Autore Topic: La coppetta delle Fiere  (Letto 1296 volte)

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Offline giamma

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La coppetta delle Fiere
« : Mercoledì 23 Giugno 2021, 10:01:35 »
Pubblico qui a futura e perpetua memoria quanto ho trovato nel sito di Calciomercato.com a firma di Diego Mariottini

La Roma e la Coppa delle Fiere, il "non trofeo" continentale

Sgombriamo subito il campo da un possibile equivoco. La Coppa delle Fiere non è l’antesignana della Coppa UEFA. Sì certo, è stato un trofeo internazionale che ha preceduto la UEFA, ma oggi non viene riconosciuto come tale. Differente il discorso della Coppa delle Coppe, poi sostituita dall’Europa League all’inizio del terzo millennio. La Coppa delle Coppe, competizione riservata alle squadre vincitrici nel proprio Paese della Coppa nazionale, non esiste più ma è comunque riconosciuta. Dunque la A.S. Roma assomma una fortuna e una sfortuna al tempo stesso: è l’unica formazione italiana ad avere vinto (e con merito) la Coppa delle Fiere (la Juventus è stata battuta per due volte in finale), ma quello che ha vinto è un trofeo bello ma fine a se stesso. Avviene l’11 ottobre 1961 e le vittime della doppia finale sono gli inglesi del Birmingham City. Come andò quell’edizione e perché l’UEFA ha poi deciso di non riconoscere quel trofeo come titolo internazionale. Mettendo nero su bianco la decisione, nel 2005.

IL CALCIO AI TEMPI DELLA GUERRA FREDDA. La Coppa Internazionale delle Città di Fiere Industriali, abbreviata in Coppa delle Fiere, ha avuto nel dopoguerra una funzione essenzialmente politica. Metteva di fronte squadre di calcio delle città fieristiche al fine di fornire introiti utili al rilancio economico dopo i disastri causati dalla Seconda guerra mondiale. Il piano Marshall di aiuti statunitensi ai paesi europei, concordato al termine della guerra, prevedeva infatti l'allestimento di fiere campionarie internazionali in varie città del Vecchio Continente per favorire l'influenza del mercato statunitense in Europa. Il fine, nemmeno troppo nascosto, era quello di neutralizzare la possibile avanzata dei prodotti sovietici sui mercati continentali. Una guerra fredda in piena regola, di cui il calcio è stato per anni arma non convenzionale. Non ci si doveva qualificare, era un trofeo su invito. Il merito era un’attribuzione ancora da valorizzare. La prima edizione della Coppa delle Fiere si svolge nel 1955, l’ultima nel 1971. Poi viene introdotta la Coppa UEFA, ma tra i due trofei non esiste correlazione. Tutto questo però, non toglie nulla all’impresa della Roma, che, esattamente 57 anni fa diventa l’unica formazione italiana ad avere mai alzato al cielo quello specifico riconoscimento.

FORMULA DA RIVEDERE. L'idea iniziale è quella di creare un torneo di lunga durata, tre anni. Un tempo oggi inconcepibile. Viene poi istituita un'altra regola: le squadre iscritte alla competizione devono schierare in campo unicamente giocatori nativi delle città alle quali i club partecipanti appartengono. Grandi centri come Londra o Francoforte, avendo molte squadre importanti ma con pochi indigeni, prendono al riguardo una decisione radicale: fondere momentaneamente le formazioni delle varie squadre locali, dando luogo a vere e proprie selezioni cittadine. Londra e Barcellona prendono parte con formazioni create ad hoc per la Coppa delle Fiere. Non funziona benissimo, qualcosa va rivisto. Nella seconda edizione la durata del torneo viene infatti ridotta a due anni (dal 1958 al 1960), e la formula è resa più snella. È vero che le squadre di allora non hanno i ritmi frenetici di quelle di oggi, ma bisogna pur scadenzare gli impegni in modo razionale e condiviso. Dunque, abolizione dei gironi e introduzione dello scontro a eliminazione diretta, con partite di andata e di ritorno. I partecipanti continuano a essere squadre provenienti da città ospitanti fiere, vengono però soppresse le selezioni cittadine. A partire dalla terza edizione, la Coppa delle Fiere 1960-1961 che la Roma farà sua, il torneo assume scadenza annuale. Viene allargato il numero delle squadre partecipanti, fino ad arrivare alle 60 squadre dell'ultima edizione nel 1970-1971.

