Autore Topic: FOCUS - Europa League, tra prestigio e curiosità: ecco gli 8 allenatori che vale la pena conoscere  (Letto 402 volte)

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                           Leggende, ormai diventate istituzioni del calcio contemporaneo, e volti meno noti di un’Europa minore ma pur sempre affascinante e ricca di spunti. Generazioni e background differenti, filosofie applicate al calcio appartenenti a scuole di pensiero diverse, a volte opposte, ma con un’identità forte e quotata ad un gioco quasi mai speculativo. Sarà anche l’Europa League degli allenatori, tra vecchie conoscenze e nuove proposte, tra i decani del mestiere e un avanguardia pronta a farsi spazio. Nel vasto calderone delle 48 squadre che caratterizzano la fase a gironi 2017/18, ecco una rapida selezione di 8 allenatori che per prestigio, originalità o curiosità vale la pena approfondire:



Arsène Wenger, Arsenal – Per palmares e anche un po’ per riverenza, non potevamo non partire da lui. Alla guida dei Gunners dal 1° ottobre 1996, Arsène Charles Ernest Wenger è il tecnico più longevo e vincente di tutti i tempi della storia del club londinese, al netto di 3 Premier League, 7 FA Cup e altrettante Community Shield in bacheca. L’Arsenal degli invincibili (stagione 2003/04) è ormai un lontano ricordo, ma negli anni l’allenatore francese è sempre stato garanzia di un gioco offensivo, divertente e mirato al lancio di giovani prospetti. Celebri sono anche i divieti imposti dal manager di Strasburgo: niente sigarette, birra, acqua frizzante, aria condizionata e le famose barrette Mars. Stravaganze di un tecnico molto discusso negli anni, ma ormai legato indissolubilmente alla storia dei Gunners. Un manager all’inglese, per l’appunto, tanto da esser diventato di fatto l’unica figura societaria a decidere per tutto, anche per il proprio futuro (si è auto-rinnovato il contratto fino al 2019). Inserito nel gruppo H con Bate Borisov, Colonia e Stella Rossa, il suo Arsenal sarà una delle principali favorite per un posto nella finale di Lione, in attesa di conoscere a dicembre le terze classificate della Champions League che completeranno il quadro dei sedicesimi.



Julian Nagelsmann, Hoffenheim –  Nato il 23 luglio 1987, è il tecnico più giovane della competizione. Per molti considerato il ‘Baby-Mourinho’ della Bundesliga, Julian Nagelsmann è alla guida dell'Hoffenheim dal febbraio del 2016, scrivendo già una piccola appendice nella storia del calcio tedesco come l'allenatore più giovane di sempre. In poco tempo è riuscito a salvare il club tedesco dalla retrocessione, per poi garantire ai suoi nell’ultimo campionato l’accesso ai preliminari di Champions, sfumata pochi giorni fa per mano del Liverpool. "L'età non è un limite" ha più volte dichiarato, sottolineando di non essere “un amico dei calciatori ma una guida salda”. Personalità non indifferente e una saggezza calcistica adeguata per un inizio di carriera senza dubbio incoraggiante. Dovrà vedersela quest’anno con Braga, Ludogorets e ?stanbul Ba?ak?ehir nel gruppo F. Un girone ampiamente alla portata per la formazione teutonica.



Jurij Sëmin, Lokomotiv Mosca – Dal più giovane al più… esperto. Jurij Pavlovi? Sëmin, 70 primavere (ex centrocampista e attaccante), nel 2016 è tornato sulla panchina del Lokomotiv Mosca, dopo le lunghe precedenti esperienze nella capitale sovietica. Una carriera quasi esclusivamente in Russia, tra Dinamo Mosca, Anzi e nazionale russa. In mezzo, due brevi parentesi come ct dell’Under21 della Nuova Zelanda e in Ucraina come tecnico della Dinamo Kiev. In patria, e soprattutto per i ‘Ferrovieri’, è considerato un’istituzione, anche in virtù di ben 2 campionati, 5 coppe e 2 Supercoppe di Russia vinte. Il suo Lokomotiv è nel gruppo F con Copenhagen, Zlín e Sheriff.



