Autore Topic: Lazio, una settimana da incubo  (Letto 373 volte)

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Lazio, una settimana da incubo
« : Lunedì 1 Marzo 2021, 12:01:46 »
www.gazzetta.it



Nel k.o. di Bologna una squadra  involuta, affaticata e incapace di reagire. Le parole di Lulic, poi, suonano come  una rivendicazione a nome del gruppo

di Nicola Berardino

In una settimana la Lazio si è persa. Dalla vittoria con la Sampdoria che aveva riportato i biancocelesti a un punto dalla zona Champions al k.o. di Bologna passando per il naufragio col Bayern Monaco. Proprio il 4-1 incassato martedì all’Olimpico contro i tedeschi si è rivelato più duro del previsto. Nel senso che sabato al Dall’Ara la squadra di Inzaghi ha mostrato di risentire ancora delle scorie di quella sconfitta che ha in pratica chiuso il discorso qualificazione verso i quarti di Champions. A Bologna la Lazio è sembrata la brutta copia di se stessa. Come l’incapacità di reazione al vantaggio rossoblù. Una squadra involuta e affaticata, soprattutto sul piano mentale. A cominciare dai suoi big. Non solo Immobile che sullo 0-0 si è visto parare un rigore. Ma anche per quanto riguarda Acerbi, Leiva, Luis Alberto e Milinkovic. In particolare, gli ultimi due, i centrocampisti che con le loro giocate di qualità hanno spesso risolto i momenti più intricati. Così la Lazio è scesa al sesto posto, raggiunta dal Napoli. I 32 gol incassati creano apprensione, ma l’allarme scatta soprattutto per i 38 gol segnati, un bottino non in linea con una classifica da Champions.

Autocritica --- A Bologna Inzaghi si aspettava una reazione d’orgoglio dopo il flop contro il Bayern, una sfida attesa da molti biancocelesti come la gara della vita e poi rivelatasi un esame impietoso sui limiti della Lazio, specialmente sul piano della personalità a livello internazionale. “Qualche domanda dobbiamo farcela”, l’autocritica lanciata da Senad Lulic nel dopo partita di Bologna. “E ogni tanto i big potrebbero riposare”, ha aggiunto il capitano, un fedelissimo di Simone Inzaghi. Non solo una rivendicazione a nome del gruppo, ma probabilmente un’esigenza avvertita dallo stesso spogliatoio.
 

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