OTTOBRE 1960, SI PARTE. L’edizione 1960/61 della Coppa delle Fiere è dunque la prima a subire un restyling possente e per certi versi somiglia davvero a quella che sarà la Coppa UEFA. Al netto delle qualificazioni per merito, naturalmente. L’Italia è rappresentata dalla Roma e dall’Inter e la concorrenza non manca, nemmeno sul fronte delle formazioni dell’Est europeo, che in teoria non dovrebbero avere a che fare con un torneo funzionale alle direttive del Piano Marshall. Eppure, selezioni di Lipsia, Zagabria e Belgrado sono lì a giocarsela e, se possibile, a vincere in casa degli altri. Quattro ottobre 1960, le Olimpiadi romane sono terminate da poco ma il calcio non ne tiene conto. È una Roma arricchita dal talento dell’uruguaiano Juan Alberto Schiaffino quella che si presenta al primo turno della competizione nel 1960. Pur a 35 anni suonati, Schiaffino è un dispensatore di fantasia e di assist geniali. Ad avvalersene è soprattutto un terminale d’attacco che in quegli anni fa paura, l’argentino Pedro Waldemar Manfredini. Piedone, per i suoi tifosi. Completa il patrimonio tecnico della rosa un altro uruguaiano d’eccellenza, Alcides Ghiggia. Sembra un po’ un cimitero degli elefanti, la squadra giallorossa, eppure sono proprio gli anziani a elevare il tasso tecnico. Senza di loro sarebbe molto dura andare avanti. Né Inter né Roma hanno problemi a superare gli ottavi di finale: troppo poca cosa le rispettive avversarie, l’Hannover96 e l’Union St. Gilloise. Più complessi i quarti finale, soprattutto per la Roma. Se l’Inter ipoteca il passaggio già all’andata, imponendo un 5-0 al Belgrado, l’avversario dei giallorossi è di spessore diverso. È il Colonia, squadra tedesca di tutto rispetto. Ciascuna batte l’altra per 2-0 fuori casa. Sul piano algebrico è perfetta parità, dunque serve “la bella”. 4-1 per i giallorossi e Roma avanti. Nella seconda delle 3 partite con il Colonia (o Köln, per gli esterofili) fa l’esordio un ragazzo diciassettenne: si chiama Giancarlo De Sisti e quella sera c’è chi giura di aver visto all’opera un campione ancora in fasce.

LA FASE FINALE. Ad aprile del 1961, a giocarsi la Coppa delle Fiere sono rimaste in quattro: le due italiane, gli inglesi del Birningham City e gli scozzesi dell’Hibernian. I primi toccano in sorte all’Inter, che viene malamente eliminata grazie a un doppio 2-1. La quarta incognita si scontra con la Roma. È il 19 aprile e a Edimburgo la temperatura non è affatto mite. Finisce 2-2 e a risolvere i problemi della Roma provvede un altro attaccante argentino. È Francisco Ramon Lojacono, ha grinta da vendere e in quel periodo è fidanzato con la futura signora Celentano, Claudia Mori. Ma una settimana dopo i giocatori scozzesi non vengono nella Capitale per fare i turisti. È partita durissima e finisce 3-3. Considerato il regolamento di allora, 2 pareggi in altrettante partite significano spareggio. Il 27 maggio le due squadre si affrontano per la terza volta ma qui non c’è storia. Finisce 6-0, Manfredini ne fa 4. Completano la lista dei marcatori Menichelli e Selmosson. Birmingham City e Roma si danno appuntamento in Inghilterra per la finale d’andata. 27 settembre 1961, St. Andrew’s Stadium. La prima è in casa dei britannici. La Roma gioca bene, mostra maturità tattica, pratica un calcio semplice ma efficace e non ha paura, né dell’avversaria né della cornice sugli spalti. A 12 minuti dalla fine sta vincendo per 2-0, Piedone ha bussato due volte. Poi, sette minuti di follia giallorossa, quanti ne bastano al Birmingham per pareggiare il conto con Hellawell e Orrit. Tutto è rimandato all’11 ottobre, la Roma è superiore all’avversaria ma alla fine quella superiorità deve pur tradursi in qualcosa di concreto.

