Autore Topic: Il segreto di Sarri è sempre la fase difensiva  (Letto 152 volte)

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Il segreto di Sarri è sempre la fase difensiva
« : Mercoledì 22 Marzo 2023, 12:20:55 »
https://www.ultimouomo.com/mano-sarri-come-sta-portando-lazio-in-alto-stagione/



Il lavoro del tecnico toscano ha portato la Lazio in posizioni di classifica inaspettate.

di Marco Lai

Il Derby della Capitale è una partita unica e che per questo diventa difficile da prendere a esempio di qualcosa di più grande. Quando le due romane si trovano immischiate in una lotta per lo stesso obiettivo e distanziate da pochi punti come avvenuto quest’anno, poi, le partite diventano dure e nervose. All’andata era stata la Lazio ad avere la meglio in una partita facilmente dimenticabile decisa da Felipe Anderson dopo un errore marchiano di Roger Ibañez. Domenica è andata in onda una partita molto simile: partita bloccata con poche emozioni, Lazio in controllo del pallone, ennesimo errore grave di Ibañez in un derby – stavolta espulso nel primo tempo – e vittoria di misura per la squadra di Sarri.

 

Sono tre punti fondamentali per i biancocelesti, che allungano la distanza dai cugini di 5 punti e si accasano al secondo posto con 52 punti (in attesa di sapere cosa succederà alla penalità inflitta alla Juventus). Difficilmente qualcuno a inizio stagione avrebbe pronosticato una Lazio così avanti in classifica a questo punto della stagione, specialmente considerando che ha avuto a disposizione il suo capitano e centravanti di riferimento, Ciro Immobile, per appena 16 partite effettive. Il lavoro di Maurizio Sarri è di alto livello e sta forse passando un po’ sottotraccia a causa di un percorso europeo deludente che ha visto i biancocelesti venire eliminati prima dall’Europa League e poi dalla Conference League, e da alcune prestazioni altalenanti in campionato che li hanno portato a vincere in casa del semi-imbattibile Napoli ma anche di perdere 3-1 in casa contro la Salernitana.

 

Come già successo al Napoli, dove in vetrina c’era il gioco sulla trequarti e la produzione di occasioni da gol ma il vero segreto era la fase difensiva, anche alla Lazio sta succedendo lo stesso. Nella scorsa stagione i biancocelesti hanno subito 58 gol, nettamente la peggior prestazione tra le squadre arrivate in Europa, mentre quest’anno la Lazio ha la seconda miglior difesa dietro al Napoli con soli 19 gol al passivo (a questo punto della stagione l’anno scorso le reti incassate erano già 42). Il dato più impressionante è però quello relativo ai clean sheet, ben 16, un record per i biancocelesti.

 

Il segreto della fase difensiva sta innanzitutto negli acquisti estivi che hanno alzato il livello della retroguardia biancoceleste, nello specifico i due centrali Casale e Romagnoli e il portiere Provedel. Casale dopo una buona stagione a Verona si è riconfermato a livelli più alti e in una squadra con uno stile difensivo ben diverso; Romagnoli dopo tanti anni al Milan da titolare e capitano si è trovato catapultato in un contesto tattico iperaggressivo e orientato sull’uomo che non faceva per lui, ma adesso ha trovato l’ambiente perfetto per le sue caratteristiche in questa Lazio; Provedel, su cui ci soffermeremo più nel dettaglio dopo, è stato convocato in Nazionale da Roberto Mancini.

 

Oltre alla solida campagna acquisti il merito va però spartito con l’allenatore, che è stato abile nel capire che i suoi principi in fase di non possesso basati su una prima pressione ultraoffensiva e sulla riconquista alta del pallone mal si adattavano alle caratteristiche dei propri giocatori. La Lazio nella scorsa stagione era una squadra spugnosa e permeabile che cercava di recuperare il pallone in avanti ma che puntualmente si trovava a correre all’indietro con i reparti lunghi; quest’anno invece i biancocelesti sono consapevoli dei propri limiti e propongono un atteggiamento più reattivo ed efficace. Il dato riportato qua sotto prende in considerazione le partite della Lazio dall’arrivo di Sarri e mostra in verde le pressioni effettuate nella metà campo offensiva, e in viola il PPDA (Passes Per Defensive Action), una metrica che misura l’intensità del pressing; più alto il valore, minore l’intensità. Entrambi i dati sono stati sostanzialmente capovolti, a dimostrazione di una squadra che è passata da uno stile difensivo intenso e aggressivo a uno più cauto e disciplinato.



Per fronteggiare la prima costruzione avversaria la Lazio si schiera con un 4-1-4-1 in blocco medio. Sarri è forse uno dei pochi allenatori rimasti in Italia a non usare riferimenti a uomo e predilige una difesa puramente a zona. La punta rimane in posizione centrale per negare la linea di passaggio verso il vertice basso avversario, la mezzala di parte esce sul difensore centrale in possesso per forzarlo verso il lato del campo dove l’esterno rimane in copertura sul terzino avversario pronto a pressare; il vertice basso rimane in copertura della retroguardia difensiva, che lavora sempre di reparto. L’obiettivo è non permettere la facile riuscita della costruzione, bloccare gli appoggi per forzare l’errore avversario e recuperare il pallone, specialmente sulle catene laterali dove la Lazio alza l’intensità. Se la prima pressione salta la squadra raramente effettua una riaggressione immediata, il primo pensiero è quello di rinculare rapidamente, compresa la linea difensiva che agisce come una singola entità e predilige la copertura (corsa all’indietro) alla marcatura (rottura della linea).



