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Autore Topic: Venti anni senza Lucio Battisti: ci ritorni in mente...  (Letto 142 volte)

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Venti anni senza Lucio Battisti: ci ritorni in mente...
« : Domenica 9 Settembre 2018, 08:05:18 »
www.LaLazioSiamoNoi.it



                           ‘Ci ritorni in mente’, non poteva che essere così. Certi legami, difficile trovare valida smentita, possono persistere nell’eternità. Ergersi, immutabili, di fronte all’inesorabile scorrere del tempo. Legami che non possono svanire, appassire. Una simbiosi spasmodica: quella che ancora oggi molta gente nutre per Lucio Battisti, e che Lucio Battisti nutriva per la musica. La sua scomparsa, venti anni fa, ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama musicale italiano. Ma la sua figura, il suo talento limpido e genuino, continua ad appassionare le generazioni postere. Un genio, l’icona di un’intera epoca. Tanto grande, Lucio Battisti, quanto riservato. Marcata era la linea che teneva distinte la vita artistica da quella privata. Quest’ultima, anche per un Re Mida della musica come lui, era costellata da passioni vive. La Lazio, non è un segreto svelato, faceva parte di queste. Le etichettature, uno come lui, difficilmente poteva sopportarle. La musica era il ponte solido tra la sua persona e il mondo circostante. Unico veicolo di pensiero. Un argomento non inerente al suo lavoro, come il calcio, non doveva e non poteva essere strumentalizzato. Per questo le testimonianze della sua fede calcistica rimangono esigue. Ma negli occhi di Lucio, il bianco e il celeste erano colori vividi. Nel 2003, in occasione di una partita con il Bologna, l'allora presidente Ugo Longo regalò a papà Alfiero Battisti la maglia della Lazio, con sopra scritto 'Lucio uno di noi'. “Mio figlio era un grande tifoso della Lazio, amava andare allo stadio senza farsi riconoscere”, ha raccontato proprio il padre. Questa breve confessione, in fin dei conti, costituisce la summa massima della personalità di Battisti. “Un artista non può camminare dietro il suo pubblico, deve camminare davanti” diceva il cantautore, menestrello di un’Italia che non sempre lo capiva. Questa è la sua essenza, la chiave di lettura del suo genio, un genio che vuole lasciare incontaminata la sua immagine. La sua anima lanciava un grido, un ‘canto libero’, potremmo commentare sorridendo. Il canto libero ‘in un mondo che non ci vuole più’. Arrivò alla drastica decisione di tagliare i rapporti con fan e giornali, Battisti, per trovare quella tranquillità che la sua natura gli richiedeva. Anche la passione per la Lazio andava vissuta privatamente, dolce rifugio di una vita frenetica. Mogol non ha dubbi: “Lucio era un laziale vero”, ha dichiarato apertamente. E i suoi brani, incredibilmente capaci di trasformare l’Olimpico in una fucina di emozioni, sono divenuti veri e propri inni per il pubblico biancoceleste. Nelle magiche sfide casalinghe, la canzone “I giardini di marzo” (pubblicata il 24 aprile 1972) riecheggia e accende i cuori dei tifosi della Lazio. Alla fine di un match vinto ‘cieli immensi e immenso amore’ sono le parole che gli altoparlanti diffondono all’unisono, dando vita a un’atmosfera da brividi: se vuoi ‘tu chiamale emozioni’. Emozioni che, possiamo dirlo, sono state caratteristica endemica dei suoi brani. Sensazioni che, se sommate a quelle che il calcio regala, possono sconvolgere l’animo. Il calcio, argomento prosaico e banale quanto incredibilmente vivo nella società moderna. Argomento che, con la solita malinconia, ha trovato spazio nei versi di Lucio Battisti: “Io giocavo a pallone, sono il solito scarpone, ancora gioco”, recitava in ‘Ho un anno di più’. La voglia di non crescere, di non cambiare. Di rimanere integri. Ed è così che ricorderemo una delle figure più importanti della musica italiana e non solo. Un suo titolo ci riconduce a un simbolo caro per tutti i supporter della Lazio: ‘L’Aquila’. Considerazioni mai banali, quelle di Lucio: “Come un’aquila può diventare aquilone, che sia legata oppure no, non sarà mai di cartone”. La sua immagine, libera come uno degli animali più affascinanti in natura, è rimasta nitida e cristallina. Semplicemente indimenticabile.


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