LA COPPA DE NOANTRI. A concretizzare, suo malgrado, provvede un difensore inglese, Farmer, nella propria porta. È il minuto 56 della finale di ritorno della Coppa delle Fiere 1960/61 e lo Stadio Olimpico esplode di gioia. I giocatori giallorossi si abbracciano ma nel contempo si fanno la faccia scura, l’uno con l’altro. Non devono più distrarsi, stavolta l’impresa è possibile. Il Birmingham prova a riorganizzarsi ma la Roma chiude bene gli spazi. Non starà giocando un gran calcio quella sera, ma il risultato è troppo importante per preoccuparsi anche dell’estetica. E poi i 50 mila spettatori non smettono di tifare e di sostenere la squadra nella mezzora che resta. Alla fine il grande sollievo. Minuto 90, bisogna far passare il tempo con azioni di alleggerimento. Tenere palla e tirare in porta soltanto se necessario. Ma quando serve, piazzare la botta. Come fa Pestrin, centrocampista di contenimento dal tiro proibito, specie dalla distanza. Il gol della sicurezza, quello della gioia definitiva. Una liberazione. L’arbitro, il francese Schwinte, fischia la fine e in campo ha inizio una vera festa. A livello internazionale la Roma non aveva mai vinto nulla, non vincerà più nulla, pur andandoci vicino più volte. Finora, almeno.

L’UEFA SPECIFICA. La gioia di giocatori e tifosi romanisti è quanto di più legittimo e meritato. E’ Stanley Rous in persona, presidente della FIFA, a consegnare la Coppa al capitano Losi. Un trofeo bello e ancor oggi ricordato con affetto. Ma guai a confonderlo o anche ad accostarlo alla Coppa UEFA. Nel 2005 è stato anche reso noto il perché. Ecco le motivazioni. La manifestazione permetteva la partecipazione di squadre amatoriali e non venne organizzata direttamente dall'UEFA (che includeva soltanto formazioni professionistiche), bensì da un comitato indipendente alle organizzazioni sportive. La formula delle due prime edizioni, inoltre, favoriva la partecipazione di compagini semiprofessionistiche e non prevedeva l'accesso al torneo per meriti sportivi (ovvero attraverso il piazzamento in campionato) in quanto la partecipazione era consentita sia a rappresentative miste, sia a club di città nelle quali si tenevano fiere internazionali. Occhio dunque, a equivocare. Non si renderebbe un buon servizio alla verità storica.

Diego Mariottini
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Offline giamma

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Re:La coppetta delle Fiere
« Risposta #1 : Mercoledì 23 Giugno 2021, 10:49:05 »
Ci sono alcune inesattezze:
- Le squadre rappresentative continuarono a partecipare fino all'edizione 1953-64 (nella quale erano 5)
- La partecipazione in base al piazzamento diventa seria dal 65-66 nelle due precedenti edizioni l'asroma malgrado si sia piazzata 12^ e 9^  venne invitata.
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Offline Whistle

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Re:La coppetta delle Fiere
« Risposta #2 : Mercoledì 23 Giugno 2021, 11:17:26 »
Una coppetta ad inviti che non ha alcun valore, non riconosciuta dall'Uefa, non conta nulla e ancora che la mettono in bacheca (purtroppo lo ha fatto anche la Panini).
Notare come l'hanno vinta poi: la semifinale finisce 2-2 in Scozia e 3-3 in Italia, con il regolamento attualmente non sarebbero passati.
Finale vinta per un autogol e poi catenaccio.
Il solito culo in faccia.

