Autore Topic: IL PAGELLONE 2017 - Nel nome di Simone Inzaghi: la Lazio è diventata una Super-squadra  (Letto 271 volte)

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                           C'è gloria per tutti nel 2017. Almeno per chi è rimasto. Un nome però risuona più degli altri, una nota sopra. È quello di Simone Inzaghi, condottiero di una squadra diventata super. Merito della vittoria di agosto contro la Juventus, ma non solo. Il quinto posto ottenuto al termine della passata stagione lo ha reso importante. L'inizio di questa, fondamentale. Tante vittorie, su tutte l'aver riportato entusiasmo nell'ambiente e i tifosi allo stadio. È una Lazio che si nutre finalmente di passione, a tutti i livelli: dalla società ai calciatori, passando per il suo popolo. Andiamo ad analizzare l'anno appena trascorso, con Inzaghi minimo comun denominatore. Come d'abitudine, Lalaziosiamonoi.it vi propone il Pagellone dell'anno solare. Buona lettura!



LA SOCIETÀ



LOTITO Claudio: Leader distratto - Claudio Lotito l’instancabile. Resta il patron della Lazio, ma con molti meno compiti operativi degli anni passati. Lui punta in alto, come sempre nella sua carriera da dirigente. L’obiettivo principe però è sicuramente affermarsi al di la della Lazio. La stanza dei bottoni del calcio è ciò a cui ambisce. Un ruolo in Federazione e la certezza di non uscire dal giro dei potenti della sfera a scacchi è il suo imperativo quotidiano. Questo lo porta inevitabilmente a staccarsi dalle questioni di ‘casa Lazio’, delegate molto più di frequente ai suoi fedelissimi. Il campionato passato ha visto il club tornare in Europa League, ma non va dimenticata una finale di Coppa Italia raggiunta e una Supercoppa alzata in cielo difronte alla Juventus dei campioni. Ha condiviso acquisti e cessioni con il diesse Igli Tare. In ambito di mercato il saldo non può che ritenersi positivo. Ottimi sono stati gli affari di Keita (ceduto a più di 30 milioni, praticamente a scadenza) e di Lucas Biglia altri 17 milioni. All’apparenza un po’ un azzardo risulta l'innesto del duo baby portoghese Neto-Jordao (costato parecchio), ma in generale la squadra consegnata ad Inzaghi sembra essere migliorata al netto delle partenze. Significativa la mano tesa del club alla gente. Segnali di disgelo che hanno contribuito a far da collante fra squadra, società e tifosi. VOTO 6.5 



TARE Igli: "Io vi troverò" - Dal celebre film con protagonista Liam Neeson. Igli Tare si muove così sul mercato. Non gli sfugge nulla. Scova dove gli altri non immaginano, tratta dove nessuno sa. Il suo successo più grande si chiama Milinkovic Savic, sul quale dal 2015 ha puntato parecchio. Oggi il serbo vale più di 100 milioni di euro e potrebbe rappresentare in prospettiva la cessione più remunerativa per un club dal big ben del calcio in Italia. Ma la trovata più suggestiva del diesse albanese in questa stagione, affonda le radici in quella passata. Il suo nome è Luis Alberto e della Lazio ormai è l’autentico artista. Dopo la trasformazione da un anno all’altro da bruco a farfalla, il talento spagnolo si è preso la scena. Oggi vale un capitale e Igli Tare gongola pensando al suo gioiello. I successi di Tare però non campano di rendita e allora come non nominare Lucas Leiva. Il suo approdo alla Lazio è stato un autentico colpo di teatro, subito dopo la partenza di Biglia. Leiva ha scelto di sposare i colori biancocelesti abbandonando la Premier. Un salto multiplo, passato sicuramente dal lavoro di diplomazia operato da Tare. La campagna acquisti estiva non si è conclusa ad agosto. L'ultimo affare è stato programmato per gennaio. Tra poche ore infatti si riaprirà il mercato e la Lazio arruolerà subito Martin Caceres, parcheggiato a Verona. Ottimo il rinnovo di Milinkovic. Caotica invece la gestione del contratto di De Vrij. Tare e Lotito stanno provando da mesi a trattenerlo. È l'ultima stagione in biancoceleste serve un prolungamento per non perderlo a zero. Lo sforzo c'è stato. L’asticella dell'offerta si è alzata, ma senza far saltare il banco. Perderlo senza indennizzo rappresenterebbe comunque una sconfitta. Il diesse albanese é cresciuto parecchio negli anni. È bravo, è ambito da parecchi club. Una fortuna averlo alla Lazio. VOTO 8



PERUZZI Angelo: Altrimenti ci arrabbiamo - Facciamo una scommessa: se doveste sentire qualcuno parlare male di lui… no dai, è impossibile. Il club manager della Lazio sa come farsi volere bene. E come farsi rispettare. Anzi, ancora di più: sa benissimo come far rispettare le regole dentro lo spogliatoio. Facile, direte voi, grande e grosso com’è: se fosse un giudice di Masterchef, Cannavacciuolo dovrebbe trovarsi un altro talent. Ricordate la sfuriata di Lulic dopo la sostituzione di Bologna? “Io e Angelo lo abbiamo subito preso in disparte - scherzò (forse) Tare . Noi siamo belli grossi, in quel momento poteva solo dirci che era d'accordo con noi”. Ma oltre le (s)palle c’è di più, a cominciare dall’esperienza e dal carisma, dalla concretezza e dalla saggezza che gli ha donato la sua terra, l’entroterra viterbese. “Non ho la bacchetta magica”, aveva messo in chiaro al momento del suo ritorno a Formello, nell’estate di un anno fa. Le bacchettate (sulle mani) però non le risparmia, anche se preferisce assai di più il dialogo, il confronto faccia a faccia, il “che problema c’hai? Vie’ qua e lo risolviamo”. Ci ha provato anche con Keita, ma la frattura in quel caso era insanabile anche per lui. Per il resto, patti chiari e amicizia lunga: è di agosto il documento con i punti cardine della condotta che ogni giocatore deve mantenere. Voleva firmare solamente per tre mesi, a fine stagione festeggerà il secondo anno da mastice tra dirigenza, allenatore (con Simone Inzaghi la sintonia è pressoché totale) e squadra. E ultimamente lo vediamo anche più spesso intervenire di fronte alle telecamere: per la Lazio, questo, può essere solo che un bene. Di lui, dicevamo, parlano tutti bene: da Lotito a Tare, da Diaconale a giocatori attuali ed ex compagni. La sintesi migliore, però, è di un personaggio storicamente distante dal mondo biancoceleste: “Il suo è un contributo eccezionale - i complimenti sono di Luciano Spalletti -, è uno di quelli che ci parli due volte e ci diventi subito amico”. Secondo noi, per diventarci amico, basta anche una volta sola. VOTO 7.5



