Autore Topic: Laziomania: la settimana del gamberetto  (Letto 248 volte)

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Laziomania: la settimana del gamberetto
« : Lunedì 30 Maggio 2022, 15:03:19 »
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di Luca Capriotti
                               
La potremmo chiamare la settimana del gamberetto. Senza entrare nel merito della questione, che direi è un'ottima cartina da tornasole sull'ambiente tossico dei social, su come vadano utilizzati con cautela, su come le relazioni andrebbero gestite e come no, la risposta di Chiara Nasti ad un tifoso – con riferimento crostaceo alle virilità di un suo noto ex, al centro come sempre di paucaneuronali querelle con i tifosi dell'una e dell'altra sponda del Tevere – apre un grosso interrogativo. Il calcio può vivere molto meglio senza social? Che calcio e che Lazio avremo nel prossimo futuro? 

IL CALCIO - Parto dal sistemone: qua la questione è seria. Leggevo su LinkedIn uno studio fatto sulla finale di Champions League, l'evento per eccellenza del nostro sport preferito: non ha schiodato nemmeno un visualizzatore dei più noti streamer di Twitch. Tradotto: non c'è stato un ragazzino che ha preferito la finale di Champions al suo streamer. Sintesi: se vogliamo che il calcio sopravviva, dobbiamo renderlo competitivo NON con la Superlega, ovvero la ripetizione e banalizzazione di questa stessa finale, ma con scuole calcio, valori seri, meno polemiche e più gesti belli, i campioni, le epopee. Questo conta. Ma non come si faceva prima. Va fatto con la lingua di oggi, se qualcuno la sa parlare, tra questi dinosauri, con tutto il rispetto per quelle meravigliose creature che io gli devo.

Per invogliare i tifosi a venire allo stadio la Roma ha messo giù la batteria pesante, e gli stessi festeggiamenti in pompa magna – per me sacrosanti, ma lo sapete – sono una mossa ottima per partire al meglio. La Lazio, ne abbiamo parlato, ha una sua andatura piuttosto regolare ma anche un po' mortificante – molto a volte, quando si parla troppo. Mi chiedo però in ottica più generale: quanto bisogna seguire i peggiori istinti, dei social, dei tifosi, dei comunicatori, pur di ingraziarsi l'utente medio degli stessi, che si spera possa diventare utente e fruitore di stadio, merchandising, e compagnia cantante. 

Quanto potere dovrebbero avere le società sulla comunicazione dei loro tesserati o consorti degli stessi, sul passare valori e non solo stipendi? Quanto potere hanno nel costruire una comunicazione moderna, un fortissimo legame coi tifosi? 

Mi pare abbastanza chiaro la strada che alcuni guru della comunicazione giallorossa – Zaniolo in primis – hanno deciso di seguire. Al netto del fatto che per me lo sfottò ci sta, la risata ci sta, andare un po' fuori le righe ci sta, e so per certo che per alcuni soggetti non c'è alcuna strategia machiavellica dietro – dovremmo forse pensare un attimo a cosa ci turba, cosa ci fa arrabbiare sotto i vari post, nei vari thread, se proprio TUTTO quello che scriviamo o facciamo abbia un senso, un costrutto, una qualcosa che ci allontani dalla vita monocellulare. Sospetto – spoiler – che la risposta sia no.  E lo dico per primo per me stesso: adoro le polemiche social, ma mi stanno rendendo più stupido, come lo sta facendo stare chinato sul pc, sul cel, sul mio ombelico. E se questo sport deve sopravvivere, ha sempre più bisogno di non essere respingente. E questo clima da pollaio eterno lo è, eccome. 

LA LAZIO – In casa Lazio, nel frattempo, si parla di futuro con serietà, pare. Il condizionale è d'obbligo: le cose cambiano velocemente, e certi nomi fanno sempre in tempo a diventare altri, peggiori. Mediamente, mi pare si stia seguendo la strada di Sarri: gli interlocutori sono quasi sempre gli stessi, ma la necessità di fornire all'allenatore del capitale umano serio su cui lavorare mi pare sia stata recepita. Siccome oramai mi sembra di parlarvi come degli amici, fissiamoci questo obiettivo: cominceremo ad avere un certo malumore il primo giorno – i primi giorni dai – di Auronzo di Cadore. Quanti acquisti ci saranno in ritiro? Da qui si vedrà tutto, nel nostro piccolo. Nel grosso, sarebbe bello se l'hashtag in tendenza non fosse gamberetto. Ma oramai è andata così: per fortuna, passerà pure la settimana del gamberetto.

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