Autore Topic: Lazio, l'avv. Sandulli: "Torino? Un contagiato non può avere un giorno 0"  (Letto 340 volte)

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L'avvocato ha parlato a 360 gradi sul caso relativo ai tamponi e sul contenzioso con il Torino relativo al match non giocato il 2 marzo all'Olimpico.

di Nicolò Savini

Ai microfoni di Radiosei, Piero Sandulli, presidente della Corte Sportiva d’Appello della Federcalcio, è intervenuto in merito alle questioni legate al "caso tamponi", e l'eventuale recupero del match col Torino: " L’istituto di disapplicazione nasce nel 1865, è difficile coniugarlo con una giustizia arbitrale odierna, come anche quella del Collegio di Garanzia. Le mie motivazioni sono state da cittadino: se siamo in piena pandemia, non posso il giorno del contagio rimanere in giro e poi il giorno dopo stare a casa. Il calcio c’entra meno, è una preoccupazione da cittadino, non ritengo che un contagiato possa avere un ‘giorno 0’. La nostra è una vita solo parzialmente normale, come lo è vedere le partite solo in TV. Una corte, in secondo grado, può peggiorare una sanzione emessa in primo grado? In caso di ricorso anche della Procura, quel ricorso potrebbe determinare un peggioramento rispetto alla sentenza, ma mai un giudizio nuovo, si fa sempre riferimento alla sentenza di primo grado.

LAZIO - TORINO - " Un giudice sportivo non può occuparsi di provvedimenti come quelli di un’autorità sanitaria, inteso come provvedimento rilevante per lo Stato. La Lazio ha degli ottimi avvocati, non mi sento di dare suggerimenti sulle prossime mosse. Confermo, come affermato dal professor Vaccarella, che il provvedimento della Asl è abnorme, ma resta il problema giuridico sottolineato prima . Eccessivo ricorrere di nuovo? Il diritto alla difesa è sempre garantito dalla Costituzione e dal Codice Giustizia Sportiva. E’ legittimo ricorrere al Collegio di garanzia. Il nostro Codice prevede due gradi di giudizio presso la giustizia federale, e uno relativo ai giudici sedenti presso il Coni ".

RAPPORTO CON LA LAZIO - "Le prime volte che ho incrociato la Lazio risalgono a quando andavo a vedere le partite allo stadio Olimpico, quando c’era una parte bassa in cui si stava in piedi con i bambini che giocavano a palla. Uno di quei bambini ero io. Mi capitò anche di giocare a pallone con il figlio di Prini, che all’epoca giocava nella Lazio. Ho difeso poi da avvocato i biancocelesti dal 1981 fino alla fine del 1988, sono stato nel collegio sindacale, abbiamo avuto parecchie vicende da risolvere. C’era stato qualche anno prima il processo sul calcioscommesse che retrocesse la Lazio e successivamente difendemmo il club, con grande collaborazione di Felice Pulici. Ricordo che andammo in Federazione insieme, ci riempirono di carte; sottolineò e studiò tutte le parti riguardanti la Lazio, non dimenticò nemmeno un passaggio e fu determinante. Si è sacrificato notevolmente per la causa biancoceleste, poi si è laureato in giurisprudenza distinguendosi anche lì ".

PROTOCOLLO - "Il quadro generale è sempre la pandemia in cui tutti ancora siamo. In questo contesto si è cercato di creare una sorta di ‘bolla’ che però è una finzione: si fa finta che non succede niente fuori dal gruppo squadra. Questo tentativo ha un equilibrio instabile e ha creato disservizi. Un campionato senza pubblico è già di per sé un campionato atipico, non fa più sognare, come invece dovrebbe il calcio. Il ruolo dei tifosi va valorizzato all’interno delle società sportive e del fenomeno calcio: la legge ancora non realizza a pieno questa funzione ".

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