ci fermiamo qui».

Volete continuare il campionato solo per interesse personale?
«Chi lo dice non ha capito niente.
Ci sono ancora 36 punti in ballo e la Lazio non è così egoista o sciocca.
Ma sappiamo che il calcio dà da vivere a 370 mila persone, se si ferma sarà il fallimento per tanti e l’Italia perderà pezzi di storia non solo sportiva. Sarà un disastro sociale. Fermarsi adesso vuol dire, quasi certamente, non ripartire neanche a settembre: molti mesi di inattività sarebbero allucinanti».

Tanti rischi, molta confusione e un ministro dello sport che rema contro: perché?
«Non posso pensare che il signor Spadafora sia così irresponsabile da farlo apposta, ma di certo esistono governi in Europa che vogliono aiutare il calcio: la Germania, la Spagna, l’Inghilterra. In Italia non è così, e neppure in Francia dove hanno bloccato tutto in via definitiva: e io penso che il governo francese perderà molte cause civili con i club.
Evitiamo un’estate in tribunale anche noi. Ci stanno prendendo in giro, queste continue complicazioni sono ridicole. Siano più chiari, oppure le conseguenze si riveleranno enormi: economiche, sociali, sportive e psichiche».

Perché psichiche?
«La gente è in sofferenza nervosa e il calcio è terapeutico. Ne abbiamo bisogno in tanti. Il pallone può essere il segno della vita che ricomincia davvero».

Crede che il protocollo sanitario tedesco sia il migliore?
«Senza dubbio.

Controlli a tappeto e se c’è un positivo si isola lui, non l’intero gruppo. Si gioca, e se poi qualcuno decide di tornare a casa può farlo, ma pagando di tasca propria i test settimanali per sé e i suoi famigliari. Alla Lazio, dopo gli esami sierologici siamo risultati tutti negativi e nessun giocatore si è mai allontanato da Roma».

Tra poco torneremo a fare quasi tutto, forse non a giocare a pallone: perché?
«Ci invidiano. Pensano che il calcio sia soltanto la serie A, invece sono migliaia di persone e famiglie che lavorano. Abbiamo il dovere di difenderle».

Cos’ha provato, da albanese, quando il vostro premier Edi Rama ha fatto quel bellissimo discorso sull’Italia e ci ha mandato medici e infermieri?
«Non mi sono sorpreso: era il minimo per un Paese fratello che ci aiuta da sempre. Mezzo milione di albanesi sono stati accolti in Italia, dove lavorano e pagano le tasse.
Prima del Covid 19 abbiamo avuto un terremoto devastante, e l’Italia è stata la prima nazione a darci un concreto sostegno».

All’inizio anche a lei cantavano "sei venuto col gommone": qualcosa sta cambiando?
«Il razzismo è sempre una stupidaggine. Le migrazioni hanno fatto la storia dell’Italia, e questo gli italiani lo sanno. Dopo di che, i pregiudizi esistono anche tra lo stesso popolo, come dimostra la parola "terrone". Ma i giovani sono diversi, non la pensano più così».

Esiste, questo famoso "metodo Tare"? Fare molto con poco.
«Ho uno staff di ottimi professionisti, e ho tanti amici in giro per il mondo che mi segnalano calciatori sconosciuti: il difficile è capire chi potrà diventare un campione. La Lazio cerca talenti di prospettiva, però bisogna avere la pazienza di aspettarli e non sempre una grande piazza ce l’ha. Con questo, non ci snatureremo.
Pazienza, fiducia e coerenza. Non è un metodo, è una filosofia. Ho tracciato la mia strada studiando quelli più bravi».

Ad esempio?
«La Juve, sicuramente. Non vinci solo perché hai i giocatori migliori».

Chi è davvero Claudio Lotito?
«Un uomo coraggioso, deciso. Un presidente che sa il fatto suo e prende posizione. Una persona coerente che mi ha sempre appoggiato, anche all’inizio della mia carriera da dirigente, quando il rapporto tra noi non era facile. Mi diede due ore per decidere se accettare la sua idea di farmi diventare direttore sportivo. "Ma io sono un giocatore!", risposi. Però in cuor mio avevo già detto sì. Sono fiero di come posso lavorare alla Lazio».

Come va, adesso, con certi tifosi?
«Il nostro pubblico è cambiato tanto. Quest’anno è stato un piacere vedere lo stadio così appassionato e presente, così corretto».

Lotito viene giudicato più per come appare: un limite da parte di chi?
«Forse, di chi spiega la realtà in modo superficiale. Un altro grande presidente che viene percepito male è De Laurentiis. Entrambi sanno benissimo come si gestisce il calcio. Il bilancio del Napoli è un modello».

