Autore Topic: Lotito: «Anche dai romanisti adesivi identici. Dietro c’è qualcosa di strano»  (Letto 310 volte)

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Il presidente della Lazio Claudio Lotito: «Questi razzisti meritano pene severe come il Daspo a vita». E ancora: «I ragazzi di oggi vivono sul computer e pensano solo ad apparire. Per dirla con Kant, non hanno una cultura noumenica»

di Stefano Agresti

Presidente Lotito, ha letto il Diario di Anna Frank?
«Certo che l’ho letto: alle scuole medie, quando ancora ai ragazzi venivano trasmessi valori e principi».

Adesso non è più così?
«Direi proprio di no. Noi andavamo a scuola e i genitori seguivano la nostra crescita con il maestro: costruivano assieme il futuro dei figli. Poi c’era l’oratorio, che ci formava non solo spiritualmente. E, quando si era più grandi, si cominciava l’attività politica: al di là delle ideologie, venivano trasmessi altri valori».

Come sono i ragazzi di oggi?
«Non hanno più punti di riferimento positivi: vivono sui computer e pensano solo ad apparire. Per dirla con Kant, non hanno una cultura noumenica. Si rifugiano nella logica del branco e allora, per dimostrare che esistono, lanciano sassi dai cavalcavia».

E attaccano adesivi con Anna Frank.
«Non hanno letto il Diario, non sanno nemmeno chi sia Anna Frank. Se avessero coscienza di ciò che è successo agli ebrei, non potrebbero commettere atti del genere. Atti che non possono avere giustificazioni, di nessuna natura. Il valore umano è al di sopra di tutto».

C’è un modo per risolvere un problema così grave e radicato?
«Repressione e prevenzione, ecco le strade. Occorrono pene severissime, anche il Daspo a vita: dura lex, sed lex. E poi bisogna insegnare ai giovani, ai bambini. Perché chi ha determinati comportamenti non è maleducato, è ineducato: nessuno gli ha mai spiegato nulla».

Ha annunciato che porterà ogni anno un gruppo di ragazzi in un campo di concentramento: lei ci è mai stato?
«Ad Auschwitz. Là si riflette sull’ottusità umana: l’uomo è capace di barbarie inammissibili. Lo chiamerò viaggio della memoria, perché certe cose devono essere cancellate ma mai dimenticate. Non a caso ho ispirato la mia vita sui principi cristiani del rispetto e della solidarietà. Il razzismo è un obbrobrio».

Eppure continua a far parte della nostra vita quotidiana.
«Quando leggo di extracomunitari che lavorano 15 o 16 ore al giorno e guadagnano quasi niente, dico: questi sfruttatori vadano in galera e si butti la chiave».

È andato in visita alla Sinagoga il giorno dopo gli episodi dell’Olimpico: perché?
«Certo non per lavarmi la coscienza, né per giustificarmi. È stato un atto sentito e voluto, un gesto che ho avvertito di dover fare a livello interiore. Per me, per la società che rappresento, per i tifosi della Lazio. Tantissimi di loro mi hanno ringraziato».

Però i tifosi della Lazio sono spesso accusati di razzismo e puniti per questo.
«Dicerie, falsità: non sono peggiori degli altri. Anche nella nostra curva hanno trovato delle immagini di Anna Frank con la maglia della Lazio, ho le foto. E ci sono stati striscioni con su scritto: laziale ebreo. È un problema di tutti e nessuno ha fatto quanto me per combatterlo, nel calcio».

A cosa si riferisce?
«A Bologna scenderemo in campo con la maglia contro l’antisemitismo, ma ne abbiamo fatte per il Giubileo, contro la camorra, con scritto «Je suis Charlie» e «No racism». Il nostro impegno è sotto gli occhi di tutti, come il mio personale contro certi tifosi. Dal 2004, da quando ho preso la Lazio, ho cambiato tutto».

Com’era la situazione tredici anni fa?
«In curva c’erano cori razzisti, svastiche, di tutto. Li ho combattuti: sono stati arrestati, hanno subito misure cautelari e sequestro di beni. Se la sono presa anche con me e la mia famiglia: mio figlio non è voluto entrare allo stadio per tanto tempo. Non è un caso se vivo ancora sotto scorta».

Ora però anche quei tifosi che ha combattuto sono tornati dalla sua parte.
«Ma io non mi sono riconciliato con nessuno, sia chiaro: non accetto illazioni. Ho tracciato una strada maestra e hanno deciso di seguirla».

Però in curva il razzismo non è stato debellato, evidentemente.
«La Lazio non ha responsabilità, questo è certo. Per fortuna hanno preso i responsabili, voglio capire chi sono, perché potrebbe anche esserci dietro qualcosa di strano, di diverso. Non tutti sono contenti che i tifosi più estremi siano venuti dalla mia parte».

Teme che la Lazio possa essere vittima di un complotto?
«Dico solo che mi aspetto che tra qualche tempo venga fuori qualcosa contro di me».

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