Autore Topic: Ecco la (vera) telefonata di Lotito  (Letto 443 volte)

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Ecco la (vera) telefonata di Lotito
« : Giovedì 26 Ottobre 2017, 15:00:12 »
www.iltempo.it



Il presidente della Lazio parlava con un membro della comunità ebraica

di Luigi Salomone

Sono 48 ore che non si parla d’altro. Ovvero dello stralcio di una telefonata di Claudio Lotito (definita da tutti choc, vergognosa, indecente) carpita sull’aereo Milano-Roma non si sa bene da chi e poi pubblicata su giornali e social. La frase incriminata con la voce di Lotito è la seguente: «Andiamo a fare la sceneggiata», come a dire che il presidente della Lazio – per mettere una pezza alla storia degli adesivi di Anna Frank nella curva romanista – s’era inventato una passerella in sinagoga ad uso esclusivo di cameraman e fotografi. Da qui la decisione, questa sì choc, di alcune persone di prendere la corona di fiori portata dalla Lazio al ghetto e buttarla nel Tevere in segno di disprezzo. Su Lotito si è scatenato il finimondo anche grazie al tam tam mediatico e allo stesso presidente che non ha chiarito pubblicamente ciò che oggi Il Tempo è in grado di rivelare. E cioè gli esatti contenuti di quella e di altre telefonate intercorse fra Lotito e Vittorio Pavoncello, riferimento dello Sport per la comunità ebraica nonché presidente del Maccabi Roma. Proprio cosi: nella telefonata choc Lotito non parlava con un conoscente o un capo tifoso ma proprio con Pavoncello e non era nemmeno la prima volta nel corso della giornata poiché entrambi cercavano qualcuno della comunità che presenziasse all’evento richiesto da Lotito. Il frenetico giro di telefonate ha riguardato anche Arturo Diaconale e Stefano De Martino responsabili dell’ufficio stampa biancoceleste. Col trascorrere delle ore, montando la polemica sugli adesivi, Lotito insisteva a più riprese per incontrare una delegazione ebraica così da mandare pubblicamente un segnale di scuse e al contempo di pacificazione. Ma più passavano i minuti e meno rassicurazioni arrivavano dai vari interlocutori contattati (su tutti, Daniel Funaro, consiglio direttivo della comunità ebraica).

Accanto a Lotito viaggiava il deputato Pd Dario Ginefra, che confermerà di non aver sentito alcuna telefonata di quel tenore, salvo poi fare parziale retromarcia una volta appresa l’esistenza dell’audio incriminato. Sono momenti frenetici. Passa altro tempo. La tensione sale. Anche Clemente Mimum, laziale verace, si lamenta al telefono con Lotito che dà segni evidenti di nervosismo perché vuole mandare un segnale ma tutto sembra remargli contro fino a quando non gli arriva la telefonata di Pavoncello – passato attraverso ponte-radio – che gli suggerisce di chiudere questa storia andando con la squadra al ghetto e portando un mazzo di fiori in sinagoga. Contestualmente, Pavoncello invita Lotito a dire a De Martino di contattare i vertici della comunità per organizzare un incontro. Ma non si trova nessuno. Così Lotito ha contatti con un certo Adams, poi telefona personalmente a Funaro che gli ribadisce l’impossibilità di avere le personalità richieste. Diaconale prova con la presidente della comunità, Ruth Dureghello: niente da fare. E allora ecco un altro giro frenetico di telefonate compresa l’ultima, quella con Pavoncello che richiama Lotito, il quale risponde come tutti sanno venendo intercettato a sua insaputa da un passeggero seduto lì vicino. Un ascolto veloce e approssimativo dell’audio di Lotito, condito dai successivi cornmenti al vetriolo di giornalisti e politici, effettivamente porta a pensare male del presidente della Lazio. Ma stando a quanto ricostruito da Il Tempo e dall’ufficio legale di Lotito, pronto a una raffica di querele, l’audio incriminato (estrapolato dal contesto) in realtà andrebbe interpretato al contrario. E cioè quando Pavoncello conferma per l’ennesima volta a Lotito che le personalità della comunità ebraica sono all’estero o non disponibili, ecco Lotito sbottare: ma se non c’è nessuno che vado a fare, una sceneggiata? Frase ripetuta più volte in più telefonate. Fonti molto vicine alla società confermano a Il Tempo che Pavoncello avrebbe suggerito a Lotito di andare lo stesso a posare la corona perché comunque, alla fine, qualcuno si sarebbe fatto vedere.

Lotito avrebbe detto sì, poi però ci avrebbe ripensato. E nel richiedere invano ulteriori rassicurazioni è finito per scontrarsi con la richiesta, velata, di rinunciare alla posa dei fiori. «Aho, se non viene nessuno annulla tutto». Lotito trasecola. Ormai la macchina organizzati va è in movimento, Peruzzi ha contattato i giocatori Wallace e Felipe Anderson, le polemiche sono alle stelle, la società è sotto attacco e vuole reagire coi fatti. Il presidente si rivolge ancora a Pavoncello, che gli spiega il viaggio in America del Rabbino e del vice Rabbino, si lamenta di questo clamoroso diniego (chiaramente la portata mediatica del gesto di portare la Lazio davanti alla Sinagoga sarebbe stata molto ridimensionata) ed ecco il termine «sceneggiata» che tanto fa discutere ma ha solo un significato: senza nessun membro della Comunità, presentarsi davanti alla Sinagoga sarebbe servito a poco anche per dare un ulteriore segnale, rispetto agli atti già compiuti nel passato, per i tifosi più estremisti della Lazio. Lo dice Pavoncello, lo usa Lotito. Ieri un ulteriore colloquio telefonico chiarificatore fra Lotito e Pavoncello. Ecco spiegato perché il presidente della Lazio, richiesto di un atto di penitenza, si è ben guardato dal chiedere scusa.

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