Autore Topic: Oggi 29 settembre, seduto in quel caffè a parlare di donne e di pallone  (Letto 343 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline News Biancocelesti

  • *
  • Post: 32684
  • Karma: +10/-3
    • Mostra profilo
    • www.biancocelesti.org
www.calciomercato.com



                    Oggi, 29 settembre. Non è una date come tutte le altre. Non lo è mai stata. Dal giorno in cui, esattamente cinquant’anni fa, un gruppo musicale italiano beat composto da quelli che Mike Bongiorno invitava sul palco definendoli  “capelloni” si presentò con un disco che avrebbe segnato la storia del nostro Paese anche n chiave di costumi, di pensiero e di comportamento. Quattro ragazzi modenesi conosciuti come “l’Equipe 84” il cui solista alla chitarra conduttrice era Maurizio Vandelli mentre alla batteria ci stava un curioso piccoletto con il musetto da topolino e gli occhi furbi da gatto. Alfio era il suo nome. Oggi non c’è più. Suona sulle nuvole pestando sodo quando c’è il temporale. 





Il disco era, naturalmente in vinile, un quarantacinque giri. Due canzoni in tutto. Il lato A con inciso il brano che, teoricamente, avrebbe dovuto “spaccare” sul mercato e il lato B con il motivo cosiddetto “minore”. Poi poteva accadere che a diventare un cult fosse proprio la “riserva”. Come in quel caso. Il cavallo di battaglia, “E’ dall’amore che nasce l’uomo” era stato scritto da Francesco Guccini che, non ancora iscritto alla Siae, non poteva firmare il suo lavoro. L’altra canzone era firmata da una coppia di autori ancora sconosciuta al grande pubblico. Lucio Battisti per la musica e Mogol per il testo. Il titolo era, appunto, “29 settembre”.





Lanciata in radio a “Bandiera gialla” da Arbore e Boncompagni impiegò un amen a scalare le classifiche e a diventare il manifesto di un’intera generazione i cui ragazzi avevano in mente di cambiare il mondo rendendolo un luogo di libertà, democrazia, solidarietà ed eguaglianza sociale autentiche. Il mondo rimase uguale, purtroppo, ma alcuni piccoli miracoli si realizzarono strada facendo.





Il 29 settembre di quell’anno si iniziava anche il campionato di calcio. Lo scudetto, a fine stagione, sarebbe stato vinto dal Milan, prima dei successi della Fiorentina di Pesaola e del Cagliari di Giggiriva e Scopigno. Sberleffi al potere e atti di giustizia per quello che era ancora soltanto un gioco. 





Un piccolo miracolo laico con il sottofondo musicale di quella stessa canzone. “29 settembre”, ancora lei però cantata da uno dei suoi due autori. Lucio Battisti, appunto, il quale era riuscito a pubblicare il suo primo Lp sulla scia del successo ottenuto da quel brano che aveva spopolato per la voce di Vandelli e compagni. Una cavalcata verso l’eternità per la coppia Battisti Mogol che venne interrotta soltanto da quella schifezza di “cosa” che si chiama morte.





La vecchiaccia infame che, in ogni caso, non avrebbe mai potuto cancellare ciò che l’uomo pur nella sua fragilità aveva creato. Come quella canzone che pesino i giovani di oggi, pur non avendo mai potuto conoscere Lucio Battisti, continuano a portarsi dentro e addosso. Come tutti noi, sopravvissuti e vecchi sognatori inguaribili, ai quali piace ancora guardare il telegiornale, ascoltare la radio , guardare vecchi film in bianconero, leggere libri e sederci al bar per parlare di donne e di pallone. Specialmente oggi, 29 settembre.

               

Vai al forum