DE MARTINO Stefano: Lazio Style - Dopo tanti anni di Lazio, per qualche attimo la sua immagine ha vacillato. Il rischio fu l'inserimemto nello staff della comunicazione di Arturo Diaconale. Il terremoto durò poco però, giusto il tempo di assestarsi. De Martino e la Lazio sono una cosa sola. Professionalità e cuore laziale, "Lazio style" insomma. Il Responsabile della Comunicazione è il padre di tutti gli strumenti del comunicare biancoceleste. Dalla rivista inaugurata nel 2010 all'agenzia ufficiale della SS Lazio messa online nel 2016. Pozzo di idee inesauribile, De Martino si applica quotidianamente nell’osmosi necessaria fra l’interno e l’esterno dell’affollato mondo biancoceleste. Il suo ruolo di Responsabile della Comunicazione lo svolge a pieno, con tanta dedizione e voglia di fare. Cura i media da lui realizzati ed è disponibile nel fornire assistenza ai giornalisti dell'ambiente Lazio, quando è necessario. Aspetti da migliorare: resta il solito neo biancoceleste: “Accorciare la distanza fra il tifoso e la squadra non solo attraverso organi ufficiali, ma avvalendosi anche del mondo circostante”.  Ciò ovviamente esula dalla sola volontà di Stefano De Martino, ma ora potrebbe essere giunto il momento di spingere fortemente in questa direzione. Una tale mossa, gli consegnerebbe la corona indiscussa della Comunicazione Lazio. VOTO 7.5



DIACONALE Arturo: "Il portavoce" -  Più di un Responsabile della Comunicazione. Diaconale rappresenta la società. Il suo verbo, i suoi comunicati sonno la perfetta trasposizione del Lotito pensiero. Arturo Diaconale ha speso spesso la sua immagine e il suo carisma a difesa della Lazio. Non ha mai temuto ritorsioni, nemmeno in Rai, dove lui ha un peso specifico importante. La Lazio innanzitutto! Laziale dentro e uomo saggio, è stato un buon collante fra la gente e il club. Il suo operato finalmente si è dimostrato utile. VOTO 7



L'ALLENATORE



INZAGHI Simone: “Puro e disposto a salire a le stelle” - Com’era la storia del secondo anno? Una stagione da urlo, quella dopo una presa a male epica. E di nuovo così, nell’eterna girandola del già previsto. Bene, Simone il fu Inzaghino, ora semplicemente Inzaghi, a questa infelice tradizione ha dato un bel calcio nel didietro. Nel cuore dei tifosi, anzi, questa sua Lazio-capitolo 2 si sta ritagliando uno spazio anche più grande rispetto alla Lazio-capitolo 1 (senza contare il finale del 2015/16). E se il vero capolavoro della scorsa stagione era stata l’accoppiata derby di Coppa Italia-derby di ritorno di campionato, a metà agosto il trionfo in Supercoppa Italiana aveva già alzato l’asticella delle aspettative. Giovane, preparato e determinato lui, spavalda, unita e coraggiosa la sua squadra: Simone ha plasmato un gruppo a sua immagine e somiglianza, umile ma allo stesso tempo ambizioso. E che ha trovato la forza dentro di sé, proprio quando all’esterno la tendenza comune era a snobbare la Lazio nella corsa ai vertici: “Fino alla Supercoppa nessuno ci metteva nelle prime otto - commentò sarcastico Inzaghi dopo la vittoria contro la Juve - adesso forse qualcuno ci metterà al sesto posto”. Nel frattempo, l’asticella si è sollevata ancora di più: il campione d’Italia del 2000 ora vuole fortissimamente quel pass per la Champions League che gli è sfuggito lo scorso anno. Intanto la sua Lazio è quella che, nella storia biancoceleste, ha segnato più gol di tutte nella prima metà di campionato: nel pantheon degli allenatori laziali, Simone vuole entrarci in grande stile. E poi non dimentichiamocelo: se Luis Alberto è diventato oggi un trascinatore di folle, una buona parte del merito è anche suo. Perché Inzaghi, nello spagnolo, ci ha creduto. Come crede nei suoi ragazzi, nella bontà delle sue idee e in quelle del suo staff. Questo voto non può che essere infatti anche per il suo vice Farris, per i collaboratori Cecchi e Cerasaro, per i preparatori Ripert, Bianchini, Fonte, per Grigioni e per tutti quanti lavorano ogni giorno a stretto contatto con il tecnico piacentino. Una squadra al servizio della squadra, quella che scende in campo e rende orgogliosi i tifosi. VOTO 9



LA SQUADRA



PORTIERI



GUERRIERI Guido: Chi l’ha visto? - Nessuna presenza e zero minuti giocati in tutto il 2017. L’annus horribilis per Guerrieri, che nei primi sei mesi ha sempre fatto panchina a Trapani. Eppure in Sicilia nel 2016 era partito con i galloni del titolare, ma un po’ i suoi errori, un po’ la stagione sfortunata della squadra hanno fatto sì che perdesse il posto. Tornato in estate a Roma con speranze da vice Strakosha, Inzaghi gli ha preferito anche Vargic. Per l’ex Primavera un ruolo da terzo portiere, sebbene il croato non sia sembrato ineccepibile nelle due apparizioni in Europa League. La svolta per Guido può arrivare dalla fiducia che in lui ripone la società, tanto che il mese scorso è stato prolungato il contratto fino al 2021. Del resto anche Strakosha prima di diventare quello che è diventato ha dovuto penare un po’ in quel di Salerno. Il nome di Guerrieri può essere caldo nella finestra di mercato di gennaio, del resto mettere minuti non può che fargli bene. VOTO ng



MARCHETTI Federico: Desaparecido - Un 2017 da incubo quello del portiere di Bassano del Grappa. Nonostante la fiducia di Simone Inzaghi, che lo aveva sempre considerato il titolare inamovibile della squadra, Marchetti col passare dei mesi si è perso. Prima i problemi fisici, poi l'ascesa di Thomas Strakosha, lo hanno portato pian piano a sparire dai radar. In questo anno solare che volge al termine, sono solo 5 le presenze collezionate, 4 in campionato, e una in Coppa Italia nei quarti di finale contro l'Inter. L'ultima apparizione risale invece al 5 febbraio 2017, in occasione della sfida con il Pescara, vinta dai biancocelesti per 2-6 sul campo degli abruzzesi. Da quel momento in poi si sono perse le sue tracce, e anche Vargic e Guerrieri gli sono stati preferiti per il ruolo di secondo e terzo portiere. È fuori dalla rosa dei 25 giocatori, e il suo contratto scadrà il 30 giugno 2018. Da quel momento Marchetti sarà libero di decidere il suo futuro. A 34 anni avrebbe ancora del tempo per provare a rilanciarsi in una realtà diversa. Starà a lui decidere, se provare a darsi una seconda possibilità, oppure se appendere definitivamente i guantoni al chiodo. VOTO ng



