Autore Topic: Ciro Immobile: Il Manuale Del Centravanti  (Letto 311 volte)

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Ciro Immobile: Il Manuale Del Centravanti
« : Lunedì 11 Settembre 2017, 07:56:49 »
http://www.vocidisport.it/ciro-immobile-manuale-del-centravanti/



Quella di Ciro Immobile è una storia a dir poco entusiasmante, ricca tanto di momenti topici e impossibili da dimenticare quanto di brusche frenate e periodi bui. In un continuo e rapido susseguirsi di gioie e dolori, di soddisfazioni e di amarezze, il tutto cambiando costantemente città, ambizioni ed obiettivi – sia personali che collettive – il classe ’90 da Torre Annunziata non si è mai arreso, dando sempre il massimo di sé stesso e riuscendo a mostrare gradualmente dei miglioramenti esponenziali anno dopo anno. Alla corte di Simone Inzaghi, il bomber 27enne ha raggiunto l’apice della sua carriera, rasentando la perfezione e inserendosi alla grande nei meccanismi di gioco del tecnico piacentino. Prima di arrivare a questi livelli, però, il buon Immobile ha dovuto superare parecchi ostacoli e affrontare sfide che hanno rappresentato tappe cruciali per il prosieguo della sua avventura nel mondo del calcio che conta.

Cresciuto nel vivaio del Sorrento, viene prelevato giovanissimo dalla Juventus, approdando in bianconero nel 2007, a soli 17 anni, voluto da Ciro Ferrara. Nella stagione 2008-2009 ha modo di debuttare in Serie A e in Champions League, rilevando in entrambi i casi il suo idolo d’infanzia Alessandro Del Piero, bandiera e capitano della Vecchia Signora. Con la Juventus mette insieme cinque presenze in due anni tra campionato e coppe, mentre con la Primavera trionfa per due volte consecutive al Torneo di Viareggio (nel 2009 e nel 2010), risultando in entrambi i casi decisivo in finale (doppietta nel 4-1 alla Sampdoria e tripletta nel 4-2 all’Empoli) e vincendo, nel secondo caso, la classifica marcatori del torneo con dieci reti. Trova poi il modo di avere maggiore continuità con le maglie di Siena prima e Grosseto poi, ma è con il Pescara di Zdeněk Zeman che riesce a mettere in mostra le sue notevoli doti anche tra i grandi.

In Abruzzo è il terminale offensivo di una squadra che sin dalle prime giornate punta alla promozione in massima serie e fa capire le sue intenzioni attraverso una serie di risultati a dir poco impressionanti. A supportare il classe ’90 ci sono altri due giovani che poi faranno parlare molto di loro negli anni a seguire, ossia il centrocampista classe ’92 Marco Verratti e l’esterno offensivo classe ’91 Lorenzo Insigne, i quali formano con Immobile un trio da capogiro su cui si fonda la gran parte delle speranze del Pescara di tornare in Serie A. Sotto la guida di Zeman, il Delfino diverte e fa risultati, giocando un calcio spumeggiante ed efficace che permette ai tre talenti biancoazzurri di esaltarsi e mettersi in evidenza con impressionante regolarità. A fine stagione Immobile totalizza la bellezza di 28 reti in 37 presenze, laureandosi capocannoniere del campionato cadetto e fruttando ben diciannove punti a suoi, risultando più che decisivo per il piazzamento del Pescara al primo posto con 83 punti: senza i suoi numerosi gol, infatti, gli abruzzesi sarebbero arrivati al settimo posto, dunque non avrebbero nemmeno avuto accesso ai playoff.

La sensazionale stagione alla corte di Zeman gli permette di debuttare in Serie A, seppur non con il Pescara. In estate, infatti, ad acquistarlo è il Genoa, che lo aveva già prelevato in comproprietà dalla Juventus nel gennaio 2012 e andando a segno all’esordio, nel match vinto 2-0 contro il Cagliari, per poi ripetersi nel ko per 3-1 a Marassi con la sua ex squadra, la Juventus. Colpisce anche nella sconfitta casalinga per 2-4 contro la squadra della sua città, il Napoli, quindi va a segno nel derby della Lanterna perso 3-1 con la Sampdoria e permette ai rossoblu di tornare a casa con un prezioso pareggio per 1-1 contro l’Inter a San Siro. A fine stagione totalizza appena cinque reti in 34 presenze, tornando alla Juventus, che gira la metà del suo cartellino ai cugini piemontesi del Torino. Sotto la guida di Giampiero Ventura, Immobile torna ai livelli mostrati in quel di Pescara e segna con una regolarità impressionante, impiegando pochissimo tempo ad entrare nel cuore dei tifosi granata.