Sarebbe un peccato se una Lazio del genere, con un Immobile così, dovesse restare in vacanza forzata.
«Sì, lo sarebbe. E penso anche all’Atalanta, alla sua grandiosa stagione in Italia e in Europa: un esempio per tutti. Comunque, né noi né loro finiremo qui, in ogni caso. Si tratta di progetti costruiti nel tempo, con notevoli margini di miglioramento. Abbiamo svolto un lavoro favoloso, pazzesco, primo fra tutti l’allenatore. Ora bisogna insistere: il calcio è bellissimo ma volubile».

Lei sembra un personaggio atipico.
«Lo ero anche da calciatore.
Frequentavo poco il mio ambiente, preferivo leggere, conoscere, studiare. Si può vivere anche fuori dal gregge».

Ha giocato con Baggio, Pirlo e Guardiola: mica male.
«Tre persone incredibili. Pirlo fa ridere tutti, è un giocherellone, anche lui è diversissimo da come sembra. Pep ci faceva una testa così col tiqui taca già da calciatore. E Baggio, beh, è divinità: però non ho mai conosciuto uno più umile e rispettoso, e dire che aveva il mondo ai suoi piedi».

Tempo fa, lei ha vissuto l’esperienza della terapia intensiva. Migliaia di persone lo hanno appena fatto e lo stanno ancora facendo. Cosa significa?
«Vedere quelle immagini in televisione mi ha smosso dentro.
Quando è capitato a me è stata durissima, però volevo vivere ad ogni costo. Purtroppo, farcela non è solo una questione di volontà.
Posso dire che quella crisi mi ha cambiato la vita, costringendomi a rivedere del tutto la scala dei valori».

Anche il virus ci ha obbligati a farlo. Cosa ne verrà fuori?
«Ho imparato a rallentare e godermi la famiglia: poter stare ogni momento vicino ai miei figli è la cosa più bella che mi sia successa in quarantasei anni. Il lavoro è importante, è essenziale, ma a volte ci porta troppo lontano da noi».

Offline WombyZoof

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Re:Bella intervista a Igli Tare su Repubblica
« Risposta #1 : Giovedì 14 Maggio 2020, 11:00:04 »
Bella, davvero bella.   Sono fiero di Tare.

Ma non sarebbe meglio anche per la stampa raccontare la Lazio, in questo modo, invece di cercare sempre il veleno, la polemica artata, quando non la menzogna?    Oggi ad esempio quell'attrezzo di agresti attacca la Lazio per infischiarsene dei protocolli e fare partitelle.  E ovviamente riparte il tam tam, le polemiche, Lotito inganna tutti, Spadafora se ne risentirà e ne parlerà con il CTS e ripartiranno  attacchi accuse e lo schifo a cui appunto, una stampa faziosa ci ha costretto a convivere da decenni.
«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

ThomasDoll

Re:Bella intervista a Igli Tare su Repubblica
« Risposta #2 : Giovedì 14 Maggio 2020, 11:09:35 »
Amico mio, basta allargare l'orizzonte e guardare all'informazione generalista per capire che tutto, o quasi, è piegato alla logica delle tifoserie: chi attacca il Governo e chi lo difende, chi giosice per la liberazione di Silvia Romano e chi la insulta come fosse la nuora di Bin Laden, e tutto il resto.
Il calcio non fa eccezione, anzi: abbiamo sempre assistito a più livelli di comunicazione, uno riservato alle strisciate, uno alle "romane", uno alle altre, dai tempi di Biscardi e Brera e compagnia cantante. Oggi la comunicazione è polverizzata e viaggia su canali locali spesso di bassa qualità e tutto si uniforma a questo linguaggio, perché poi i cronisti girano più della merda nei tubi (cit.), sempre nelle stesse parrocchie. Se sfogli la Gazzetta e ripensi al giornale di Cannavò te viè da piagne'.
In tutto questo schifo ogni tanto un giornalista serio, dei pochi che ancora girano, intervista una persona che ha segnato fortemente questa stagione, pensando a fare la migliore intervista possibile. Semplicemente, senza sovrapporsi o fare il pulitzer della minchia tipo i vari Ziliani & co.
Vivaddio. Ma la norma è la falange ultras trasversale, e noi laziali siamo strapenalizzati, in questo senso, nonostante la pletora di pubblicisti partorita da vent'anni e passa di pestatori di tastiere da forum, me per primo.

Offline chemist

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Re:Bella intervista a Igli Tare su Repubblica
« Risposta #3 : Venerdì 15 Maggio 2020, 02:07:36 »
Non mi ricordavo della malattia di tare. Cosa ha avuto?

Online Jim Bowie

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Re:Bella intervista a Igli Tare su Repubblica
« Risposta #4 : Venerdì 15 Maggio 2020, 10:51:50 »
Non mi ricordavo della malattia di tare. Cosa ha avuto?
Non ebbe un ricovero urgente? credo fosse gia DS della Lazio.
Ex En_rui da Shanghai

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"Forza Lazio"
till i die

Sarri uomo di Principi non di Opportunita'

Antiromanista si nasce non ci si diventa, ed io modestamente lo nacqui!