STRAKOSHA Thomas: Audace - Nell’Olimpo delle stelle coi guantoni, in casa Lazio, è destinato ad entrarci presto il buon Thomas. Chewing-gum sempre in bocca, spavalderia che non guasta, il tutto condito da un talento purissimo. Tra i pali è un ragno, soffre insieme alla squadra, sente il bisogno di tenere la porta inviolata. In Serie A l'albanese è il portiere che tocca più palloni, come un portiere di calcio a cinque, a Thomas piace sentirsi parte del gioco. Il 2017 lo vede consacrarsi a livelli altissimi: Inzaghi non ci rinuncia mai, di fatto non esiste neppure un suo vice. Il punto più alto del suo 2017 è il rigore parato oltre il novantesimo a Dybala, decisivo per una vittoria storica allo Stadium con la Juventus. Questo è stato anche l’anno del rinnovo fino al 2022, altro step di un percorso incredibile. Un altro portiere fatto in casa, e che punta alla Hall of Fame dei numeri uno transitati a Formello. VOTO 7.5



VARGIC Ivan: “Ricomincio da tre” – Diceva Troisi a un dubbioso Lello Arena: “Tre cose mi sono riuscite nella vita, perché devo perdere anche quelle?”. Una citazione che potrebbe fare al caso di Ivan Vargic, ma con le dovute modifiche. Perché effettivamente le presenze totalizzate dal secondo portiere biancoceleste nell’arco dell’ormai passato 2017 sono tre. Ma non tutte hanno avuto un riscontro positivo. Nel match Lazio – Inter della seconda parte della scorsa stagione fece il suo esordio con l’aquila sul petto. Non proprio una giornata da segnare sul calendario, dato che la squadra di Inzaghi ne uscì sconfitta. Vargic però ebbe la possibilità di presentarsi ai suoi tifosi, consapevoli che per i 3 gol subiti dai nerazzurri il portiere non avesse colpe. A peccare fu la difesa. Di responsabilità ne ha avute poche anche nel pareggio del 23 novembre scorso contro il Vitesse. Lo stesso però non si può dire per la sconfitta contro lo Zulte Waregem nell’ultimo match del girone K dell’Europa League. In quella partita di errori ne ha commessi. È evidente, ha ancora molto lavoro da fare. Ma questo è il periodo migliore per i buoni propositi. E ritornando alla celebre citazione di Massimo Troisi: “Quello che è stato è stato. Adesso basta: ricomincio da tre!”. VOTO 5



DIFENSORI



BASTA Dusan: Corri Dusan, corri - L'anno che sta per volgere al termine, rimarrà sicuramente impresso per sempre nella testa di Dusan Basta. Classe 1984, il terzino serbo ha ancora tanta voglia di correre su quella fascia. Il 2017 gli ha regalato la prima rete in campionato con la maglia della Lazio, per di più in un derby. Una rete decisiva, che ha ribaltato le sorti di una gara che sarebbe potuta essere più amara, dopo il rigore inesistente fischiato a Strootman. Ma anche il primo trofeo in Italia e in maglia biancoceleste, con la vittoria della Supercoppa Italiana ad agosto contro la Juventus. Una liberazione dopo le tre finali perse con i bianconeri, e la qualificazione in Champions fallita nei preliminari con il Bayer Leverkusen. Anche in questa stagione, è partito titolare nello scacchiere di Simone Inzaghi, poi l'ennesimo problema muscolare accusato nella gara contro il Napoli, gli ha fatto perdere terreno nei confronti di Adam Marusic, esploso da quel momento in poi. Dusan da professionista qual è però, si è accomodato in panchina, ha aspettato le sue occasioni e le ha sfruttate al meglio, togliendosi anche la soddisfazione di indossare per la prima volta la fascia da capitano, nella sfida di Europa League col Vitesse. Rimane tra i giocatori più affidabili e preziosi tra quelli a disposizione di Inzaghi, che sa di poter contare su di lui. La competizione non potrà che fargli bene e dargli ulteriori stimoli, in una stagione che si prospetta ricca di impegni. VOTO 6.5



BASTOS Quissanga: Un muro (a volte) friabile - Premessa: secondo i canonici difensivi italiani, ogni squadra deve avere in rosa un giocatore roccioso e veloce nel reparto arretrato. Bastos è uno di questi. Agile, muscoloso, potente e fisico. Perfetto per lo stile di gioco in Italia. L’altra faccia della medaglia? A volte è ruvido, troppo consapevole dei suoi mezzi alla Hulk. E sbaglia. Tra infortuni e tante panchine ad inizio anno si è visto poco. Simone Inzaghi lo rilancia nella stagione 2017/2018. L’ex Rostov sale in cattedra, diventa un fedelissimo dopo l’infortunio di Wallace. Segna pure 3 gol. Ha però momenti di totale appannamento. Quando dovrebbe spazzare via la palla, la tiene. Altre disattenzioni costano caro alla Lazio, come a Bergamo contro l’Atalanta, irruento in area con un rigore causato, come con la Roma, situazione simile. Gli serve costanza per diventare un difensore al top. VOTO 6.5



DE VRIJ Stefan: Grazie di tutto - Non importa come andrà a finire. E non serve analizzare tutto l'anno per descrivere il 2017 di de Vrij. Basta e avanza l'ultima partita, quella contro l'Inter. Marcare il capocannoniere della Serie A è un compito ingrato per qualunque difensore del campionato, non per il più forte. Che annulla Icardi: sempre in anticipo, mai ricorso al fallo. L'argentino è l'ombra di se stesso, merito di quella di de Vrij che lo segue ovunque vada. Al rientro nello spogliatoio stretta di mano, con la speranza di non rincontrarlo nel prossimo anno. O magari di averlo come compagno di squadra. Già, perché è di futuro che si parla quando c'è di mezzo il nome di de Vrij. I top club d'Europa (Barcellona, Juventus, Atletico Madrid e Inter) c'hanno messo più del dovuto, ma finalmente hanno capito: nessuno è più forte di Stefan. Un'occasione resa ancor più ghiotta con quel contratto in scadenza 2018, ancora non rinnovato. Inzaghi ci spera, la società no. Ha fatto quel che poteva, ora la palla passa all'olandese. Innamorato di Roma, ma con ambizioni Champions. E se lo merita. Comunque andrà a finire, grazie. VOTO 7



HOEDT Wesley: Quel futuro che non c’è mai stato – Una promessa mantenuta a metà, è così che si può riassumere il 2017 di Wesley Hoedt. Un anno che era cominciato con le migliori premesse per il centrale olandese, che proprio nel mese di gennaio riesce a scalzare Wallace e Bastos dal blocco dei titolari dell’allora difesa a 4 di mister Inzaghi. Prestazioni convincenti, capacità nell’impostazione e anche due gol tra Serie A e Coppa Italia: al netto di qualche scivolone nel finale di stagione, dovuto anche al calo generale di tutta la squadra, la prima metà di 2017 passata con l’aquila sul petto è più che positiva. Nonostante tutto, si capisce che ben presto Hoedt avrà molto meno spazio nello scacchiere di Inzaghi: i tre derby tra campionato e Coppa Italia e la finale di quest’ultima contro la Juventus sono il chiaro segnale che il mister biancoceleste si prepara al definitivo passaggio alla difesa a 3, disposizione in cui il ruolo naturale del difensore orange è occupato senza appello da Stefan de Vrij. E infatti, in tutti questi scontri fondamentali per la stagione della Lazio Hoedt resta a guardare, giocando al massimo qualche minuto da subentrato. Questa situazione, ribadita dalla finale di Supercoppa di agosto, deve aver condizionato la scelta del classe ’94 di cedere all’offerta – pur lusinghiera anche per la Lazio dal punto di vista economico – del Southampton. VOTO 6