:asrm:

Orazio Scala

Re:La coppetta delle Fiere
« Risposta #3 : Giovedì 24 Giugno 2021, 01:42:06 »
Il "Köln" affrontato dall'asroma non era il Köln FC, squadra di club, ma formalmente il "Köln XI", cioè una rappresentativa cittadina, anche se composta per 10/11 da calciatori del Köln FC.

È radicato, ma errato, l'uso di includere la Coppa delle Fiere nei "record" europei invece che in quello di "altri tornei": per esempio nei conteggi di presenze in tornei FIGC-UEFA noi attribuiamo a Giuseppe Wilson 394 presenze, contando quindi anche le due partite di Coppa delle Fiere contro l'Arsenal: mentre ad Aldo Puccinelli attribuiamo 339 partite in campionato e 3 in Coppa Italia per un totale di 342, escludendo due partite in Coppa Latina. Ma Coppa Latine e Coppa delle Fiere per FIFA-UEFA pari sono: tornei interfederali riconosciuti ma non organizzati direttamente dalle federazioni internazionali. Né cambia la classificazione il fatto che la CdF sia stata riconosciuta dalla UEFA come "major honour" - quindi più importante degli altri torni - e tenuta in considerazione dalla FIGC per la formazione della cosiddetta "tradizione sportiva" di ciascun club: ma sempre di TROFEO INTERNAZIONALE trattasi, non di COPPA EUROPEA: che prevede quest'ultima, per definizione, l'organizzazione da parte di un Ente a carattere europeo con la possibilità di aderirvi per tutte le Federazioni nazionali del continente.

Attenzione, non vi fate ingannare dai romanisti quando dicono che "la Coppa delle Coppe non esiste più": in realtà essa è CONFLUITA nella Europa League che ne è quindi la continuazione, così come lo è della defunta Coppa UEFA, di cui sopravvive il trofeo ma trattasi di altro torneo.

Online MCM

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Re:La coppetta delle Fiere
« Risposta #4 : Giovedì 24 Giugno 2021, 09:26:36 »
Anche sommando gli “altri trofei” (per noi Coppa delle Alpi, per loro fiere e Anglo italiana ) siamo 17 a 16 per la Lazio.

Quindi li aggiungessero pure, somari patentati.

Offline giamma

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Re:La coppetta delle Fiere
« Risposta #5 : Domenica 27 Giugno 2021, 13:10:39 »
Anche sommando gli “altri trofei” (per noi Coppa delle Alpi, per loro fiere e Anglo italiana ) siamo 17 a 16 per la Lazio.

Quindi li aggiungessero pure, somari patentati.
Secondo me i titoli andrebbero contati così:
Lazio 16 titoli UEFA, una Coppa delle Alpi, sei promozioni (nel primo campionato nazionale 1926-27 fummo messi in seconda divisione e fummo promossi) = 23
Merde 14 titoli Uefa, una Coppa delle Fiere + un torneo Anglo Italiano, una promozione = 17
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

Orazio Scala

Re:La coppetta delle Fiere
« Risposta #6 : Mercoledì 30 Giugno 2021, 12:51:33 »
Potrebbero allora rivendicare anche una Coppa Coni.

geddy

Re:La coppetta delle Fiere
« Risposta #7 : Mercoledì 30 Giugno 2021, 13:13:36 »
Mi sa lo hanno già fatto.

Offline zorba

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Re:La coppetta delle Fiere
« Risposta #8 : Mercoledì 30 Giugno 2021, 16:15:38 »
Potrebbero allora rivendicare anche una Coppa Coni.

Insieme alla mitica Cobram, ovviamente...



Là dove torneranno ad osare le aquile (e dal 26.05.2013, ci siamo andati un pò più vicino!!!!)