Autore Topic: Laziomania: non si può stare zitti su Hysaj  (Letto 322 volte)

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Laziomania: non si può stare zitti su Hysaj
« : Lunedì 19 Luglio 2021, 17:01:55 »
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di Luca Capriotti

                        Non si può sempre stare zitti. Quello che è successo ad Hysaj, appena arrivato alla Lazio, è francamente assurdo. E sapete l'altra cosa assurda? Che anche io sono stato più che sfiorato dal pensiero di non scrivere niente su questa vicenda francamente imbarazzante. Come hanno fatto quasi tutti i siti che refreshate ogni giorno, saggi. Perché così si campa a lungo, sapete? Facendo finta che le cose brutte non riguardino noi, non riguardano la narrazione distorta che stiamo facendo. O meglio: non accettiamo che, tra le persone che abbracciamo allo stadio, che cliccano sui nostri siti e comprano le stesse magliette della Lazio ci sia qualcuno che ha sentito il sacrosanto dovere di insultare un nuovo acquisto che ha intonato, pensate un po', "Bella ciao". Non, che ne so, una canzone che non ci piace, o il coro di una squadra avversaria. Ma un canto di partigiani che, ad una vita di distanza, ancora crea disturbi incontrollati in un numero di persone. Ora non ne faccio una questione politica (anche se ce ne sarebbe bisogno, di qualche ora di discussione sul tema), ma di libertà personale: che Hysaj, nel giorno in cui si sottoponeva al rito del nuovo acquisto, in piedi a cantare bello e stonato, abbia scelto Bella ciao per "La casa di carta" (che ne ha tirato fuori il fascino che esercita fuori da questo cortile di fattoria in cui cianciamo tra le cacchette di gallina) o perché anche lui ne riconosca la potenza (di persona libera che abbandona casa e decide di imbracciare le armi per combattere un potere odioso, a riscatto di molti che invece l'hanno solidamente appoggiato), questo conta poco. Pochissimo. E conta pochissimo anche la solita etichetta (che ci piace proprio mostrare e dimostrare) di "laziali fascisti", di curva politicizzata e altre menate. È una cosa che detesto, parlare al collettivo, e sentirmi parte di un gregge etichettato. Ma qui la questione è molto più elementare: partiamo dall'evidenza. Un nuovo tesserato fa un coro, e viene subissato di insulti dai suoi stessi tifosi, offesi per la scelta - politica o ludica - di una canzone che non c'entra con il calcio, con la Lazio, non offende nulla di biancoceleste. Ma invece offende, evidentemente. E sospetto che non c'entri la discussione su quanto sia puerile la Casa di Carta, e quanto sia meglio Dark su Netflix.

BASTA URLO DA SOCIAL - Qui la questione è seria: un tesserato leva un video fatto per ridere perché è subissato di insulti dai suoi tifosi. E qui riesce il solito 'via la politica dal calcio'. Non sto a rivangare la storia di come la politica entri ovunque, figurarsi nel calcio: la questione non è più basic. Insultare un proprio giocatore sui social è già odioso, farlo per una questione politica, o peggio civile è veramente una roba detestabile. Voglio sorvolare sul fatto che che Bella ciao sia un canto di civiltà e non abbia una connotazione politica dovrebbe essere chiaro, ma non lo è, soprattutto a chi riduce tutto a tifo scemo, perfino la storia e la politica: bisognerebbe imparare a non scrivere sui social qualsiasi scolo di pensiero di odio venga in mente. Non è più accettabile: e togliere quel video è ancora più inaccettabile. E ignorare questa oscenità e tirare dritto per vendere due magliette in più è ancora più inaccettabile. E tutte le volte che fingete di non sentire, fate solo il gioco al ribasso di chi non riesce proprio ad entrare in uno schema di normale dialettica e capisce solo che deve urlare più forte. Non funziona così, non abbiamo vissuto 2000 anni di civiltà, il Cristianesimo, Roma e tutto il resto per ritrovarci a battere con le pietre più forte urlando come australopitechi. E ripeto: non ne faccio nemmeno una questione politica. Bisogna ricominciare da una cosa più basilare: il rispetto che si deve a qualsiasi scelta altrui. Per parlare di politica, o di qualsiasi altra cosa, questa deve essere la base. Il resto, iniziate a masticarlo dopo che avrete dato dimostrazione di saper stare a tavola.

                                   

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