LUKAKU Jordan: «Ci vogliono 90 minuti, ce ne metterò 30» - «Sono il signor Lukaku, risolvo problemi». Sì, il nostro Jordan è il “Mister Wolf” di Simone Inzaghi, quello da chiamare in causa quando le cose cominciano a farsi complicate. «Ci vogliono 90 minuti, ce ne metterò 30», sembra dire in pieno stile Pulp Fiction ogni volta che l’allenatore lo manda in campo quando le difese avversarie si compattano e serve la sua energia da vera e propria forza della natura per provare a scardinarle. Come nella Supercoppa italiana contro la Juventus, decisa da Murgia proprio su un assist delizioso del belga (che da solo vale almeno mezzo punto in più nella sua votazione finale). È sempre uno dei primi cambi per Inzaghi, che lo considera (a ragione) uno “spaccapartite”. L’etichetta non è particolarmente gradita da Jordan, ovviamente preferirebbe avere più minuti a sua disposizione. Ma davanti ha il capitano, Senad Lulic, e diventa difficile scavalcare certe gerarchie. A testa bassa, però, Lukaku si sta guadagnando sempre più spazio e proprio sul finale di questo 2017 si è tolto pure lo sfizio di realizzare il primo gol con la maglia della Lazio, aprendo le marcature nel 4-0 sul Crotone. VOTO 7.5



LUIZ FELIPE Ramos Marchi: La scommessa diventata promessa - Tra le giovani rivelazioni della Lazio. Eppure il 2016 di Luiz Felipe non si era aperto certo nel migliore dei modi. L’arrivo di Bollini sulla panchina della Salernitana al posto di Sannino cambia completamente le gerarchie difensive. E il giovane brasiliano, nonostante le parole di stima dell’ex tecnico della Primavera, non vede più il campo. Cinque mesi tra panchina e tribuna con la stagione chiusa in anticipo per una lesione muscolare di secondo grado al retto femorale. Poi in estate la sorpresa: Inzaghi lo aggrega ai suoi per il ritiro di Auronzo di Cadore. “È una benedizione per noi e la realizzazione di un sogno per Luiz", raccontava emozionata la mamma Patricia. Test superato. Il classe ’97 viene confermato nella rosa biancoceleste e contro il Milan, subentrando a Radu, fa anche il suo esordio in campionato. Complice qualche infortunio e soprattutto il ricambio in campo continentale, l’ex Ituano diventa protagonista in Europa League dove gioca tutte le partite da titolare. Qualche sbavatura figlia dell’età, ma Luiz Felipe dimostra tutti i suoi pregi: ha grande personalità, è puntuale nelle chiusure (pur entrando duro quando serve) e imposta l’azione a testa alta. Una crescita costante che potrà proseguire con il nuovo anno. Dalla D brasiliana alla A italiana: un altro giovane di prospettiva per la Lazio. VOTO 6.5 (ng con la Salernitana)



MARUSIC Adam: E chi ti ferma più… - Proviene dal campionato belga e ha per procuratore Kezman. State tutti pensando a Milinkovic-Savic. Certo non sarà Sergej, ma anche Marusic non scherza mica. Arrivato in estate quasi a sorpresa, il montenegrino ha bruciato le tappe e in pochi mesi si è conquistato la maglia da titolare. Qualche fisiologica difficoltà all’inizio (il gol di Murgia in Supercoppa ha cancellato il suo errore sul rigore della Juventus), ma anche sfruttando l'infortunio di Basta è cresciuto di partita in partita, diventando un punto di forza sulla destra. Si è tolto anche la soddisfazione di realizzare i primi due gol in Serie A e di vendicarsi dello Zulte Waregem, con cui aveva perso la finale della Coppa del Belgio in maglia Ostenda. Eccellente dal punto di vista fisico, deve migliorare la qualità e la precisione dei cross, ma il tempo è dalla sua parte. I 6,5 milioni pagati in estate ancora una volta ben spesi, anzi la sensazione è che Marusic sia seriamente candidato a diventare un fiore all’occhiello nel curriculum del ds Tare. VOTO 6.5



MAURICIO Dos Santos: 5 minuti solo 5 vedrai - La Lazio chiama, Mauricio risponde. La storia del centrale brasiliano con la maglia biancoceleste può essere riassunta più o meno così. Venne acquistato nella sessione invernale di gennaio nel 2015 per allungare la coperta difensiva e dare una mano a un reparto in difficoltà. Il 22 settembre scorso viene reintegrato nella lista dei 25, tagliando fuori Luca Crecco, dopo la moria di difensori accorsa alla squadra di Inzaghi. Una mossa necessaria, nei momenti di difficoltà si pensa sempre a Mauricio. Nel mezzo c’è una stagione vissuta tra alti e bassi in Russia allo Spartak Mosca e conclusa alla grande con la vittoria del campionato a maggio. Con i russi nel 2017 colleziona solo due presenze, il resto del tempo lo passa in panchina guardando i compagni correre verso il titolo. Non si può dire, però, che non abbia portato fortuna: lo Spartak si laurea campione dopo sedici anni dall’ultima volta. Prima i festeggiamenti, poi per Mauricio è l’ora di tornare a Roma. Si allena come esubero, non rientra nei piani né della società né tantomeno di Inzaghi. Ma a settembre ecco che ritorna utile: out Basta, Wallace, Bastos e de Vrij, il brasiliano viene reintegrato e strappa la prima convocazione contro il Verona (24 settembre). Attende solo un’altra settimana (1 ottobre) per ricalcare il prato dell’Olimpico, Inzaghi gli concede gli ultimi 5 minuti contro il Sassuolo. Entra sul 6-1 - che poi sarà il risultato finale - quando la partita è già abbondantemente archiviata. Da lì in poi solo una triste alternanza tra panchina e tribuna, senza più la gioia del campo. É ancora in attesa di essere richiamato. VOTO ng (5.5 con lo Spartak Mosca)



