Autore Topic: Lazio, il mondo di Sarri tra gatti neri, parcheggi e sigarette: tutti i riti scaramantici  (Letto 334 volte)

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La Lazio ha scelto Sarri, Sarri ha scelto la Lazio. La trattativa, che ha tenuto in ansia l'intera tifoseria biancoceleste, si è conclusa nel migliore dei modi, con l'annuncio ufficiale. Dopo cinque stagioni con Simone Inzaghi alla guida, il gruppo capitolino è destinato a una vera rivoluzione. E l'ex Juventus, dopo un anno di assenza dai campi di calcio, è pronto a tornare nel posto in cui si sente più a suo agio, in panchina. In quel di Formello una ventata di cambiamento: in discussione modulo, ruoli e gli stessi calciatori. La Lazio, dopo aver "assaggiato" la Champions League vuole proseguire il suo percorso di crescita. Oltre a nuovi acquisti e una lunga preparazione per rendere la squadra già "formata" per l'inizio del campionato, Sarri ha dalla sua una serie di stratagemmi. Rituali utilizzati nel passato e che porterà, indubbiamente, anche nella sua esperienza capitolina. Sì, perché il tecnico è un vero mago della scaramanzia. Chi ha lavorato con lui lo sa bene: quando passa un gatto nero, fermarsi è d'obbligo. 



GATTI E SIGARETTE - In effetti, il primo episodio che riguarda la scaramanzia di Maurizio Sarri ha per protagonista proprio un gatto nero. Ai tempi del Craviglia, club che riuscì a portare in Eccellenza nel giro di tre anni, l'allenatore si presentò tardi al centro sportivo. Il motivo? Un felino aveva attraversato la strada, il tecnico si era fermato di botto e non aveva alcuna intenzione di ripartire. Armatosi di pazienza, aspettò il passaggio di un'altra macchina per proseguire il cammino. Sempre di ambito "stradale" l'altro aneddoto: in un percorso tortuoso era solito accendere l'immancabile sigaretta di fronte ad alcune curve piuttosto che ad altre. Impossibile trovare una reale motivazione, si trattava di "trucchetti" che scandivano - e continuano a farlo - la sua quotidianità. 



FISSATO PER IL PARCHEGGIO - Per non parlare della "fissazione" per il parcheggio. Quando allenava in Eccellenza in Toscana, aveva la consuetudine di mettere la macchina nel solito posto. Una routine che fu ben presto scoperta dai calciatori che, per indispettirlo, gli facevano trovare lo spazio occupato al suo arrivo. Nessun problema, Sarri non è un personaggio che si perde d'animo: "Mi ricordo che una volta entrai in spogliatoio e dissi al ragazzo che gli avrei dato tre minuti per spostarla altrimenti l'avrei fatto io in un'altra maniera. Lui non uscì, io misi la macchina dietro e gliela portai via. La partita poi è finita 2-0 per noi e non mi ha potuto dire niente". 



IL NERO PORTA FORTUNA - I rituali riguardano anche l'abbigliamento. Primo tra tutti, il colore delle scarpe. Nero, sempre e comunque. Prima di assaporare il calcio dei "grandi", Sarri non consentiva ai calciatori di indossare scarpini bianchi. Erano vietati, pena l'esclusione dalla squadra che sarebbe scesa in campo dal primo minuto. Francesco Baiano, suo ex giocatore ai tempi della Sangiovannese ha confermato: "Chi usava altre scarpe finiva in panchina. Pensa che ho visto gente dipingere scarpe nuove di nero per convincere il mister". E nera era anche la maglia che indossava in occasione delle gare. Capo d'abbigliamento sostituito parzialmente dall'immancabile polo, rigorosamente dai toni scuri. Anche qui si tratta di una questione di scaramanzia: nero, verde o giù di lì, perché sono questi i colori "che portano fortuna". 



NELLA PARTITA - E ai rituali non fanno eccezione i momenti delle partite. Il ds della Sangiovannese, Morandini, rivela che Sarri non entrava in campo prima che la gara fosse iniziata. Ma anche per andare in panchina faceva il giro largo e non oltrepassava mai la linea prima del fischio d'inizio. Il 3 il numero fortunato dell'ex Juventus. In trasferta, ad esempio, sceglieva sempre stanze che avevano questa come cifra finale. Numeri, sigarette e parcheggi. Il mondo di Sarri è fatto di passione per il calcio, di gavetta, dell'amore per la sua famiglia e di traguardi. Ma anche di scaramanzia. I tifosi della Lazio non vedono l'ora di conoscerlo. Stando attenti - ça va sans dire - al colore della maglia. E che non ci siano gatti nei dintorni.













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