Ronald Koeman, Everton – Esperto e con una prestigiosa formazione alle spalle, Ronald Koeman è alla guida dell’Everton dal 14 giugno 2016. Guus Hiddink, Frank Rijkaard e Louis van Gaal sono stati i principali punti di riferimento del tecnico olandese, dividendo per giunta il posto di assistente con colleghi come José Mourinho e André Villas-Boas ai tempi del Barcellona. Dopo Vitesse e Ajax, negli anni ha allenato in Portogallo vincendo con il Benfica la Supercoppa, per poi spostarsi in Spagna al Valencia dove nel 2008 si aggiudica la Coppa del Re, nonostante una stagione deludente in campionato. Dopo l’esonero, divenne celebre il battibecco a distanza con Joaquín, con tanto di pungolata sul valore economico: “È stato pagato 30 milioni di euro, ma in campo vale 30 centesimi”.  La risposta dello spagnolo fu altrettanto pungente: “La sua unica preoccupazione era che ci fossero almeno cinque bottiglie di vino alle cene di squadra”. Meno turbolento fu il suo ritorno in patria con il Feyenoord, dove riesce a valorizzare il talento del biancoceleste de Vrij, rilanciando anche un Graziano Pellé pronto a spiccare il volo in Premier. Proprio al Southampton arriva la definitiva consacrazione di Koeman: 7° posto in campionato (record per il club), per poi superarsi l’anno dopo conquistando addirittura la 6° posizione. Siede sulla panchina dei Toffes dal giugno del 2016. In Europa League dovrà vedersela con Lione, Atalanta e Apollon Limassol nel gruppo E.



Eusebio Sacristán, Real Sociedad – Formazione blaugrana anche per Eusebio Sacristán Mena, ex centrocampista del Barcellona, oggi alla guida della Real Sociedad. Proprio in Catalunya dal 2003 al 2008, come assistente di Rijkaard, ha assimilato gli ingredienti di quel calcio totale di base crujiffiana, reso devastante poi negli anni successivi da Guardiola. Nel 2009 comincia a fare sul serio sulla panchina del Celta Vigo in Segunda División garantendo una salvezza tranquilla ai galiziani, per poi tornare alla base nel 2011 con il Barcellona B.  Dal novembre del 2015 allena la Real Sociedad, dove ha aperto un vero e proprio ciclo: nel giro di un anno e mezzo riporta i baschi in Europa, illuminando l’Anoeta di San Sebastián con un gioco molto vicino allo stile blaugrana, fatto di palleggio e possesso palla. Un modulo camaleontico che oscilla dal classico 4-3-3 al 4-2-3-1, che col tempo ha esaltato le qualità dei vari Illarramendi, Carlos Vela e Oyarzabal. Dovrà fare i conti con lo Zenit di Roberto Mancini, il Rosenborg e il Vardar che chiudono il quadro del gruppo L.



Stanimir Stoilov, Astana – Pedigree non certo internazionale per il cinquantenne bulgaro Stanimir Stoilov, alla guida dell’Astana dal 2014. Con un passato da centrocampista prolifico, la sua carriera da tecnico è strettamente connessa al Levski Sofia, ultima tappa della sua avventura da calciatore e primo step per il successivo percorso da allenatore. Un mondo lontano, così poco illuminato dai riflettori del calcio che conta. Eppure il suo stile di gioco negli anni ha palesato non pochi elementi di modernità: possesso palla, controllo del gioco e una certa propensione al lancio di giovani talenti. Al quarto anno sulla panchina dell’Astana, Stoilov è pronto a guadagnare posizioni e prestigio anche in Europa, dopo i tre campionati vinti, una coppa nazionale e una Supercoppa. La squadra Kazaka è stata inserita nel gruppo A con Villarreal, Maccabi Tel Aviv e Slavia Praga.