PATRIC Gabarrón Gil: L’amico che tutti vorrebbero avere - È il tempo a valorizzare un’amicizia. Ma è la memoria a garantirne la qualità. Patric veste la maglia della Lazio da poco più di due anni. Ormai si è fatto conoscere. Le sue capacità non sono più un mistero. Gli hanno permesso di occupare un posto anche nell’album dei ricordi del 2017. E basta sfogliare le pagine di questi dodici mesi per capire che quella tra lo spagnolo e la Lazio è un’amicizia vera. Perché nelle 26 presenze totalizzate nel corso dell’anno solare Patric lo ha dimostrato: è il tipo di amico che ognuno vorrebbe avere nella propria cerchia. Pronto a dare il massimo nel momento del bisogno. È lui che chiameremmo nel cuore della notte. E lo spagnolo risponderebbe con una grinta tale da farci cadere giù dal letto. Negli ultimi quattro mesi, dopo l’arrivo di Marusic, Inzaghi l’ha schierato spesso in un ruolo non suo: centrale di destra. Completa disponibilità, ma anche euforia. A volte è stata la troppa foga a far sì che commettesse qualche errore di troppo. Il fallo allo Stadium su Bernardeschi nel recupero ha fatto perdere un anno di vita a tutti. Ma il terzino biancoceleste ha affrontato ognuna delle 16 partite giocate da titolare con l’entusiasmo tipico di chi sta debuttando in Serie A. Lo stesso atteggiamento tenuto dallo spagnolo nelle occasioni che lo hanno visto entrare a partita in corso. Ecco perché Patric è un amico fidato. VOTO 6



RADU Stefan: Irraducibile - Sta salendo i gradini della Storia: nono posto nella classifica all-time delle presenze (295), raggiunto e superato Rocchi nella stagione in corso. Tra poco toccherà a Mauri, fermo a 303. Ci dispiace per loro e per la Romania (per niente), ma Stefan ha scelto la sua Lazionale da 10 anni. E forse questo è il migliore in assoluto da quando è arrivato a Roma, nel gennaio del 2008. Vive una terza o quarta giovinezza (una seconda pare riduttivo): meno infortuni, più attenzione in difesa. Titolare fisso e ci mancherebbe altro: ha imparato a dosare la grinta, il nervosismo se n’è andato con la maturità calcistica. Un punto di riferimento per i compagni e per i tifosi. Molti consideravano una follia il suo rinnovo fino al 2020. Ora sembra una scadenza troppo vicina per uno come lui: a lunga conservazione. VOTO 7



WALLACE Fortuna Dos Santos: Bene ma non benissimo – Una crescita esponenziale maturata lo scorso anno accanto al maestro de Vrij. Al primo anno in Italia ha saputo subito adattarsi al calcio nostrano, mettendo da parte qualche delirio di onnipotenza di troppo (impossibile da dimenticare il derby di un anno fa) per assumere, seppur in concorrenza con Bastos, i galloni da titolare. Nei movimenti della difesa a tre ha dimostrato senza dubbio maggior dimestichezza rispetto al collega angolano, pur non avendo la stessa velocità e prontezza nei riflessi. Quest’anno ha visto poco il campo, ma non certo per scelta tecnica: lo scorso 11 settembre, in occasione della gara contro il Milan, il brasiliano è costretto a fermarsi per una lesione di secondo grado al polpaccio sinistro. Una brutta tegola che lo costringe ai box per più di due mesi. A fine novembre, un’altra settimana di stop per un fastidio alla coscia. Ora è finalmente tornato abile ed arruolabile al servizio di Inzaghi, che anche grazie al ritorno in campo dell’ex Braga ha finalmente registrato la difesa rendendola più ermetica ed equilibrata. A Bergamo ha rischiato un ‘derby bis’ regalando il possibile pallone del ko a Gomez. Incidenti di percorso dovuti soprattutto ad un calo di concentrazione e ad un pizzico di incoscienza, più che a questioni tecniche. Imperfezioni comunque gravi nell’economia delle partite, che in qualche modo rendono meno luminoso il suo percorso di crescita in Italia. Le due problematiche muscolari registrate in questi mesi, infine, fanno suonare un piccolo campanello d’allarme circa le condizioni del giocatore, in passato mai soggetto a criticità di questo tipo. VOTO 6.5



CENTROCAMPISTI



ANDERSON Felipe: Finalmente la continuità – Il 2016 si era chiuso con più dubbi che certezze per il brasiliano. Il 2017 è stato sicuramente l’anno della svolta per l’ex Santos che ha trovato una cosa che in tutte le altre stagioni era sempre mancata: la regolarità. Il talento verdeoro ha saputo, infatti, calarsi alla perfezione nella nuova Lazio di Simone Inzaghi accettando le scelte del mister e dando il massimo in più ruoli. Ala nel 4-3-3, esterno a tutta fascia nel 3-5-2, seconda punta o trequartista, Pipe ha saputo adattarsi perfettamente nei ruoli disegnati per lui dal piacentino. L’allenatore, poi, non ha mai rinunciato a lui nei primi cinque mesi dell’anno: dall’inizio o sganciato a gara in corso per sfruttare le sue ripartenze, Simone lo ha sempre chiamato in causa. Felipe ha saltato il match con il Crotone per squalifica, ma poi ha giocato tutte le partite delle aquile. Ventiquattro presenze in totale tra campionato e Coppa Italia condite da tre gol e sei assist. Dopo le meritate vacanze, il caso e poi la cessione di Keita in estate gli regalano il posto garantito al fianco di Immobile in attacco. Nel pre-season è assoluto protagonista e insieme a Ciro è pronto a trascinare i suoi compagni. La sfortuna però ci mette lo zampino con un serio infortunio agli adduttori che lo mette ko per quattro mesi e gli fa saltare 20 gare. Torna in campo a dicembre nella sfida contro lo Zulte Waregem e da allora, come successo nei primi cinque mesi, gioca tutte le gare segnando anche due gol e fornendo un assist. Inzaghi parlando di lui ha detto: “Felipe Anderson sarà il nostro miglior acquisto del 2018”. A giudicare dai numeri, chi potrebbe dargli torto? VOTO 6.5



BIGLIA Lucas: Nessun rimpianto - Morto un Lucas se ne fa un altro. Dall'Argentina al Brasile il passo è breve. E la Lazio sembra aver guadagnato dal cambio. Esperienza (Liverpool), personalità (niente lacrime solo sudore), continuità (nessun infortunio). L'addio di Biglia non è andato giù ai tifosi della Lazio, che lo hanno presto rimpiazzato, così come la società. Qualcuno ha addirittura tirato in ballo la scaramanzia: quattro stagioni alla Lazio, zero trofei. Un mese di Leiva alla Lazio, la Supercoppa contro la Juventus. Sarà un caso, forse. Quel che è certo è che la squadra ne ha beneficiato. I malumori all'interno dello spogliatoio sono un ricordo lontano. E vedendo le prestazioni di Biglia al Milan non c'è che da applaudire all'ennesima intuizione del ds Tare. Cosa resta dell'ex capitano nel 2017? Il tunnel a Totti nel derby del 30 aprile, vinto 3-1. Lì c'è anche il piedino di Lucas. VOTO 6