Per capire meglio la differenza nello stile difensivo della Lazio tra la scorsa stagione e quella in corso basta osservare le heatmap delle pressioni. L’anno scorso era comune imbattersi in heatmap in cui le zone colorate di arancione-rosso (quindi quelle con maggiore frequenza e intensità di pressing) erano tante e sparse per il campo sia al centro che sull’esterno a dimostrazione di una pressione più duratura e aggressiva; quest’anno la zone colorate sono quasi sempre sugli esterni, parte del campo prescelta al recupero del pallone.



A questo proposito può essere utile analizzare l’andamento degli Expected Goals a favore e contro della Lazio dall’arrivo di Sarri per valutare se il nuovo approccio in fase di non possesso ha effettivamente avuto un impatto sulle prestazioni offensive e difensive della squadra.



Nella prima parte della scorsa stagione la Lazio produceva tanti xG ma allo stesso tempo ne concedeva troppi agli avversari; in questa stagione sono calati entrambi i dati, probabilmente perché la minore aggressività in fase di non possesso ha migliorato la fase difensiva ma ha anche reso più difficile il recupero palla alto e la creazione di occasioni da gol. Impossibile non notare che nella seconda parte dell’anno scorso, tra febbraio e aprile, la squadra di Sarri aveva già trovato una quadra, segno del fatto che l’efficacia difensiva parte da lontano e non è frutto solo dei nuovi acquisti. Il grafico sugli xG evidenzia una cosa importante: le partite della Lazio sono sempre molto equilibrate per quanto riguarda la creazione di occasioni da gol. Se diamo uno sguardo a un grafico a dispersione che prende in considerazione tutte le squadre di Serie A in questa stagione, notiamo che i biancocelesti sono perfettamente nella media del campionato sia per xG creati che per quelli subiti. Insomma, la squadra di Sarri non produce tantissimo e non concede nemmeno così poco; come si spiega allora l’overperformance sia difensiva che offensiva? Il segreto della prima è Ivan Provedel; il segreto della seconda è la qualità individuale degli attaccanti biancocelesti.



La vicenda di Provedel è particolarmente curiosa: arrivato dallo Spezia per fare da secondo a Luis Maximiano, è entrato al sesto minuto della gara d’esordio contro il Bologna per la comica espulsione del portoghese e da quel momento è diventato un elemento imprescindibile dell’undici titolare. Ovviamente non possiamo sapere che rendimento avrebbe avuto l’ex portiere del Granada, ma Provedel si è rivelato immediatamente uno dei migliori portieri del campionato. Il grafico sui Goals Saved Above Average (cioè la differenza tra post-shot Expected Goals e gol effettivamente subiti) evidenzia come l’ex Spezia, a fronte di tiri di media difficoltà, esegua molte più parate delle aspettative; con un portiere di medio rendimento, la Lazio avrebbe subito quasi sette gol in più.



È impossibile non fare un paragone diretto con i portieri della Lazio nella scorsa stagione, Reina e Strakosha; in particolare lo spagnolo era stato uno dei peggiori interpreti dell’intero campionato. L’albanese, titolare nella seconda parte di stagione, aveva avuto sicuramente un rendimento migliore rispetto a Reina, ma comunque non paragonabile a quello di Provedel. Di fatto la Lazio ha trovato quest’anno la sintesi hegeliana dei due portieri dello scorso anno: Reina dava tantissima qualità in impostazione a fronte di pessime prestazioni tra i pali, Strakosha aveva dato più sicurezze tra i pali ma senza rendersi particolarmente efficace nel gioco con i piedi. Provedel ha preso gli aspetti migliori dei due e li ha messi insieme, per certi versi potenziandoli ulteriormente. Il numero 94 biancoceleste non si sta rivelando soltanto uno strepitoso shot-stopper, ma anche uomo cardine dell’efficace costruzione della squadra, abile sia nel gioco corto che nell’alzare la palla su Milinkovic-Savic quando la pressione avversaria si fa aggressiva.



Per quanto riguarda l’oveperformance offensiva, il primo dato utile è quello relativo agli xG/tiro: la Lazio è dietro solo alla Roma (di poco) per questa metrica, segno del fatto che produce poche occasioni ma di alto valore qualitativo. Il secondo dato utile è invece quello relativo ai Post-Shot Expected Goals. La Lazio in avanti ha tanti giocatori di grande talento e nello specifico grandi tiratori: Zaccagni, Pedro, Luis Alberto, Milinkovic-Savic, tutti giocatori che riescono a tramutare un tiro potenzialmente poco pericoloso in uno difficile da respingere per il portiere avversario, e questo senza contare uno dei migliori finalizzatori del campionato, Immobile, che come detto è stato fuori per parte della stagione. In poche parole, avendo un grande portiere e grandi talenti offensivi alla Lazio non serve dominare la partita: basta una partita equilibrata.

 

Certo, sulla buona classifica della Lazio incide anche l’anno non eccezionale di Milan e Inter, oltre alla già citata penalità inflitta alla Juventus, ma senza il lavoro di Sarri è difficile che avrebbe potuto fare tutti questi punti. Ancora una volta l’allenatore toscano ha dimostrato di non essere rigido come veniva accusato, adattando i propri principi ai giocatori che aveva a disposizione. La sua squadra allo stesso punto del campionato scorso fa più fatica a trovare la rete (54 gol contro 42, ma Immobile aveva realizzato 19 reti a fronte delle 9 di quest’anno), però ha subito ben 23 gol in meno e ha soprattutto 9 punti in più in classifica. Il salto di qualità definitivo passa necessariamente dal raggiungimento di una maggiore continuità di prestazioni e risultati. Questa Lazio non sarà spettacolare, forte e offensiva come il suo Napoli, ma è a tutti gli effetti una squadra sarriana.

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