Autore Topic: Reina: “Lazio in Champions anche in futuro. E non penso di smettere”  (Letto 319 volte)

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Il portiere biancoceleste si è subito ambientato alla grande a Roma: “Mi diverto, penso di giocare sino a quando il corpo resiste”

ROMA - La possibilità di smettere con il calcio? Non c’è ancora nella testa di Pepe Reina. Il portiere è arrivato in estate alla Lazio, in pochi mesi si è subito ambientato diventando uno dei leader del gruppo. Carattere, carisma e prestazioni: Simone Inzaghi cercava uno come lui. E con Strakosha fuori, lo spagnolo si sta ritagliando anche parecchio spazio.

Ai microfoni di As, ha parlato del momento e non solo:  “Ho firmato per due anni con la Lazio, con l'opzione di un terzo. Se entriamo in Europa la prossima stagione scatterà automaticamente il rinnovo. Proveremo a raggiungere quel terzo... e poi un quarto. Fino a quando il corpo resiste! Il vantaggio è che mi piace molto quello che faccio. Quando non avrò più il sorriso nel fare quello fatto finora, sarà il momento di smettere. Ma fino a quel momento…”.

“A volte, giocando con i piedi all'interno dell'area, sembra che stiamo provocando la pressione dell'avversario, ma se fai bene e salti quella linea di pressione dai un vantaggio alla squadra per giocare più avanti. È una battaglia su cui bisogna lavorare. Ovviamente, se non lo fai bene, diventa un'arma a doppio taglio. Mi piace perché ho giocato con i piedi in tutta la carriera. Prima al Barça, poi al Liverpool, anche se non tanto. Ma al Napoli abbiamo giocato così. Mi trovo a mio agio. Mi sono adattato bene ai tempi”.

“Sono stato fortunato che quando Van Gaal è arrivato al Barcellona e Hoek è stato chiamato come allenatore dei portieri. Veniva dalla scuola olandese. Ero giovane, avevo 14 o 15 anni. Abbiamo dovuto imparare a giocare con i piedi. Questo è stato il mio grande vantaggio: lavorare nello specifico sin da quando ero bambino, cosa che gli altri portieri hanno fatto molto dopo. Ora tutto è stato modernizzato. Prima, se eravamo fortunati ad averli, perché non tutte le squadre li avevano, lavoravamo con gli allenatori dei portieri. Era un lavoro più specifico. Adesso ci alleniamo con il resto della squadra e siamo coinvolti nelle stesse dinamiche”.

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