CRECCO Luca: Poche presenze, poca fortuna - Il 2017 di Crecco comincia con 5 minuti di Serie B con la maglia dell’Avellino nel match contro il Brescia, prima ed ultima partita dell’anno giocata dal classe ’95 in una squadra diversa dalla Lazio. Richiamato dal prestito, Luca Crecco è un volto familiare che non si vede da tanto tempo all’Olimpico, tra i vari prestiti in giro per l’Italia con cui il giovane biancoceleste è andato a farsi le ossa. Ma ora in panchina c’è Simone Inzaghi, che fa del lancio dei giovani il proprio vanto: Crecco viene infatti spedito in campo dal mister piacentino addirittura nel derby d’andata della semifinale di Coppa Italia. 10 minuti quando il risultato è già maturato, ma comunque significativi per il centrocampista cresciuto nel vivaio della Lazio. Nel finale di stagione Crecco raccoglie altre tre presenze sempre da subentro, togliendosi anche la soddisfazione della prima rete in Serie A nella goleada contro il Palermo. Sicuramente non l’arma segreta di questa Lazio, ma un comprimario che Inzaghi decide di tenere in rosa all’inizio della nuova stagione. Almeno fino all’imponderabile sequela di infortuni che colpisce la difesa nel match contro il Napoli, che costringono la società a reintegrare Mauricio per sopperire alle tante assenze. Neanche a dirlo, la vittima sacrificale è proprio Crecco, che viene quindi depennato dalla lista della Serie A e impiegato solo in Europa League, raccogliendo finora due presenze nella competizione. Per il classe ’95 si profila ora un nuovo prestito al Benevento, dove troverebbe ad aspettarlo Cataldi e Lombardi. Più una necessità che una bocciatura, vista la situazione del centrocampista biancoceleste. VOTO 6



DI GENNARO Davide: Rimandato al 2018 - Giudizio sospeso per il centrocampista arrivato in estate dal Cagliari. Svincolatosi dal club sardo, sposa il progetto Lazio (a cui si lega con un triennale) e i gradoni di vice Lucas Leiva per rinforzare la linea mediana biancoceleste. I capitolini partono forte e Inzaghi difficilmente rinuncia al regista brasiliano relegando in panchina il classe ’88. Così per il ragazzo di Milano ci sono appena quattro spezzoni di gara divisi tra campionato ed Europa League per un totale di 183 minuti. Ci si è messa poi anche la sfortuna perché, nel momento in cui il calendario delle aquile diventava fitto di impegni, il numero 88 si è infortunato alla vigilia della sfida con il Benevento. Uno stiramento muscolare gli fa saltare gli ultimi due mesi del 2017 rimandando i giudizi e il suo ritorno in campo al prossimo anno. VOTO ng



LEIVA Lucas: La Kop sei tu - Ci puoi fare la spesa di carisma. Si è portato dietro la carica agonistica della Premier League e dello stadio dei Reds. È un leader nato preso a prezzo d'offerta: anche perché al Liverpool, se non sei di un’altra Leiva-tura, per 10 anni non ti tengono nemmeno per pulire gli spogliatoi. E diciamo che se l’intero club, capitanato da un certo Sir Steven George Gerrard, ti ringrazia e ti omaggia pubblicamente, allora vuol dire che sei uno che lascia il segno. Solo che così marcato nemmeno i più ottimisti se lo aspettavano: l'esordio in Supercoppa con la Juve è entusiasmante, le altre (23 presenze totali, 1 gol di tacco) partite quasi meglio. Un radar cattura-palloni, un picchiatore intelligente, una testa pensante, un vincitore di contrasti. Un Lucas meglio dell’altro. VOTO 8



LUIS ALBERTO: Incredibile, proprio Luis! - Un anno, due calciatori diversi. Nei primi sei mesi del 2017 comincia a vedere la luce in fondo al tunnel, nella seconda parte diventa Lui(s) la luce e i tunnel sono quelli con cui umilia gli avversari. Nella scorsa stagione pochissime apparizioni prima del gol- liberazione a Genoa e la prestazione super con la Fiorentina. Il ritiro di Auronzo è fenomenale, il rendimento successivo ancora di più e gli regala la convocazione con la Spagna, non proprio l’ultima delle nazionali. Tecnica sopraffina, uomo a tutto campo, il vero segreto di Inzaghi scoperto in Supercoppa quando a sorpresa viene schierato al posto del ribelle Keita. Luis, il “disagio psicologico”, lo sta causando alle altre squadre. VOTO 8



LULIC Senad: Capitano indiscusso - Se c’è un uomo imprescindibile per questa Lazio è il bosniaco. In campo dà sempre il suo, fuori anche. A volte sbaglia tanti palloni, è vero, ma quanti ne gioca. E davanti ai microfoni, anche durante un’estate calda sul fronte cessioni, lui ha sempre ribadito di vedere una squadra forte. Aveva ragione. Con l’addio di Lucas Biglia diventa capitano. Lui, l’eroe del 26 maggio, scende sul prato verde di gioco con la fascia al braccio, il massimo grado per un calciatore. Alza la Supercoppa al cielo con un sorriso incredibile. Alla faccia di Lucas, che è andato via senza capire cosa volesse dire avere l’aquila sul petto. Senad oggi è capitano e mito. Nessuno in giro come lui. VOTO 7



MICELI Alessio: Sognatore - Chi conosce la sua storia sa che il giovanotto di Genzano incarna alla perfezione i valori di un giovane sognatore. Una trafila continua nel settore giovanile laziale, come fossero i livelli di un bellissimo videogioco. È il capitano dell'Under 17 quando si svela al mondo, il primo anno in Primavera quello che lo plasma nel carattere e per intelligenza tattica. Per tutto questo che Inzaghi non se l'è mai fatto sfuggire, regalandogli l'incredibile esordio in Europa League con il Vitesse e quello da titolare con lo Zulte Waregem. Con la Primavera di Bonatti è capitano e primo condottiero, è un leader e la Lazio lo sa. Per lui potrebbero arrivare nuove opportunità, intanto non finisce di pedalare per concludere un percorso straordinario. VOTO 6.5



MILINKOVIC-SAVIC Sergej: Così completo da risultare imbarazzante… - Sguardo diabolico, aria strafottente e tanta (ma davvero tanta) classe. Il fatto che di 53 partite giocate della Lazio nel 2017, lui ne abbia saltate appena 5 (una per squalifica, due per problemi fisici e altre due perché semplicemente erano le due ultime inutili gare del girone di Europa League), è un dato che sottolinea in modo abbastanza evidente l’importanza rivestita nella Lazio. Se poi ci aggiungiamo anche 11 gol, 9 assist e giocate fenomenali varie, allora il risultato è un centrocampista praticamente perfetto, talmente completo da risultare quasi imbarazzante. Tare se n’è accorto. E non solo lui. Quando tra marzo e aprile ha fatto fuori la Roma dalla Coppa Italia con due gol decisivi, Lotito è corso ai ripari rinnovandogli il contratto fino al 2022. E pochi mesi dopo, in estate, di fronte alle offerte monstre arrivate da mezza Europa (alcune hanno toccato quota 75 milioni), ha provveduto a pagare altri 9 milioni al Genk, eliminando la clausola del 50% sulla futura rivendita che altrimenti sarebbe spettata ai belgi. Un piccolo investimento che non ha niente a che vedere con le potenziali offerte che potranno arrivare in futuro. Ma è un problema da porsi nel caso più avanti. Perché lo sguardo diabolico, l’aria strafottente e la tanta (ma davvero tanta) classe, oggi veste la maglia della Lazio. VOTO 8.5



