Autore Topic: It’s coming home? I boriosi inglesi stavolta potrebbero aver ragione....  (Letto 404 volte)

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di Ivan Cardia

Prendete fiumi di birra, una nazione che aspetta da sessant’anni di vincere qualcosa e una nazionale che, con un pizzico di onestà, entusiasmerebbe anche il più scettico. Avrete it’s coming home, il coro che appesta l’Europa ogni qual volta gli inglesi sentono di poter vincere qualcosa. Lo cantavano ieri sera a Londra e a Liverpool e a Manchester, ma pure a Roma dove in qualche modo alcuni coraggiosi (o avventati, dipende dai punti di vista) sono arrivati. Sta tornando a casa, sì ma cosa? Il calcio: dato che l’hanno inventato loro, almeno nella forma moderna, ci tengono a rinfacciarlo al resto del pianeta. Per qualche decennio, figurarsi, per questo motivo si sono persino rifiutati di giocarlo con altri. Era solo paura di perdere, come del resto dimostrano i risultati successivi. L’odioso coro lo cantano, si diceva, ogni qual volta sospettano di avere una buona nazionale tra le mani. Cioè praticamente sempre, dato che possono stare simpatici o antipatici, ma di sicuro sono arroganti, specie quando si parla di calcio. E poi, anche nei momenti più bui, il pallone per loro è sempre stata la Premier League e poco altro. Dal ’66 gli va male, ma questa volta potrebbero avere ragione.

L’Inghilterra è la più forte. Nel senso che è la più completa. Del campionato si può pensare quel che si vuole: c’è chi ritiene sia davvero il migliore al mondo e chi lo vede sopravvalutato. Di sicuro, è il più ricco. E nella stagione appena conclusa ha visto celebrarsi una finale tutta inglese in Champions League: qualcosa vorrà dire, pure in termini di mentalità. L’Inghilterra che torna a casa vittoriosa dalla gara di Roma, insidiosa non tanto per l’avversario ma perché la prima e l’unica lontana da Wembley, non ha il miglior allenatore, ma Gareth Southgate ha saputo mettere i giocatori giusti al posto giusto. Anche a costo di sovvertire le gerarchie e non dare niente per scontato. E poi l’ex difensore ha un conto aperto con gli Europei, da quello del 1996 che stava tornando back home e poi si perse sulla via di casa perché lui sbagliò un rigore. Sono cose che contano, sulla bilancia di Eupalla. Non ha la miglior difesa e di sicuro non ha il miglior portiere, eppure in questi Europei non ha preso neanche un gol e non ne subisce da sette gare. Ha affrontato diversi avversari mediocri, però tra questi c’era anche la Germania che eccellente non sarà ma di solito alla fine vince lei. Ne affronterà un altro, la Danimarca, che è arrivato lì dove non osava neanche immaginare.
Del resto si vince così, affrontando le squadre giuste al momento giusto. Ha una cosa che nessun’altra ha, forse l’aveva solo la Francia che è il miglior manifesto di quanto il troppo stroppi. L’Inghilterra è la più forte nel senso che è la più completa, specie in termini di profondità della rosa. Ha ricambi all’altezza in ogni settore del campo e tiene in panchina gente che altrove sarebbe titolare: ieri sera Sancho ha giocato, di fatto, per la prima volta. Bellingham è meno di una comparsa, Grealish potrebbe valere 100 milioni (gonfiando parecchio il prezzo, ma tant’è) eppure la struscia solo quando le cose si mettono male.

Ma l’Italia è più bella. Ma non ha Kane. Una congiunzione è di troppo? No, perché se l’Inghilterra è la più completa, si può controbattere dicendo che gli azzurri sono più belli. Innegabile, detto che prima dei Tre Leoni dovremo pensare alla Spagna e a conti fatti l’abbiamo sottovalutata un po’ troppo tutti, forse si sottovalutava persino da sola. Però, immaginando una finale Italia-Inghilterra, che per quanto fatto vedere sinora sarebbe l’epilogo più giusto di Euro 2020, i ragazzi di Mancini hanno espresso ben altro gioco. E superato ben altri avversari, che qualcosa dovrebbe pur dire. L’Inghilterra gioca a folate e di testa, spesso fatica, il gioco non lo tiene in mano sempre e comunque. L’Italia illumina la rassegna con un calcio che ci stupiamo persino noi di saper fare. Gioca persino meglio del 2006, e lì si parlava del canto del cigno di una generazione di fenomeni che ha raccolto meno di quanto avrebbe dovuto e potuto. Nessuno ha il centrocampo dell’Italia, e per questa ragione nessuno gioca come l’Italia che è un meraviglioso triangolo continuo, s’allunga e s’accorcia, va avanti e indietro dettando sempre il tempo, il suo e quello degli avversari. La nostra nazionale, tra l’altro, ha subito più gol degli infidi inglesi ma soltanto perché ha giocato contro attaccanti migliori.

Non ha un Kane, e questo potrebbe fare la differenza. Intendiamoci: le critiche a Immobile lasciano il tempo che trovano. In azzurro non è quello della Lazio, vero, ma perché resta un centravanti molto particolare che ha bisogno di un certo tipo di gioco. In più, e fategliene una colpa, può darsi che la senta parecchio. Sta di fatto che qualche gol l’ha fatto, che l’Italia finora ha sempre vinto e ci hanno insegnato il calcio come gioco di squadra, che con due centimetri più in qua contenderebbe a Schick il Puskas Award 2021 per quella staffilata all’Austria. E quindi, Ciro, va bene così. Però non è Kane, appunto. Dopo un inizio complicato, il bomber inglese sta facendo suo l’Europeo. Segna, ma soprattutto fa giocare la squadra e si muove come pochi altri attaccanti sanno fare in giro per l’Europa. È un fuoriclasse, l’ultimo grande numero 9 rimasto in questa competizione dopo che è uscito Lukaku. Di quelli che possono tirare le castagne fuori dal fuoco in qualsiasi momento. Uno così, un grande 9, è la vera mancanza di questa Italia. Potrebbe fare la differenza. Oppure Ciro potrebbe smentire tutto, e gliene saremmo tutti davvero molto grati.

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