Con la maglia del Toro disputa una stagione fantastica, laureandosi capocannoniere con 22 reti in 33 presenze e diventando il tredicesimo calciatore nella storia ad esser salito sul trono dei bomber sia in Serie B che in Serie A. Oltre a ciò, il bomber classe ’90 guadagna anche un posto tra i 23 convocati del commissario tecnico Cesare Prandelli per i Mondiali, disputando così la sua prima competizione internazionale con l’Italia, con cui aveva debuttato il 5 marzo 2014 nell’amichevole persa per 1-0 a Madrid contro la Spagna. Subentrato nel finale del vittorioso debutto (2-1 ai danni dell’Inghilterra), viene schierato dal primo minuto nel decisivo ultimo match del girone contro l’Uruguay, in cui gli azzurri perdono 1-0 e vengono eliminati al primo turno per la seconda volta consecutiva. Poco prima dell’inizio della rassegna iridata, Immobile si trasferisce al Borussia Dortmund per poco meno di 20 milioni di euro. In Germania ha l’arduo compito di non far rimpiangere il micidiale ed implacabile cannoniere polacco Robert Lewandowski, passato ai rivali del Bayern Monaco, ma le cose non vanno come previsto e – a causa soprattutto di un ambientamento piuttosto complicato – l’ex Torino totalizza 10 reti in 34 presenze, risultando particolarmente utile in Champions League, decisamente di meno in Bundesliga.

Dopo appena un anno trascorso con la casacca giallonera, Immobile prova a rilanciarsi al Siviglia, ma anche in terra spagnola le cose non vanno benissimo, anzi. In Andalusia il classe ’90 si adatta con difficoltà ancor più evidenti, facendo registrare lo scarno bottino di quattro reti in 15 presenze e tornando al Torino dopo sei mesi per non perdere l’Europeo con la Nazionale e ritrovare la forma dei tempi migliori. In granata riesce ad andare in gol per cinque volte nella parte conclusiva della stagione, con il ct Antonio Conte che gli trova un posto tra i convocati per la manifestazione continentale. Chiuso dalla coppia d’attacco titolare formata da Pellè ed Éder, Immobile scende in campo in appena due occasioni ed è titolare soltanto nell’ininfluente ultima gara del girone persa per 1-0 al cospetto dell’Irlanda. Con l’avvento di Giampiero Ventura sulla panchina della Nazionale, torna in breve tempo a ricoprire il ruolo di centravanti titolare, anche e soprattutto a causa dell’esclusione del collega di reparto Graziano Pellè per la mancata stretta di mano al commissario tecnico dopo una sostituzione. Nel frattempo, Immobile ritrova appieno sé stesso con la maglia della Lazio, di cui diviene il principale punto di riferimento e risulta perfetto per la squadra biancoceleste.

Nella Capitale, l’attaccante di Torre Annunziata vive la sua seconda miglior stagione da professionista per ciò che concerne la media realizzativa (26 reti in 41 presenze) e stabilisce il suo nuovo record di gol segnati in una singola annata di Serie A (23). Per la prima volta in carriera, Immobile è protagonista indiscusso sia con la maglia della sua squadra di club che in Nazionale, dove contro la Macedonia mette a referto la doppietta che permette agli azzurri di evitare una sconfitta che avrebbe avuto del clamoroso e, inoltre, avrebbe compromesso e non poco la già complicata situazione degli uomini di Ventura nel rispettivo girone delle qualificazioni ai Mondiali 2018. Osservando al meglio le tappe principali che hanno contraddistinto fin qui il percorso da calciatore di Ciro Immobile, risulta evidente che il centravanti campano ha svolto nel migliore dei modi la gavetta e, anche quando il suo cammino sembrava essersi inceppato, ha saputo riprendersi alla grande ed ha addirittura superato sé stesso in varie occasioni.

Il suo 2017-2018 è iniziato in maniera superlativa tra Lazio e Nazionale: con la maglia biancoceleste ha annichilito la Juventus con una doppietta in Supercoppa italiana, consegnando il trofeo alla società capitolina, ha realizzato il gol decisivo nel successo per 2-1 in casa del Chievo e, ieri, ha letteralmente asfaltato il Milan con una tripletta e un assist nella pirotecnica vittoria per 4-1 contro i rossoneri all’Olimpico. Con l’Italia, invece, ha segnato il gol che ha permesso ai nostri di battere l’Israele per 1-0 e ritrovare i tre punti dopo il 3-0 incassato dalla Spagna. Insomma, a 27 anni Immobile pare aver ormai raggiunto quella tanto agognata maturità calcistica ed ha risposto nel migliore dei modi alle tante critiche, spesso e volentieri frettolose o immotivate, ricevute nel corso degli anni. La stagione è appena iniziata e di certo l’attaccante della Lazio e della Nazionale farà parlare di sé per un bel po’, in quanto non sembra affatto intenzionato a fermarsi e a porre fine a quello che probabilmente è il periodo più fruttuoso e brillante della sua carriera. Il giusto premio per un autentico numero nove col gol nel DNA, di quelli che al calcio italiano sono mancati per tanto tempo dopo le ere dei vari Inzaghi, Vieri, Montella, Toni e Gilardino.

di Dennis Izzo

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