Autore Topic: IL PRECEDENTE - Il saluto a Giorgio, Candreva abbraccia la Nord e Mauri “rovescia” il Napoli  (Letto 392 volte)

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                           La Lazio non batte il Napoli in casa dal 7 aprile 2012. Quella sera in gol andarono Candreva, Mauri e Ledesma, tutti ormai lontani. Quella di oggi è un’altra squadra, immagine e somiglianza del proprio allenatore. Per vincere serviranno la bravura di Inzaghi, quella che fino ad adesso non è mai mancata, i soliti, provvidenziali gol di Immobile, le giocate di Luis Alberto e Milinkovic e la solidità della difesa. E se tutto ciò non dovesse funzionare alla perfezione, allora non potranno mancare sacrificio, cuore e grinta. L’ultima volta i biancocelesti trionfarono così, scendendo in campo col coltello fra i denti. Come faceva Giorgio Chinaglia, ricordate? Facendo come lui arrivò la vittoria. Combattendo come combatteva lui gli azzurri vennero messi al tappeto. Sotto il suo sguardo, con la sua maglia indossata entrando sul prato, ricordandolo per un minuto ma senza scordarselo mai la Lazio sconfisse una squadra che sulla carta era superiore. Oggi la storia può ripetersi perché è già successo.



SO' BRIVIDI FORTI - Giorgio se ne andò il primo aprile, lo scherzo più brutto che potesse fare. Prima della gara venne distribuita ad ogni calciatore della Lazio la sua maglia, quella che indossava sempre con orgoglio. Un 9 grande sulla schiena ed era come se la sua energia si infondesse nella pelle e nel sangue dei calciatori, elettrizzandoli, caricandoli. Dalle tribune si sollevarono cori e scrosciarono applausi, poi venne srotolata una sua gigantografia che lo ritraeva fiero col dito verso la curva sud. Sotto la didascalia: “Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia”. Brividi. Lo stesso grido che la Lazio fece suo, sin dall’inizio.







NAPOLI ROVESCIATO - Appena otto minuti e Candreva bucò De Sanctis dopo la sponda di capitan Rocchi. Bucato nel vero senso della parola perché il pallone passò sotto il corpo del portiere: troppo forte per essere stoppato. In gol proprio lui che, da quando arrivò a Roma, venne fischiato per una fede giallorossa da scontare. E allora si sfogò correndo come un matto verso la Curva Nord, abbracciando i suoi tifosi, gridando a più non posso: era il suo grido di battaglia. La partita era vivace, il Napoli provò a reagire e al 33’ arrivò il pari con l’ex Pandev, imbeccato da un colpo di tacco geniale di Lavezzi. Nel secondo tempo i biancocelesti continuarono a spingere alla ricerca del nuovo vantaggio e l’occasione arrivò al 68’. Radu scese sulla sinistra, fece partire verso l'area di rigore un cross che nessuno riuscì a colpire. Tranne Mauri: si alzò in volo e rovesciò tutto, pallone e Napoli. Un’acrobazia da cartolina che non lasciò scampo a De Sanctis. A quel punto nulla più poteva cambiare, un gol così in una giornata importante come quella non era certo una coincidenza. Ma bisognava chiudere i conti e così Rocchi con un guizzo rubò il pallone a Britos conquistandosi il rigore. Sul dischetto Ledesma, destro all’incrocio e 3-1. Con cuore, grinta e sacrificio la Lazio ce l’aveva fatta, per tutti i tifosi e per Giorgio Chinaglia.



         

   



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