MURGIA Alessandro: La meglio gioventù - Tempismo, l'inserimento perfetto. Bum, zampata al 93' e Buffon non ci arriva. Un sogno a cui sembra impossibile credere. Eppure, Murgia lo ha vissuto: in appena dieci minuti, il pupillo di Inzaghi segna e decide la Supercoppa. E' l'immagine più nitida del 2017 del centrocampista ex Primavera, che un mese dopo replica e segna il terzo gol biancoceleste anche contro il Vitesse. Nella turnazione predisposta dal mister laziale, a lui spetta la titolarità in Europa League. In campionato, il classe '96 trova meno spazio ma affronta ogni scampolo di partita con personalità. Smista palloni, partecipa alla manovra e quando non è schierato davanti alla difesa riesce anche a fornire una delle sue specialità: quegli inserimenti offensivi che lo hanno reso una preziosissima risorsa anche nella notte agostana. C'è ancora da lavorare, ancora da crescere: Alessandro lo sa, Inzaghi vuole farlo diventare grande sotto la sua ala protettrice. Ma già si vede, Murgia è il futuro. VOTO: 7



PAROLO Marco: L’inesauribile - Marco Parolo magari può spiccare meno rispetto ad altri elementi della rosa laziale, ma in campo si sente eccome. Un motorino inesauribile a cui Inzaghi non rinuncia mai se non costretto. Basti pensare allo scorso anno: 38 presenze, tutte dal primo minuto. Della serie ‘toccatemi tutto, ma non il mio Parolo’. Da gennaio 2017 fino a maggio è sceso in campo 17 volte, saltando solo quattro partite (due per squalifica e due per infortunio). Questa stagione (2017-2018, ndr) il suo inserimento contro il Nizza ha permesso ai romani di qualificarsi matematicamente ai sedicesimi d’Europa League, inoltre continua ad essere un titolarissimo di Inzaghi: sono 1816 i minuti (esclusa la partita contro l’Inter) quelli spesi da Marco a sudare con la maglia biancoceleste fino a questo momento. Il buon Parolo, poi, è stato uno di quelli che sia nei momenti belli che in quelli brutti ci ha sempre messo la faccia, senza mai una dichiarazione sopra le righe. Alla cena di Natale è stato chiaro: “Il nostro sogno si chiama Champions”. State pur certi che metterà tutti i suoi polmoni in campo per raggiungerlo. L’unica vera nota stonata per il classe ’85 è l’eliminazione subita con l’Italia contro la Svezia. Con la maglia della Lazio, invece, è un moto perpetuo: difende, attacca, si inserisce e segna. Inesauribile. VOTO 7



ATTACCANTI



CAICEDO Felipe: Pantera part-time - Vice Immobile. Questo il ruolo che la Lazio assegna a Felipe Caicedo il 2 agosto 2017, giorno in cui viene ufficializzato il suo acquisto all'Espanyol per 2,5 milioni di euro. Un compito arduo, quello del bomber di scorta, a volte ingrato. Perché devi sfruttare le rare occasioni che ti capitano e non hai margine di errore. Perché la prossima chance non sai quando e se arriverà. Perché il tuo impiego dipende esclusivamente dal rendimento di chi hai davanti. È in Europa League che Caicedo ha la possibilità di mettersi in mostra. Ed è sul palcoscenico continentale che dà il meglio di sé. All'esordio con il Vitesse confeziona un delizioso assist di tacco per Immobile. Il 28 settembre segna il primo gol in maglia biancoceleste contro lo Zulte (esulterà anche al ritorno in Belgio) e si ripete in casa del Nizza nel match che di fatto regala il primo posto nel girone agli Inzaghi boys. In campionato colleziona 11 presenze, appena una da titolare (complice un infortunio muscolare) contro l'Atalanta dove regala a Luis Alberto il pallone del 3-3. Al Ferraris mette invece la firma su un successo dal peso specifico smisurato. Appena una settimana prima aveva provocato in pieno recupero un discusso rigore - assegnato col VAR - che aveva inchiodato la Lazio sull'1-1 con la Fiorentina. In quel caso la sua ingenuità è stata evidente, in altri i suoi errori sono stati nascosti dal risultato finale. Come successo all'Allianz Stadium quando non chiude la partita e poi Strakosha fa il miracolo su Dybala. O come a Genova quando crede di essere in fuorigioco e non calcia in porta. Il pallone però gli torna indietro e a quel punto non può esimersi dal gonfiare la rete. Gli si può rimproverare poco, ma la sensazione è che in fase di mercato si potesse fare qualcosa di più. Il dislivello tra lui e Immobile è troppo ampio, andrebbe ridotto se si vuole puntare a certi obiettivi. VOTO 6.5



DJORDJEVIC Filip: Ci dobbiamo salutare - Si è provato fino all’ultimo a cercargli una sistemazione, avrebbe fatto bene a lui e comodo alla Lazio. Il mercato estivo non ha trovato una soluzione e Filip è rimasto a Roma. Nessuna speranza di giocare però, l’arrivo di Caicedo ha chiuso ogni discorso e tagliato fuori Djordjevic dal ruolo di vice-Immobile. La nuova stagione per lui non è mai cominciata e probabilmente mai comincerà. Servirebbe un altro caso stile Mauricio che, ovviamente, la Lazio non si augura perché significherebbe imbattersi in una nuova ed enorme emergenza. Il serbo continua ad allenarsi da fuori rosa, è a pieno titolo considerato un esubero da quando è stato escluso dalla lista dei 25 giocatori per il campionato e per l’Europa League. É legato alla Lazio solamente dal contratto in scadenza il prossimo 30 giugno, per il resto di biancoceleste ha davvero poco. Da gennaio sarà libero di accordarsi con qualche altro club, ormai siamo proprio ai saluti. Probabilmente Djordjevic si aspettava un finale del genere, già nella seconda parte della scorsa stagione (soprattutto da febbraio in poi) il suo impiego era stato sempre più ridotto. Appena 7 presenze, l’ultima con la Fiorentina al Franchi nella gara del 13 maggio persa dagli uomini di Inzaghi per 3-2. Solamente due volte schierato dal 1’, nelle altre occasioni è entrato a gara in corso accumulando pochi minuti e nessun gol. A Roma nessuno si strapperà i capelli. VOTO 4