Roberto Bordin, Sheriff Tiraspol – “The Italian Job”, anche in Moldavia. È la storia di Roberto Bordin, allenatore italiano dello Sheriff Tiraspol, club che milita nella Divizia Na?ional?, la prima divisione moldava. Un’avventura iniziata nello scorso anno dopo la lunga gavetta da “vice”. Una carriera in panchina iniziata al fianco di Mandorlini come allenatore in seconda passando da Bologna, Padova, Siena, Sassuolo, fino all’esperienza in Romania nel CFR Cluj, vincendo campionato, la Coppa e la Supercoppa di Romania. Il resto è storia recente: sempre a supporto di Mandorlini dal 2010 al 2015 a Verona,  ottiene la promozione in Serie B dopo i play-off nel campionato di Lega Pro Prima Divisione 2010-2011 e successivamente la promozione in Serie A nella stagione 2012-2013 con due salvezze raggiunte. La svolta arriva però nel marzo del 2016 quando approda sulla panchina della Triestina in Serie D, ottenendo la salvezza ai play-out. Passano pochi mesi ed ecco un’altra telefonata: “Si è fatto sentire un procuratore moldavo, che mi ha invitato a Tiraspol. Non mi sarei più aspettato di andare ad allenare all'estero, ma una volta giunto là, viste le strutture, i 18 campi di allenamento, lo stadio di ultima generazione e la professionalità del club, ho subito accettato la proposta". Bordin subentra così al francese Bruno Irles nell’ottobre del 2016 e alla prima stagione allo Sheriff conquista la Coppa di Moldavia e pochi giorni dopo anche il campionato vincendo ai rigori lo spareggio contro il Dacia Chisinau. Nella sua prima esperienza da tecnico in Europa League dovrà fare i conti con Copenaghen, Lokomotiv Mosca e Zilina nel gruppo F.



Lucien Favre, Nizza – Una gavetta in patria per lo svizzero Lucien Favre, prima di trovar fortuna in Germania e poi in Francia. Determinante nel 2003 il passaggio allo Zurigo, dove tra il 2003 e il 2007 vincerà una Coppa di Svizzera e due campionati, uno storico, quello del 2006, conquistato all’ultima giornata ai danni del Basilea dopo ben 25 anni di astinenza. Nel 2007 il passaggio all'Hertha Berlino, esperienza che si concluse con l’esonero nel settembre 2009. Ma è al Borussia Mönchengladbach, nel 2011, il momento della svolta: con la squadra fanalino di coda, Favre riesce ad ottenere una salvezza quasi miracolosa tramite gli spareggi. È solo l’inizio, perché il Gladbach otterrà grandi risultati anche l’anno seguente mantenendo la terza posizione per alcune giornate per poi chiudere il campionato al quarto posto, con tanto di piazzamento ai preliminari di Champions League. Il triplo impegno della stagione successiva verrà pagato a caro prezzo dal club e dallo stesso Favre, che già a settembre si trova costretto a rassegnare le dimissioni. In quel di Nizza, lo scorso anno, è iniziata l’ultima tappa dell’avventura europea dello svizzero, già ricca di soddisfazioni: i francesi si laureano infatti campioni d’inverno in Ligue1, raggiungendo il terzo posto e quindi i preliminari di Champions, sfumata soltanto per mano del Napoli ad agosto. La grande opera di Favre con gli Aiglons consiste soprattutto nell’aver riqualificato un giocatore come Mario Balotelli, vera e propria rivelazione della scorsa stagione. Un tecnico carismatico, molto metodico, moderno e attento ai particolari, che racchiude nell’intensità e nella circolazione del pallone i punti di forza del proprio credo calcistico. Negli anni ha lanciato anche due svizzeri passati nel Belpaese: Gökhan Inler e Blerim Dzemaili, entrambi rimasti molto legati al proprio maestro. Il suo Nizza fa parte del gruppo K insieme a Lazio, Zulte Waregem e Vitesse.



         

   



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