Autore Topic: Oliviero bomber vero  (Letto 404 volte)

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Oliviero bomber vero
« : Mercoledì 27 Gennaio 2021, 09:01:06 »
www.corrieredellosport.it



Intervista a Garlini che ha giocato con Lazio e Atalanta

Il bomber è colui che deve toglierti le castagne dal fuoco nei momenti di difficoltà. Quello che dal nulla è in grado di inventarsi un guizzo, una giocata, un numero per risolvere le partite più difficili. Ed è per questo che è destinato a rimanere per sempre nel cuore e nella testa dei suoi tifosi. Come Oliviero Garlini. Il bomber, anzi il bomber vero.

Con la Lazio ha giocato solo due campionati; ha avuto la sfortuna di abbinare il suo nome al biennio più difficile e complicato della storia biancoceleste, vivendo tre cambi societari, quattro allenatori, il rischio fallimento e il calcio scommesse. Ma il suo nome verrà sempre accostato a quelli di Silvio Piola, Bruno Giordano, Giorgio Chinaglia, Beppe Signori, Hernan Crespo e Ciro Immobile. I sette laziali capaci di vincere, a fine anno, la classifica dei cannonieri. Garlini c'è riuscito nella stagione 1985-86, segnando 18 gol in 38 partite. Oliviero li ha messi a segno in ogni modo: di testa di sinistro, di destro, dal dischetto, d’astuzia. «E soprattutto in rovesciata. Il mio marchio di fabbrica. Il numero che mi riusciva spesso e che mi ha permesso di segnare gol belli e importanti, come quello al Campobasso. Forse il più bello della mia carriera». Il primo lo segnò a Cremona, in Serie A. «Un gol bello, in anticipo sul difensore e che non scorderò mai. Purtroppo non servì a farci vincere quella partita».

La stagione 1984-85 fu tormentata. Iniziata con tanti buoni propositi, ma chiusa con la retrocessione della Lazio in Serie B. «Eppure eravamo una gran bella squadra. Oltre a me c’erano giocatori di livello assoluto. Penso a Giordano, Manfredonia, Michelino Laudrup che era un fuoriclasse incredibile. Purtroppo abbiamo avuto tanti problemi. Abbiamo sofferto l’instabilità societaria e, dobbiamo dirlo, giocavamo quasi senza allenatore. Chinaglia richiamò Lorenzo che ne combinò tantissime. Ricordo quando alla vigilia della gara contro la Juventus piombò in ritiro a mezzanotte e mi disse che avrei giocato e che ero la soluzione giusta per vincere. Vuoi sapere qual’era la sua idea? Dovevo fare il terzino in marcatura su Cabrini. Puoi immaginare come andò a finire». Il campionato termina con la retrocessione in Serie B. «Fu un brutto colpo per tutto l’ambiente. Mi dispiacque per i tifosi e soprattutto per Chinaglia. Era una persona con una marcia in più. Per me era più di un presidente. Stava sempre con noi. Il lunedì veniva e ti parlava della partita, di ciò che non era andato, dei movimenti giusti e sbagliati fatti in campo. Per me che facevo l’attaccante era un vero e proprio esempio da seguire. E poi si capiva quanta lazialità ci metteva in tutto ciò che faceva».

La nuova stagione parte con tante novità. «La prima fu l’arrivo di Gigi Simoni in panchina. Un gran signore col quale, dopo un inizio difficile mi trovai alla grande. E poi cambiai partner d’attacco. Al mio fianco arrivò Giuliano Fiorini, un giocatore e una persona eccezionale. Con i suoi movimenti riusciva ad aprire degli spazi incredibili per me, che ho saputo sfruttare bene». Garlini inizia a segnare con grande regolarità. «Sono fiero di ciò che ho fatto: di aver vinto la classifica cannonieri con la Lazio, di essere ricordato ancora oggi dai tifosi. Con me erano fantastici. La Curva Nord era incredibile. Ti regalava una marcia in più».

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