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L'emergenza biancoceleste costringe il tecnico a rivedere la sua filosofia di gioco e a rompere una 'tradizione tattica' lunga 13 anni: tutti i dettagliROMA - Difesa a quattro, un regista, due mezzali e un tridente da modellare a seconda della rosa a disposizione. Pochi e semplici concetti, che identificano lo stile di gioco ben riconoscibile di Maurizio Sarri. Una filosofia che non abbandona mai, se non in casi di necessità o a gara in corso. Lo raccontano i numeri meglio di qualunque altra cosa: sono ben 525 le partite consecutive tra Empoli (121), Napoli (148), Chelsea (63), Juventus (52) e Lazio (141), tutte improntate su questa ossatura. Una fedeltà tattica che ha fatto scuola e che ha definito il “sarrismo”, sinonimo di calcio offensivo, organizzato, armonico. Oggi, però, c'è bisogno di qualche deroga. L’emergenza a centrocampo spinge il tecnico a valutare l’adozione di un 4-4-2 o, più probabilmente, di un 4-2-3-1. Una vera e propria rivoluzione del suo pensiero.
Le regole del 'Sarrismo'Per trovare un Sarri disposto a rinunciare alla sacra trinità del centrocampo con un regista (che questo sia Valdifiori, Jorginho, Pjanic, Leiva, Cataldi o Rovella non fa differenza), bisogna tornare indietro di oltre un decennio, precisamente alla stagione 2012-2013. Era il suo primo anno all’Empoli, in quel momento in Serie B, l'allenatore provò diversi assetti nelle undici partite iniziali (dieci di campionato e una di Coppa Italia), oscillando tra 4-4-2, 4-2-3-1, 4-3-1-2, 5-3-2 e 3-4-1-2, prima di trovare la chiave giusta. La svolta arrivò con la vittoria sul campo della Virtus Lanciano all'undicesima giornata, un netto 3-0 firmato da Maccarone, Saponara e Signorelli: quel giorno nacque il 4-3-1-2 che lo avrebbe accompagnato fino alla fine della sua esperienza toscana e che avrebbe segnato l’inizio della sua ascesa in panchina. Quella che venne sancita ufficialmente con l'approdo a Napoli tre anni più tardi, dove il suo sistema di gioco si evolse nel 4-3-3 che divenne marchio di fabbrica, esaltando i triangoli stretti, le catene laterali e le trame rapide che fecero innamorare il San Paolo, conquistando ammirazione in tutta Europa. Quella squadra, con Higuain prima e Mertens poi al centro dell’attacco, portò il “sarrismo” nell’enciclopedia del calcio moderno. Un modello che avrebbe poi esportato al Chelsea, vincendo l’Europa League e lasciando il segno anche in Premier.
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