Autore Topic: Dal perdonismo degasperiano alle Kessler  (Letto 162 volte)

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Offline Panzabianca

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Dal perdonismo degasperiano alle Kessler
« : Lunedì 17 Novembre 2025, 23:27:58 »
*Dal perdonismo degasperiano alle Kessler*
Il sonoro del terrore e la sua sublimazione.


Mi sto preparando la cena ed apprendo una notizia che mi fa malinconia ed apre immancabili profonde riflessioni sul tempo che passa e oltre.
....
Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Italia era un Paese stremato, attraversato da ferite profonde: quelle materiali delle città distrutte e quelle morali, ancora più difficili da rimarginare, lasciate dalla guerra civile strisciante, dall’occupazione tedesca, dai rastrellamenti, dai lutti. In questo clima incandescente, dove il rancore rischiava di trasformarsi in vendetta, Alcide De Gasperi scelse una strada sorprendente per la politica di allora: una linea di riconciliazione, più che di punizione.

Quello che poi sarebbe stato chiamato “perdonismo” non era debolezza, ma un modo per riportare il Paese alla normalità, evitare nuove fratture e inserirlo con dignità nella nascente Europa occidentale. Perdonare significava, in quel momento, soprattutto guardare avanti.

E tuttavia c’era qualcosa che non si poteva cancellare con un decreto, né con una ricostruzione materiale: il ricordo sonoro della guerra.

Per milioni di italiani l’accento tedesco, negli anni Quaranta, era stato la voce stessa della paura. Non un idioma straniero, ma un trauma: gli ordini secchi ai posti di blocco, le urla nelle strade durante i rastrellamenti, quel tono duro che accompagnava minacce, violenze, imposizioni. Un suono, prima ancora che una lingua.

Nel giro di quindici anni però, mentre l’Italia rinasceva, cresceva anche il desiderio collettivo di lasciarsi alle spalle il passato.

Gli scambi internazionali aumentavano, le alleanze politiche cambiavano, la televisione entrava nelle case e i giovani, nati dopo il 1945, non avevano più esperienza diretta dei giorni della paura. È in questo contesto che l’accento tedesco cominciò lentamente a perdere la sua carica minacciosa, diventando quasi neutro. Il “perdonismo” degasperiano non rimase confinato ai palazzi della politica: filtrò nella cultura quotidiana, divenne un clima mentale, un modo più leggero di guardare ai popoli che fino a pochi anni prima erano stati nemici.

E poi, all’inizio degli anni Sessanta, arrivarono le Kessler. Due ragazze tedesche, bionde, eleganti, sorridenti, con un accento ancora chiaramente nordico, anzi, teteschen ma del tutto privo di durezza. E la cosa sorprendente fu che in pochissimo tempo divennero amatissime. Le loro esibizioni televisive offrivano un’immagine della Germania completamente nuova: non più quella della Wehrmacht, del terrore o della disciplina feroce, ma quella di una modernità luminosa, allegra, quasi glamour. La loro presenza in Italia agì come una sorta di sublimazione popolare del lungo cammino della riconciliazione.

Dove la politica aveva avviato il perdono, loro ne mostrarono la conseguenza emotiva: la normalizzazione, la leggerezza, la possibilità di sorridere davanti a un accento che un tempo faceva tremare.
È come se le Kessler avessero incarnato l’Europa dei sogni più che dei trattati: un continente che si scopriva capace di lasciarsi alle spalle l’odio, di trasformare il ricordo in memoria, la diffidenza in curiosità, la paura in fascino.

In loro gli italiani poterono vedere, forse per la prima volta in modo così immediato e quotidiano, una Germania nuova, giovane, disarmata, vicina. E così, quel suono che era stato il rumore della guerra diventò, grazie anche a loro, semplice musica. Un segno che il passato, pur non dimenticato, non faceva più paura.

Auf Wiedersehen, Kessler, è stato bello.


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Re:Dal perdonismo degasperiano alle Kessler
« Risposta #1 : Mercoledì 19 Novembre 2025, 18:46:54 »
Quando giocavo coi soldatini, primi anni '70, ancora si gridava al nemico immaginario strillando "i tedeschi!". Le gemelle hanno senz'altro contribuito a "fare pace" coi crucchi, ma nell'immaginario nazionale lo strato di paura e diffidenza durò a lungo.

Il direttore della RAI del periodo d'oro della televisione pubblica, dal 1961 al 1974, fu Ettore Bernabei. Fanfaniano di ferro, mise in piedi in realtà una televisione pluralista e aperta, certo sempre per i parametri del tempo. Le Kessler, Canzonissima, gli sceneggiati, il maestro Manzi, la seconda rete. Un grande.
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Re:Dal perdonismo degasperiano alle Kessler
« Risposta #2 : Mercoledì 19 Novembre 2025, 20:47:42 »
Penso che l'aver accolto le due stangone in Italia, Studio 1 1961(?)sia stato piu un modo di metabolizzare il concetto una volta per tutte che non sono i popoli a fare le guerre, ma chi il popolo comanda, nella maggior caso persone non elette in modo domocratico.
I popoli odiano le guerre perche per il popolo portano solo morte e regressione sociale.
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Re:Dal perdonismo degasperiano alle Kessler
« Risposta #3 : Giovedì 20 Novembre 2025, 00:22:31 »
Quando giocavo coi soldatini, primi anni '70, ancora si gridava al nemico immaginario strillando "i tedeschi!". Le gemelle hanno senz'altro contribuito a "fare pace" coi crucchi, ma nell'immaginario nazionale lo strato di paura e diffidenza durò a lungo.