IMMOBILE Ciro: Anema ‘E Core - Dopo re Miro, re Ciro: inchinatevi ancora. In un anno e mezzo, Immobile ha raccolto un'eredità pesantissima continuando a nutrire i sogni dei tifosi della Lazio. Arrivato per riscattarsi e per dimostrare a tutti di meritare ancora i palcoscenici più illustri, Ciruzzo non si è smentito. Il centravanti di Torre Annunziata negli ultimi dodici mesi, è stato protagonista di un'evoluzione sbalorditiva. Gol in campionato, gol in Coppa Italia: un percorso costellato da reti e culminato nella notte del 13 agosto. Una doppietta per nutrire anche i propri, di sogni, e alzare al cielo il primo trofeo con l'aquila sul petto. E pensare che quelle due reti sono state solo l'inizio di una marcia a ritmi vertiginosi che lo ha condotto in cima alla classifica marcatori. Prestazioni generose e tante reti, anche in Europa League: l'attaccante si è espresso in tutte le competizioni stagionali. Unica nota stonata di un anno perfetto: la mancata qualificazione ai Mondiali. Una ferita pesata tantissimo sul morale dell'attaccante, tra i meno colpevoli con le sue sei reti durante la fase di qualificazione. Vorrà dire che dovrà rifarsi con la Lazio: Immobile non vede l'ora. Nemmeno i tifosi, che ora se lo tengono stretto: "nun ce lassammo cchiù, manco pe' n'ora". VOTO: 8.5



KEITA Balde Diao: El Niño viziato - Ci sono due Keita da giudicare. Il primo racconta un giocatore fenomenale in campo. 11 reti da febbraio a maggio, 16 totali in tutta l’annata passata. L’ex canterano del Barcellona si è consacrato nella sua ultima stagione alla Lazio. Poi però ha sbattuto la porta in faccia a Lotito, Tare e a tutti i tifosi biancocelesti. Qui si scopre il secondo Keita. Si è parlato di lui in campo e fuori. Dei capricci nello spogliatoio, dei senatori che lo scaricano. Del rinnovo contrattuale, della firma che non è mai arrivata, del Monaco che ha portato i soldi, della sua frase d’addio: “Non posso più restare”. Rapporto ormai logoro con la società e l’ambiente, con l’agente del senegalese che ha recitato da attore non protagonista in una telenovela caldissima. Che culmina con la mancata convocazione per la finale di Supercoppa contro la Juventus. Striscioni a Formello contro di lui. Fine della soap opera. Una storia che lascia un po’ di amaro in bocca. VOTO 7 (condotta 4)



LOMBARDI Cristiano: Bene ma non Bene...vento - Il giovane Lombardi lo scorso campionato ha vissuto momenti importanti con la Lazio, fra cui la gioia della prima rete in Serie A alla prima di campionato contro l’Atalanta. In biancoceleste si impegnava e cercava sempre di dare il meglio, cosa che gli ha consentito di ottenere varie apparizioni in campo (19 fra campionato e Coppa Italia). In estate il passaggio al Benevento in prestito e qui cominciano i problemi. La posizione di classifica dei campani e le difficoltà legate ai risultati lo vedono coinvolto, ma non totalmente responsabile. Le qualità ci sono, ma nelle difficoltà in cui si trova ‘La Strega’ giallorossa si spengono. Cristiano ancora non ha segnato una rete in questa stagione ma c’è ancora tempo per far vedere il suo repertorio. ‘Bene, ma non Bene-vento’. VOTO ng (5.5 con il Benevento)



NANI Luís Carlos Almeida da Cunha: Guest star - “E con la straordinaria partecipazione di… Luis Nani”. Una sorta di cameo quello del portoghese nella pellicola biancoceleste di questa prima parte di stagione. Un attore di prima fascia costretto però al momento ad un ruolo marginale e con pochi ‘primi piani’. A Valencia lo scorso anno non ha lasciato un ricordo indelebile, anche in virtù di un problema alla coscia che lo ha tenuto lontano dai campi per quasi due mesi. Guai muscolari che lo hanno trattenuto ai box anche a Roma, ritardando il suo graduale processo di inserimento, già di per sé complicato per via della perfetta sintonia offensiva raggiunta dall’asse Milinkovic-Luis Alberto-Immobile. Otto presenze, un assist e un gol il suo parziale bilancio nella Capitale: una falsa partenza ben al di sotto delle aspettative di inizio stagione, per un giocatore che rappresenta tutt’ora il colpo forte del mercato estivo. Il completo recupero di Felipe Anderson, nel frattempo, ha aumentato la concorrenza in avanti anche per quanto concerne le alternative. Una straordinaria notizia per Inzaghi, ma per certi versi un ‘ostacolo’ in più per le ambizioni personali del giocatore (non c’è spirito di gruppo che tenga in questi casi), che ha scelto la Lazio per rilanciarsi a grandi livelli e confermarsi leader tecnico di una squadra. A 31 anni compiuti, inoltre, Nani sembra aver man mano maturato l’idea di dover centellinare le devastanti accelerazioni sfoggiate nei primi anni di Manchester, accentrando il proprio raggio d’azione per un gioco più ragionato ma comunque prezioso grazie ad una tecnica comunque superiore alla media. Può ancora seguire le orme di Luis Alberto per quanto riguarda la sua parabola in biancoceleste: da oggetto misterioso a giocatore imprescindibile. Ha tutto dalla sua parte per riuscirci, tranne forse un pizzico di buona sorte, nella speranza di vederlo meno in infermeria. VOTO 6



PALOMBI Simone: E se non fosse ancora il momento? - L’anno degli esordi: in Serie A con la Lazio e in amichevole con l’Italia Under 21. Ma soprattutto la consacrazione tra i grandi. Dopo i tanti gol in Primavera, alla prima avventura tra i professionisti, Palombi è tra i protagonisti della grande rincorsa salvezza della Ternana. Chiusa la parentesi con Gautieri, l’arrivo di Liverani gli garantisce un grande spazio, ripagato con le doppiette decisive contro Novara e Frosinone. In estate nessun prestito: la voglia di prendersi la Lazio convince il mentore Inzaghi a tenerlo con lui. La fiducia arriva anche dal club ed è riassunta dal rinnovo con adeguamento fino al 2022. A fine agosto arriva subito il debutto in biancoceleste. Il bomber di Tivoli, in coppia con Immobile, sfida la Spal ma paga la prestazione incolore della squadra. La folta concorrenza in attacco e l’infortunio alla caviglia fanno il resto nei mesi successivi. Palombi ritrova il campo soltanto tra fine novembre e inizio dicembre in occasione delle ultime due giornate di Europa League, inutili ai fini della classifica. Tanto movimento e una grande generosità che non vengono però premiati. Il primo gol con la Lazio va rimandato, forse alla prossima stagione. Nel suo futuro, come paventato già in estate, potrebbe esserci infatti una nuova avventura in prestito. Le offerte non mancano. VOTO 6 (7 con la Ternana).



Alla realizzazione del Pagellone 2017 hanno collaborato, in ordine alfabetico: Francesco Bizzarri, Gabriele Candelori, Laura Castellani, Andrea Centogambe, Annalisa Cesaretti, Claudio Cianci, Saverio Cucina, Valerio De Benedetti, Marco Ercole, Stefano Fiori, Federico Marchetti, Alessandro Menghi, Antoniomaria Pietoso, Daniele Rocca, Carlo Roscito, Francesco Tringali, Alessandro Vittori e il nostro direttore Alessandro Zappulla.



DA TUTTA LA REDAZIONE, BUON 2018 A TUTTI VOI!



         

   



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