Il direttore della RAI del periodo d'oro della televisione pubblica, dal 1961 al 1974, fu Ettore Bernabei. Fanfaniano di ferro, mise in piedi in realtà una televisione pluralista e aperta, certo sempre per i parametri del tempo. Le Kessler, Canzonissima, gli sceneggiati, il maestro Manzi, la seconda rete. Un grande.

Ho chiuso gli occhi e mi sono soffermato unicamente sul sonoro (che per me che non l'ho vissuta è quello del colonnello tedesco ne "i due marescialli" ...), su quell'accento, su quel suono che per un periodo sembrato eterno ha significato occupazione, terrore, ordini, rastrellamenti, rappresaglia, eccidi, insomma, tragedia, mettendolo in relazione con la "visione"  prospettica di un uomo realmente illuminato che ha creduto in un avvenire di riconciliazione.

Io nasco nel '70 eppure, a dimostrazione di quel che dici,  appartengo alla tua stessa generazione ludica: i cattivi dei miei soldatini Atlantic erano e sono ancora i tedeschi; provando, pertanto, a pensarmi italiano degli anni '60, vale a dire a soli 15 anni dalla fine delle ostilità, con quell'accento non avrei accolto a cuor leggero nemmeno ste due bellissime e bravissime stangone.

E invece no, nonostante tutto quell'Italia volle andare avanti, progredire, e nel loro piccolo anche loro, le stangone crucche, contribuirono al disgelo e alla rigenerazione, diciamo così.
Penso che l'aver accolto le due stangone in Italia, Studio 1 1961(?)sia stato piu un modo di metabolizzare il concetto una volta per tutte che non sono i popoli a fare le guerre, ma chi il popolo comanda, nella maggior caso persone non elette in modo domocratico.
I popoli odiano le guerre perche per il popolo portano solo morte e regressione sociale.

È vero ...e meno male.
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Re:Dal perdonismo degasperiano alle Kessler
« Risposta #4 : Giovedì 20 Novembre 2025, 14:10:24 »
Ho chiuso gli occhi e mi sono soffermato unicamente sul sonoro (che per me che non l'ho vissuta è quello del colonnello tedesco ne "i due marescialli" ...), su quell'accento, su quel suono che per un periodo sembrato eterno ha significato occupazione, terrore, ordini, rastrellamenti, rappresaglia, eccidi, insomma, tragedia, mettendolo in relazione con la "visione"  prospettica di un uomo realmente illuminato che ha creduto in un avvenire di riconciliazione.

Io nasco nel '70 eppure, a dimostrazione di quel che dici,  appartengo alla tua stessa generazione ludica: i cattivi dei miei soldatini Atlantic erano e sono ancora i tedeschi; provando, pertanto, a pensarmi italiano degli anni '60, vale a dire a soli 15 anni dalla fine delle ostilità, con quell'accento non avrei accolto a cuor leggero nemmeno ste due bellissime e bravissime stangone.

E invece no, nonostante tutto quell'Italia volle andare avanti, progredire, e nel loro piccolo anche loro, le stangone crucche, contribuirono al disgelo e alla rigenerazione, diciamo così.
È vero ...e meno male.
Comunque a detta di mia madre, classe 1921 quindi diciottina quando Mussolini dichiaro guerra a Francia ed Inghilterra, sono stati peggio gli americani, che poi ce ne fosse stato uno di americano, che i tedeschi per il modo di rapportarsi alla popolazione.
Lei era anche all'assalto al treno alla stazione Ostiense e mi ha sempre detto che i tedeschi ordinarono alla popolazione inferocita di prendere tutti i generi alimentari, ma di non toccare coperte ed altre cose.
Lei ed una delle sorelle, peresero un sacco di farina da 50KG ma quando arrivarono a casa a Garbatella ne era rimasta si e no una decina de chili.
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Re:Dal perdonismo degasperiano alle Kessler
« Risposta #5 : Giovedì 20 Novembre 2025, 15:23:26 »
Quando apparvero le Kessler in tv gli adolescenti di allora, parlo della generazione "vestro", pensarono a tutto meno che alla loro nazionalità.  ;D
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:Dal perdonismo degasperiano alle Kessler
« Risposta #6 : Giovedì 20 Novembre 2025, 17:41:47 »
Quando apparvero le Kessler in tv gli adolescenti di allora, parlo della generazione "vestro", pensarono a tutto meno che alla loro nazionalità.  ;D
Pure questo è vero 😜 crearono una generazione di ciechi.
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